Monti e l’ombra del Caimano
 











L’ombra minacciosa del Caimano si staglia sulla manovra del governo Monti. Si discetta di continuità e discontinuità tra l’ex governo e il nuovo. Per quanto riguarda la forma, lo stile, la distanza, anche se ridotta dall’inutile ed evitabile performance montiana nel telesalotto di Vespa, rimane abissale. Eravamo preda di nugoli di neri e avidi avvoltoi, che stavano sbrindellando la carne viva del nostro malcapitato paese; riscopriamo ora il bene comune, riassaporiamo democrazia, bon ton e civiltà.
A parte il colonnello Gheddafi, finito tragicamente, e lo zar Putin, che ormai scricchiola di fronte agli indignati di Mosca, eravamo diventati lo zimbello dei governi e degli organi di stampa di mezzo mondo. Abbiamo riacquistato rispetto e onorabilità. In Europa e altrove, liberi dall’indecente bunga bunga di regime, non ci vergogniamo più di dirci italiani. Questo è un governo di destra, sì, non facciamoci illusioni, ma di una destra pulita, moderata,competente ed europea. In quanto tale, perché non tenersi lontano dalla vecchia “destra storica” ottocentesca, che impose l’odiosa antipopolare “tassa sul macinato”? Qualcosa di analogo sono le misure indiscriminate e pseudo-ugualitarie sulle pensioni, l’Iva, le accise sui carburanti e la prima casa.
Ma Berlusconi, guai a darlo per morto, politicamente! Come Sartana, colpisce ancora. Non cessa di pensare ad un ritorno a Palazzo Chigi. E forse vive ancora il (nel) sogno, per la maggioranza degli italiani un incubo, della sua incoronazione al Quirinale. L’Italia non è ancora fuori dalla presa degli artigli del Caimano. Tutt’altro!
Perché B. è sceso in politica? Domanda retorica, tanto nota è la risposta, dopo il ventennio berlusconiano: per proteggere le proprie aziende e se stesso dai processi, come il fido Confalonieri confidò alla stampa. E perché non ha mai mollato? Perché si è dimesso da premier, ma resta in politica, con la convinzione che l’imminente campagna elettorale èstata rinviata solo di qualche mese, e perciò pronto a sferrare il colpo di scure su Monti? Domande altrettanto retoriche.
Il signore di Arcore conosce un solo comandamento: quello degli interessi e dei profitti di Mediaset/Fininvest, la sua holding di famiglia. Ecco il suo dio, al di fuori del quale non ha altro dio. Anzi altro idolo. Al suo culto vorrebbe sottomettere l’Italia intera. Compreso il governo Monti. Il decreto «Salva Italia» dovrebbe essere uguale a – o poco più di – un decreto «Salva Berlusconi». A questo mirano le trattative governative del Pdl di Alfano, già passato alla storia, si direbbe, come l’Al-fante del Cavaliere. Il quale, coadiuvato dai suoi più fidi servitori, è il vero manovratore. Colui che vorrebbe imporre l’agenda di governo, incrociando nulla osta, veti, minacce e ricatti. Monti come l’uomo, il supplente pro tempore di B.? Questa la strategia di potere caimani(a)ca.
Vediamone alcuni elementi.
Innanzitutto, il tentativo di sminuire la staturapolitica del governo, guidato da un Preside, e composto da Professori (Giulian Ferraglia docet), o da banchieri manipolati da poteri occulti. E di sminuire inoltre la gravità drammatica del sistema Italia. In relazione al quale B., dopo aver per tre anni negato la crisi, non essendo capace di risolverla, fa sapere da Marsiglia che «l’Italia è uno Stato indebitato ma di cittadini benestanti». E magari anche con elicotteri privati e ville caraibiche! Cinismo, disprezzo della povera gente, incompetenza e arroganza dell’ex premier sono senza limiti!
E poi, in varia combinazione, i paletti sui confini imposti al governo Monti, i vari “No”, tra cui quelli alla patrimoniale, alla tassazione sui beni della Chiesa, all’asta sulle frequenze digitali. Non gli interessi dei ceti popolari B. vuole difendere, se non per strumentali ragioni elettorali, bensì quelli delle grandi proprietà e ricchezze, comprese le sue, della cricca e della Chiesa (ma Bagnasco lo ha spiazzato).
Per liberarsidall’ombra del Caimano, e coniugare rigore ed equità, Monti potrebbe (o avrebbe potuto) colpire soprattutto i grandi redditi. O almeno dare forti segnali in questa direzione. È possibile finalmente in Italia una destra capace di combattere caste, privilegi e corruzione, e di non essere ferocemente antipopolare? Michele Martelli









   
 



 
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