L’uomo, per suoi limiti di comprensione, ha diviso l’indagine sulla realtà in tante diverse discipline, matematica, biologia, letteratura, ingegneria, psicologia, scultura, architettura o medicina, tutte riconducibili però, facilmente, a tre soli ambiti, scienza, arte e filosofia. Ciononostante, anche quest’ultima tripartizione può essere considerata come un’unica attività: la ricerca. Cosa altro è, infatti, la scienza se non ricerca sul mondo materiale, la filosofia se non ricerca sul mondo intellettuale e l’arte se non ricerca sul mondo emozionale? Ora, se gli strumenti con i quali lo scienziato è solito svolgere la sua ricerca sono il microscopio, l’elaboratore elettronico, l’acceleratore di particelle, la bilancia, le provette e via dicendo, e gli strumenti del filosofo sono i documenti del pensiero dei suoi predecessori, il confronto dialettico con i colleghi e l’osservazione del mondo, strumento principale dell’artista è incontestabilmenteil pubblico, giacché è proprio la reazione dell’animo umano che dà la misura degli esiti di una ricerca artistica. A questo punto è da osservare che per le diverse forme di arte ci sono stati momenti storici più o meno felici. Temperie sicuramente favorevole alle arti figurative, ad esempio, fu il Rinascimento italiano. Le possibilità tecnologiche di quel periodo, i valori, la struttura sociale ed altro ancora fecero sì che i potenti, per perpetuare la propria immagine, il proprio prestigio ed il proprio potere, commettessero a pittori, scultori ed altri vari artisti, il proprio ritratto o opere di grande magnificenza. Ma se è vero che gli artisti in quel periodo trovavano buone opportunità di lavoro, è altrettanto vero che la loro libertà di espressione veniva in qualche modo limitata, dovendo essere le opere o di massima verosimiglianza o sontuosamente enfatizzanti. Con gli sconvolgimenti sociali, i cambiamenti dei valori epocali e con le innovazioni tecnologiche cheseguirono nei secoli, questi artisti persero l’aristocrazia committente e con essa tante opportunità di lavoro, in compenso però ebbero molta più libertà di espressione e potettero ritrarre non più necessariamente un mondo oggettivamente visibile, ma più soggettivamente percepito, in ben maggiore libertà di scelte dei temi. L’invenzione della macchina fotografica, della riproduzione seriale e delle più moderne tecniche informatiche, acuirà ancor più questa situazione ed oggi un pittore o uno scultore ha una libertà tecnica, di ispirazione e di espressione come forse non ha mai avuto, ma ben maggior penuria di opportunità lavorative artisticamente intese. Questo, per le arti figurative, questo anche per la musica, che da encomiastica, di intrattenimento per quanto fine, o di adorazione sacra e sudditanza al potere, oggi è massimamente libera nell’ispirazione e nella tecnica. Ma le opportunità di espressione? Almeno nel nostro Paese? Ahimè, compositori, direttori di coro e diorchestra e strumentisti, oggi, come pittori e scultori, terminati gli studi presso accademie, licei artistici e conservatori e, purtroppo è da notare bene, senza un concreto apprendistato come avveniva nelle botteghe degli artisti rinascimentali, si ritrovano abbandonati a se stessi. Grandi istituzioni musicali certo in Italia non mancano, e sono prestigiose, però, proprio in virtù del loro chiaro prestigio, invitano quasi esclusivamente interpreti massimi e ad eseguire pagine di acclarata qualità. Ma per tutti gli altri musicisti? E perché il pubblico possa avvicinarsi alla grande musica o piacevolmente fruirne senza dover aspettare l’evento, la serata importante e costosa, cosa esiste? Purtroppo pare proprio non esserci una ascesa graduale per la carriera del musicista in Italia. O si parte ben guidati, marciando sui canali predefiniti e predestinati dei massimi livelli, o si langue in indigenza di opportunità. Gli enti pubblici promuovono iniziative che parrebbero piùaperte a tutti, ma sono poche, di faticosa partecipazione, tra prassi burocratiche, parsimonia di finanziamenti ed assenza, nel corso della manifestazione poi realizzata, di opportuni osservatori a valutare gli artisti che si esibiscono. Così, se paradossale è apparso che all’aumentare della richiesta d’arte diminuisse la libertà dell’artista e viceversa, oggi in questa Italia per questi versi decisamente provinciale, si ingenera un’altra realtà altrettanto paradossale, e cioè che chi è vicino con insistenza all’autorità preposta potrà avere opportunità di espressione artistica ma avrà avuto certo meno agio di progredire artisticamente, chi sta a casa ad esercitarsi ed evolvere nella sua arte avrà, povero lui, ben poche speranze di ricevere mai opportunità per esprimerla. Lodi, allora, vadano ai tanti gruppi corali, strumentali, addirittura intere orchestre, formate da musicisti che si uniscono con sacrifici per svolgere prove, industriarsi per avere, o addirittura inventare,faticosamente opportunità, così lontane da riconoscimenti economici, dimostrando un amore per il far musica ammirevole se non anche commovente. Sono tanti, molto di più di quanto si possa immaginare, ed alcune di queste formazioni musicali anche di insospettabile longevità e bei meriti artistici. Che queste righe sappiano allora aggiungere il loro piccolo contributo all’esemplare impegno di questi preziosi, umili e sconosciuti volontari della musica a cui, ci si augura, l’Italia artistica, quella dell’invidiabile gloria musicale passata, possa riconoscere al più presto il suo, ogni giorno più atteso, rilancio.
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