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La ministra Livia Turco, così come i carabinieri dei Nas, non hanno perso tempo. Presto «sarà avviata un'indagine nazionale, in collaborazione con le Regioni, sull'igiene negli ospedali. Da confrontare con l'ultima che è stata promossa nel nostro paese e che risale al 1998». La titolare del dicastero della Sanità lo ha annunciato ieri mattina subito dopo la riunione con il Presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo, e l'assessore alla Sanità, Augusto Battaglia. L'incontro era stato fissato già da tempo, ma nelle edicole da qualche ora era in vendita il numero dell'Espresso contenente il reportage di Fabrizio Gatti, «lavoratore clandestino» per un mese al Policlinico Umberto I di Roma. Nelle stesse ore i Nas stavano perquisendo i reparti Pediatria e Malattie infettive dell'Umberto I. Un'ispezione partita su segnalazione della magistratura e dalla quale però, stando alle parole del direttore generale del nosocomio Ubaldo Montaguti, «nonemergono i termini per imputare alcuna responsabilità alla direzione e ai direttori di dipartimento». «Ma se dovesse arrivare un'informazione di garanzia - ha aggiunto subito dopo Montaguti - sarò io stesso a proporre la chiusura dell'ospedale». Anche Marrazzo, il governatore del Lazio, prevedendo l'inevitabile bufera che sarebbe seguita, ha ricevuto ieri Montaguti e il prorettore vicario dell'Università La Sapienza, Luigi Frati, ribadendo «la comune volontà di accelerare il processo di ristrutturazione» dell'antica struttura, di proprietà del Demanio e in parte sotto tutela dei Beni culturali. «Ribadiamo un basta netto e forte alla malasanità. Saremo intransigenti anche perché in Italia c'è tanta buona sanità che vogliamo valorizzare», ha affermato seccamente Livia Turco, preoccupata in modo particolare dalla «problematica delle infezioni contratte dai pazienti durante il ricovero in ospedale», sollevata da Gatti e da una concomitante inchiesta del quotidiano La Repubblica, e chepiù spaventa l'opinione pubblica. La ministra ha assicurato in una nota ufficiale che «il numero di infezioni ospedaliere in Italia è da anni sotto controllo e appare in linea con i dati registrati negli altri Paesi europei». Per tenerle sotto controllo il ministero della Salute ha varato lo scorso 10 ottobre il «Progetto nazionale per le cure sicure», attivo in 14 regioni. «Benvenuto l'articolo di Gatti», è la risposta pacata del direttore del Policlinico universitario, Ubaldo Montaguti, che premette: «Non abbiamo alcuna intenzione di replicare al servizio, che è autoesplicativo e al di là di ogni ragionevole dubbio. Ci assumiamo tutte le responsabilità e non intendiamo difendere d'ufficio l'ospedale». Ma, spiega, travestirsi da operatore non era necessario perché «non abbiamo nulla da nascondere». Anzi, da quando un anno e mezzo fa Montaguti si è insediato «abbiamo aumentato - dice - in modo evidente il grado di trasparenza della nostra struttura». «Un anno fa, quando abbiamopresentato il progetto di ristrutturazione dell'ospedale, sono stato il primo a denunciare una condizione di degrado inaccettabile, risultato di oltre 30 anni di abbandono. Ho fatto vedere io stesso al sindaco Walter Veltroni e al governatore Marrazzo una parete da cui colano le feci dei bagni sovrastanti». Una struttura, quella del Policlinico, talmente vecchia, mastodontica (270 mila mq) e «con un tessuto connettivo inadeguato (2.700 metri di tunnel che collegano i vari padiglioni) da risultare difficile da controllare totalmente. «Soprattutto se è di proprietà del Demanio e noi non possiamo intervenire senza il loro permesso». Sporcizia, materiale abbandonato e gente che fuma violando le leggi, dunque, sono spesso inevitabili. Tanto più che se i 115 milioni di euro stanziati dal Parlamento nel 2001 per ristrutturare l'edilizia ospedaliera sono ancora bloccati da qualche parte. Cosa fare allora? «Il mio orizzonte temporale è di 10 anni - spiega Montaguti - ma occorre interveniresubito». Ci sono, ammette, dei comportamenti scorretti da parte di alcuni medici e sanitari. «Ma il contagio delle infezioni avviene attraverso il contatto diretto tra persone e più gente c'è più è difficile tenere sotto controllo le infezioni. Ma abbiamo talmente ridotto il tasso delle infezioni che le nostre sale operatorie hanno uno standard superiore a quelle americane». Sul problema dell'igiene - continua il direttore - abbiamo avviato in tempi non sospetti un'inchiesta capillare e dato il compito alle caposala di controllare i servizi di pulizia e lavanderia. Nei prossimi giorni sentiremo il responsabile della Pultra, l'impresa di pulizia». Sul fumo, dice Montaguti, «l'unico modo per affrontare il problema è costruire delle sale per fumatori, come in tutti gli ospedali civili del mondo». «La nostra politica non è reprimere ma coinvolgere tutti nelle scelte di governo del Policlinico. Il potere decisionale non può contrapporsi - risponde Montaguti a chi accusa i "baroniuniversitari" di essere corresponsabili del degrado - a quello accademico». Su un punto il direttore smentisce decisamente l'articolo di Gatti: «Non è vero che dietro porte aperte e armadietti incustoditi ci sono materiali radioattivi o contagiosi. Sono rimasti, questo sì erroneamente, solo i vecchi cartelli di avviso ma i materiali sono stati spostati». A confermarlo è Miriam Lichtner, medico contrattista che lavora da vari anni al reparto di Malattie infettive dell'Umberto I. «Il reportage dell'Espresso è vergognoso e irrispettoso per chi lavora tra mille difficoltà quotidiane e strutturali. Ora si accorgono dei sotterranei del Policlinico che tutti conoscono. E nonostante tutto la professionalità di chi ci lavora è riconosciuta a livello europeo: siamo stati i primi a lavorare sull'Aids e con gli immigrati. Dentro quei frigoriferi ci sono solo sieri che vengono testati per le analisi di routine, come in ogni laboratorio. Ma è Gatti che si è introdotto illegalmente dove èproibito l'ingresso agli estranei. Sono ben altre le prove di malasanità».da Il Manifesto
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