L’8a MINISTERIALE WTO A GINEVRA. SU DOHA NULLA DI FATTO
 











Nulla di fatto sulla chiusura del Doha Round, il ciclo negoziale della Wto lanciato 10 anni fa in Qatar e finalizzato ad una progressiva liberalizzazione dei mercati globali, dietro alla retorica dello "sviluppo" che, come denunciato anche dai Governi di alcuni Paesi emergenti e del Sud del mondo, non è mai diventato il vero centro del Round negoziale. Una ministeriale che è stata caratterizzata dall’entrata di alcuni Paesi, tra cui la Russia, nella grande famiglia della Wto, ma anche da un nuovo approccio che, per superare il riconosciuto fallimento dell’Agenda di Doha, vede "coalizioni dei volenterosi" limitate a pochi Paesi trovare accordi su specifici settori, com’è accaduto sul tema degli appalti pubblici tra Usa, Unione europea ed altri 22 Paesi. Un plurilateralismo che dimostra l’inadeguatezza della Wto di tenere assieme molti temi su un’! agenda così ampia. Così si conferma l’incapacità dei Governi del G20 a costruire una reale governanceglobale aldilà dei roboanti impegni assunti nel recente vertice di Cannes.
Un approccio, quello della Wto, ideologico e senza una vera e propria valutazione d’impatto della propria agenda.
"La liberalizzazione dei mercati e la loro progressiva deregolementazione", dichiara Leopoldo Tartaglia, responsabile dipartimento politiche globali della CGIL "stanno alla base della crescita delle disuguaglianze e della crisi economica che stiamo vivendo. Evitare ogni analisi di impatto di queste politiche mostra un atteggiamento che sconfina nell’ideologico, perchè non ne considera le conseguenze sulla vita delle persone e sugli ecosistemi, negando proprio quello sviluppo sostenibile che si afferma di voler perseguire".
Nonostante le difficoltà, l’agenda liberalizzatrice procede, facendo apparire all’orizzonte anche dei nuovi temi (New issues) come la sovranità alimentare e la lotta al cambiamento climatico, che hanno portato ad una dura contrapposizione tra il rapporteur Onu De Schuttered il direttore Wto Pascal Lamy sulla legittimità o meno della Wto di toccare tali temi.
"I New Issues sono un aspetto molto delicato" dichiara Monica Di Sisto, vicepresidente di Fair presente a Ginevra come organizzazione accreditata e parte della rete internazionale OWINFS, "perchè rischiano di mettere sotto un’ottica economicista e liberista questioni che attengono ai diritti dell’uomo e del pianeta che proprio per questo devono essere esclusi dai negoziati".
Per CGIL e Fair c’è il rischio che la Wto voglia mettere le mani su aspetti come la sovranità alimentare, la lotta al cambiamento climatico ed i diritti ad un lavoro dignitoso che sono argomenti che dovrebbero essere affrontati in sedi più appropriate, come la Fao per la questione della sovranità alimentare, l’UNFCCC sul cambiamento climatico e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, per l’occupazione ed il lavoro dignitoso e, nonostante alcune affermazioni contenute nella dichiarazione finale, ha dimostrato ancorauna volta di non voler affrontare coerentemente i problemi posti dai Paesi del Sud del mondo, a  cominciare dalla questione del cotone. Monica Di Sisto 









   
 



 
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