Giornalismo, è crisi nera
 











"Siamo davanti alla peggiore crisi del giornalismo del dopoguerra". Lo ha detto il presidente nazionale dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, Andrea Camporese, oggi a Reggio Calabria. Nel fare il bilancio degli ultimi quatto anni di attività dell’istituto, Camporese ha affermato che i giornalisti italiani soffrono le difficoltà in cui versa il paese, soprattutto i più giovani.
"In questi ultimi 10 anni abbiamo registrato un declino costante dell’occupazione stabile dei giornalisti. Una crisi in parte compensata dall’avvento dell’emittenza privata - ha spiegato Camporese - televisiva e radiofonica e dalla costituzione di numerosi uffici stampa pubblici e privati. Oggi questa compensazione è finita. L’Inpgi è oggi l’unico istituto che nel panorama previdenziale ingloba le competenze dell’Inps e dell’Inail con una articolazione che non ha eguali in altre realtà". Per Camporese "la crisi non è finita. Ci troviamo difronte ad un nuovo ciclo di crisi che interessa soprattutto la carta stampata. Effetto - ha spiegato - di una crisi economica che ha ridotto gli introiti pubblicitari, e della moltiplicazione di informazione telematica e avvento del digitale che moltiplicando le testate ha notevolmente frammentato la raccolta pubblicitaria".
Dopo ’Liberazione’, ’Terra’, e tante altre testate è la volta del ’Manifesto’ per ora resterà in edicola, ma il ministero per lo Sviluppo economico ha avviato la procedura di liquidazione coatta della cooperativa editrice del giornale. A renderlo noto è il collettivo del quotidiano che annuncia che sarà lanciata una campagna straordinaria di sostegno.
“E’ il momento più difficile della storia quarantennale de Il Manifesto“, scrive in una nota il collettivo che spiega come “questa procedura particolare, alternativa alla liquidazione volontaria, cautela la cooperativa da eventuali rischi di fallimento. La decisione di non opporsi alla procedura indicata dalministero si è resa inevitabile dopo la riduzione drastica e retroattiva dei contributi pubblici per l’editoria non profit. Nonostante le promesse di intervento fatte dal presidente del consiglio Mario Monti e l’esplicita richiesta in tal senso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a oggi nessuna soluzione è stata trovata”.
Fondato nel 1969 il quotidiano ha già vissuto una forte crisi economica verso la prima metà del 2006, superata attraverso una campagna di sostegno rivolta ai suoi lettori lanciata attraverso il suo sito e con la richiesta di pagare 5 euro l’edizione del giovedì. L’iniziativa aveva consentito di raccogliere oltre un milione e mezzo di euro salvando dal fallimento la cooperativa. Oggi il collettivo annuncia una nuova campagna di sostegno al giornale.

 









   
 



 
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