La vera storia di Angelino Alfano, lo “yes-man” del Cavaliere
 











Ministro Alfano

“Presidente, questa mattina mio papà mi ha portato il fac-simile, il santino della prima campagna elettorale, quella al consiglio provinciale di Agrigento del 1994. Era la primavera bellissima del 1994 ed io ero un ragazzo di 23 anni che aveva appena finito gli studi a Milano, che si era ritrasferito, per amore di quella terra, in Sicilia. Vidi in televisione un imprenditore che aveva passione per la libertà, che aveva il sole in tasca, che aveva tanta voglia di cambiare il Paese. Sentii una musica straordinaria, un jingle straordinario, che emozionò milioni di italiani e, vedendo quell’uomo, sentendo quella musica, sentendo quel programma, decisi di aderire a Forza Italia”. Angelino Alfano dixit. E’ l’incipit del suo discorso tenuto lo scorso 5 luglio all’assemblea nazionale del Pdl, poco dopo esser nominato segretario del partito. Il suo innamoramento per il presidente-leader è palese, sfacciato. Viene forse “unto dal Signore”. E dal 1994 – dalmomento dell’iscrizione al partito – è diventato uno “yes-man” e un fedelissimo del Cavaliere. Appena quarantenne è a capo del Pdl, incoronato direttamente da Berlusconi.
Ma qual è la storia di Angelino Alfano? Ad esaminarla ci hanno pensato Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, due inviati di Repubblica, che per Editori Internazionali Riuniti hanno scritto “Alfano, biografia non autorizzata”. Un testo che ha il merito di svelare i retroscena e i perchè della repentina ascesa – fino a segretario del Pdl e forse prossimo leader del centrodestra – dell’uomo di Agrigento. Da lì infatti viene Angelino Alfano. Dalla terra dei Mannino e dei Cuffaro, dei baci e feudi mafiosi. Lui stesso proviene da una famiglia democristiana (il padre è uno dei notabili di zona della Dc) e inizia a militare – giovanissimo – nella fila dello scudocrociato.
Tangentopoli e Mani Pulite mettono a soqquadro il sistema politico italiano tanto che Alfano – dopo un soggiorno a Milano per motivi di studio – dal1994 si iscrive a Forza Italia, illuminato dalla discesa in campo di Berlusconi. Con gli anni fa carriera, diventa consigliere regionale. La sanità ad Agrigento – come riporta il libro – è sotto la sua gestione. Politiche clientelari e rapporti con i mafiosi “macchiano” la repentina carriera di Alfano: il 4 febbraio 2002 Repubblica – lo scoop è proprio di Francesco Viviano – svela un video “scomodo”. Alfano presente nell’estate 1996 al matrimonio della figlia di un noto mafioso, boss di Palma Montechiaro. L’istantanea è nitida, non lascia fraintendimenti: Angelino bacia e abbraccia Croce Napoli. Lo stesso Alfano dopo le primissime smentite, ha ammesso: “Adesso ricordo, adesso che ho appreso altri particolari su quel matrimonio, ricordo di esserci stato, ma su invito dello sposo e non della sposa”. Anche lo storico Dc Calogero Mannino partecipò alla cerimonia nuziale del rampollo dei Caruana-Cuntrera (famiglia mafiosa) e poi si difese dicendo che era stato invitato dalla sposa. Lastoria si ripete.
Intanto nel 2001 Alfano approda in Parlamento. Negli anni diventa sempre più delfino del Cavaliere: nell’ultimo governo gli viene proposto il delicato incarico di Guardasigilli. Berlusconi alla Giustizia vuole un uomo fidato, il timore di finire in cella lo assilla. E così il ricordo di Alfano a Via Arenula è legato alle leggi ad personam, alla guerra alla magistratura, al lodo per congelare i processi di B. e alla legge bavaglio sulle intercettazioni. Senza dimenticare la cena con i giudici della Corte Costituziale (Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano) – presente ovviamente anche B. – pochi giorni prima della sentenza (poi sfavorevole) sullo “scudo” per le più alte cariche dello Stato. Da Guardasigilli il salto a segretario del Pdl, il cui destino è ora imprevedibile. Il governo Monti infatti potrebbe sparigliare la carte in tavola e nel partito si susseguono guerre intestine tra le varie fazioni. Il futuro del Pdl è un’incognita. E il destino di Alfano èappeso alle decisioni di altri, nello specifico di Silvio Berlusconi, ancora l’unico vero leader del Pdl (il suo partito-azienda).
Alfano, dal canto suo, fa di tutto per compiacerlo: “Dicono che Berlusconi è lì da troppo tempo, loro ci sono già da prima. Molti di loro stavano dalla parte sbagliata del Muro di Berlino, poi quando è caduto hanno cambiato più volte il nome del partito ma loro sono rimasti sempre gli stessi. Mi accusano che, nonostante, la mia giovane età, parlo ancora di comunisti. Sono loro che non se ne vanno. E comunque non accettiamo lezioni da loro. Si rassegnino, noi ci siamo e ci siamo per vincere”. Frasi degne del miglior Cavaliere.Giacomo Russo Spena










   
 



 
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