Cambiare il sistema è indispensabile
 











Ida Magli

I banchieri, insieme ai loro più fedeli complici, i politici e i giornalisti, non vogliono piegarsi davanti alla realtà. La realtà grida ormai da molto tempo che la globalizzazione della vita economica, dei mercati, delle finanze, delle scelte politiche (per non parlare della globalizzazione dei popoli e delle culture) è sbagliata. Tanto sbagliata che, laddove è stata assunta nella forma più assoluta, come in Europa, ha già portato a gravissime crisi. Quando l’idea (o l’ideologia) resiste di fronte ai fatti che la smentiscono e alla ragione che ne dimostra gli errori, questa resistenza si chiama nei termini tecnici psichiatrici “delirio”. Siamo, dunque, di fronte a una patologia grave dei nostri governanti, i quali non ci permettono neanche di dirlo: non passa nulla, né nei giornali né nei programmi televisivi della Rai o di Mediaset, di ciò che gran parte dei cittadini pensa (e che tutti penserebbero se fossero informati rettamente) dell’euro,dell’Unione europea, dei banchieri, che hanno fatto del gioco della Borsa il loro Dio ma ai quali i nostri politici si sottomettono. Adesso però non si può più sopportare questa mancanza d’informazione e di discussione perché per salvarci bisogna cambiare totalmente il sistema economico che è stato imposto in Europa con il Trattato di Maastricht.
Prima di tutto bisogna abbandonare l’euro perché “una moneta uguale per economie diverse è follia”, come scriveva pochi giorni fa l’economista del “Giornale”, Nicola Porro. Soltanto che, in base all’idea delirante di cui parlavo, in quello stesso articolo Porro ritiene logico non soltanto rimanere nella “follia della moneta unica”, ma anzi rafforzarla ubbidendo ai dettami della Banca centrale europea e dei banchieri che la guidano. Obbedire ai banchieri? Ma non sono stati loro, economisti e banchieri, a progettare e a imporre il macroscopico errore del mercato unico e della moneta unica europea? Sì, sono stati loro e in primis per l’ItaliaProdi e Ciampi, che hanno svenduto le maggiori proprietà dello Stato e inflitto agli Italiani addirittura una tassa supplementare per “farci entrare in Europa”. Certamente Porro lo sa, ma è qui che brilla la logica: più hanno dimostrato di aver sbagliato fin dall’inizio e di continuare a sbagliare, e più dobbiamo obbedire, svenandoci ancora, vendendo quel poco che ancora l’Italia possiede, gettando nella fornace del loro gioco a perdere, pensioni, risparmi e chissà, magari anche il Colosseo in analogia del Partenone chiesto come cauzione alla Grecia.
Dunque, a sentire quali progetti stanno facendo contro di noi i politici, bisogna obbedire all’Europa, farci guidare dall’Europa. La quale Europa naturalmente non è un’astrazione, tanto meno un’idea: è la signora Merkel, è il signor Sarkozy, è il signor Trichet e pochi altri. Il signor Jean-Claude Trichet, cittadino francese imposto dalla Francia nella battaglia con la Germania per la presidenza della Banca centrale europea, è unbanchiere dal passato burrascoso, gravemente macchiato da due macroscopiche “disavventure” (certamente molto più gravi per noi che economicamente ne dipendiamo che non quelle sessuali del signor Strauss-Khan che pure ha dovuto rinunziare al suo posto di presidente del Fondo monetario internazionale): l’accusa di aver elargito con disinvolta spensieratezza alla mafia piuttosto che alle popolazioni, l’immensa somma assegnata alla Russia dal Fondo monetario internazionale per aiutarne la ricostruzione dopo la caduta del Muro; e l’essere stato a lungo sotto processo, uscendone per il rotto della cuffia, per il clamoroso fallimento del Crédit Lyonnais. Anche non volendo dubitare dell’onestà del signor Trichet, rimane il fatto che di tutto ha dato prova, lungo la sua disastrata carriera di banchiere, salvo che di abilità e di saggezza, disperdendo in malo modo i nostri soldi (non dimentichiamoci mai che i soldi sono sempre i nostri). Perché mai dovremmo affidarci alle sue ricette e a quelledei suoi più cari amici e colleghi, i Bini Smaghi, i Monti, i Draghi?
Gli indici di Borsa vanno a picco, gli investitori non si fidano dell’Europa, delle varie soluzioni che i banchieri propongono per i suoi debiti, ma perché dovrebbero? Non soltanto siamo governati da cattivi economisti e da cattivi banchieri, ma è ormai evidente a tutti che l’Unione europea esiste solo sulla carta e che di conseguenza non si può fidarsi della parola di nessuno per quanto riguarda gli impegni sui debiti degli Stati. E’ sufficiente un solo esempio: il giorno in cui Sarkozy ha attaccato la Libia, ha dimostrato a tutto il mondo, non soltanto che l’Ue non esiste, ma che il Presidente di uno degli Stati più importanti è il primo a non credere nell’Unione e a non mantenere la parola data. Sarkozy non ha forse firmato il Trattato di Lisbona, quel Trattato costitutivo dell’ Unione che impegna ognuno degli Stati membri a salvaguardare la pace e a non prendere nessuna iniziativa che possa danneggiare glialtri? Eppure nessuno degli Stati membri ha protestato. Ognuno si è comportato a modo proprio: la Germania si è dichiarata “neutrale”, il governo italiano ha fatto come al solito la scelta più dannosa per l’Italia unendosi alla guerra, e in pratica il Trattato di Lisbona è stato dichiarato nullo. Pertanto l’Unione non esiste e i suoi governanti hanno dato abbondanti prove di non meritare alcuna fiducia. Ma queste prove non le hanno date soltanto agli investitori: le hanno date a noi, che abbiamo già pagato caro il passaggio all’euro e che adesso dobbiamo pagare i loro errori. Una cosa, però, non è più proponibile: farci credere ancora all’Europa e chiederci di obbedirle.
I politici perciò si debbono convincere che bisogna cambiare tutto il sistema, abbandonando l’euro e la Bce. Farsi governare dai banchieri è stato letale per l’Europa in quanto il primato della libertà del mercato è il peggior dogma che sia mai stato stabilito. Il mercato non è un Dio: gli uomini non possonoinginocchiarsi al suo servizio. E’ indispensabile ripristinare confini, controlli, dazi sulle merci, riconoscendo finalmente che è assurdo, stupido, antigienico e antieconomico far viaggiare ortaggi e frutta, pollame e latticini per tutto il mondo. L’Italia non è la Siberia: la nostra più grande ricchezza è il sole e la terra, cantata fin dall’antichità dai poeti per la bellezza dei suoi frutti. Chi se non un folle e un sadico, può aver deciso che bisognava distruggerla? Altrettanto folle e stupido è il dogma del “consumare sempre per produrre sempre per consumare sempre”. Basta: si può e si deve risparmiare, non sulle spalle dei cittadini, dei lavoratori, ma riappropriandosi delle norme della ragione, della logica. L’ideologia mercatistica globale sulla quale i banchieri hanno voluto che fosse costruita l’Europa, è fuori dalla logica e dalla ragione e giustamente è fallita. I politici guardino in faccia questa realtà e dicano di no all’Europa. Ida Magli









   
 



 
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