Ottomila pazienti erano morti ma l’Asl Bari pagava i medici
 











Sono 150mila euro al mese. E non si sa né da quanto tempo vada avanti e né che buco abbia effettivamente creato nelle casse della sanità pugliese. La Guardia di Finanza e la Corte dei conti stanno indagando su una grande truffa ai danni della Asl di Bari. Secondo quanto accertato, 910 medici di base avrebbero intascato illecitamente per alcuni mesi i soldi loro dovuti per alcuni pazienti della mutua. Il problema è che quei pazienti erano morti. In molti casi erano stati gli stessi medici a certificare il decesso ma nessuno aveva provveduto a depennarli dalle liste e quindi era scattato il pagamento automatico da parte della Asl. Il caso è stato intercettato dalla Guardia di Finanza e dalla Corte dei Conti nell’ambito di un controllo a campione. E così è cominciata un’attività di monitoraggio a campione che ancora continua. Nel frattempo hanno chiesto aiuto alla Asl di Bari e hanno accertato per tre mesi (novembre, dicembre e marzo del 2011) un bucodi circa 437mila euro, poco meno di 150mila al mese per un totale di ottomila pazienti defunti e mai registrati.
Il caso è stato immediatamente messo all’attenzione degli stessi medici di base che si sono difesi sostenendo che non tocca a loro (ma alla Svimservice) la cancellazione dei pazienti morti da quell’elenco e invocando la buona fede. "Non possiamo controllare ogni mese" hanno spiegato. Chiaramente si sono impegnati a restituire alla Asl le somme non dovute che vengono ora trattenute direttamente dallo stipendio. Per il momento quindi non è
scattata la denuncia penale (tra i coinvolti ci sono tutti i big della medicina di base barese) ma questo non significa che l’indagine sia terminata. Al contrario gli investigatori stanno cercando di accertare se ci sia stato un comportamento doloso da parte di alcuni medici ma soprattutto si sta accertando nel corso degli anni quale sia la somma esatta illecitamente percepita dai medici di base con lo stesso meccanismo.
I 437milaeuro individuati fanno riferimento a controlli per appena tre mesi, ma il sistema è verosimile pensare vada avanti da molto più tempo. Da un lato ci sono gli inquirenti. Dall’altro si è azionato un sistema di controllo interno alla Asl che ha creato una sorta di task force per recuperare il denaro versato e non dovuto: sono state inviate lettere informative a ogni medico con l’importo da recuperare e i nomi degli assistiti morti o trasferiti.
La situazione dell’Asl di Bari non è l’unica di questo tipo in Puglia. A Lecce un anno la Finanza era riuscita a recuperare circa 400mila euro per "colpevole omessa cancellazione dagli archivi del servizio sanitario nazionale di 1.674 assistiti, deceduti da diversi anni". Diversi i casi limite rilevati nelle indagine: c’era la storia di un paziente deceduto nel 1975 e per il quale l’Asl continuava a pagare. O ancora, quelli di altre persone venute a mancare nel 1980 e registrate nella lista dei decessi solo nel 2001.
Il problema dei fintipazienti è uno dei punti sui quali il servizio sanitario regionale sta cercando di recuperare denaro. L’altro  -  questo invece oggetto di una lunga indagine dei carabinieri del Nas  -  riguarda le forniture di gas medicali (spesso prescritti anche in questo caso a pazienti deceduti) e più in generale un sistema di truffe su gare e appalti sempre sulle spalle dei contribuenti: a breve potrebbero esserci grandi sviluppi. Giuliano Foschini-repubblica.it
Malati curati su materassi in terra e massaggi cardiaci sul pavimento, con stanze sovraffollate di pazienti in barella. Alcune foto choc scattate al Pronto Soccorso del San Camillo di Roma mostrano degrado e difficoltà nel Dea dell’ospedale. E il Pd, che denuncia la situazione in cui "é stato superato il limite della vergogna", invoca "l’ intervento della Regione Lazio, prima che lo faccia la magistratura". A farsi portavoce dell’allarme lanciato dagli stessi medici del San Camillo è stato il consigliere dellaRegione Lazio e senatore del Pd, Esterino Montino.
"Oggi - ha detto - ho incontrato i medici della struttura, in agitazione da giorni per denunciare condizioni intollerabili in cui da mesi sono costretti ad operare, pericolose per la salute dei pazienti. Mi hanno comunicato che, se non saranno presi provvedimenti immediati, presenteranno a breve una denuncia alla Procura della Repubblica per interruzione di servizio pubblico d’emergenza, omissione di atti d’ufficio e disastro colposo". "I malati - ha proseguito Montino commentando alcune foto scattate nel Pronto Soccorso - vengono curati su materassi in terra. Addirittura si fanno i massaggi cardiaci con i pazienti stesi sul pavimento. A questo livello di degrado e abbandono la sanità del Lazio non era mai arrivata".
Il Pd esorta a mettere in campo soluzioni d’emergenza, assumere il personale necessario o utilizzare quello in mobilità, chiedendo alla maggioranza in Regione di convocare un Consiglio straordinario sulla sanità. Mail direttore generale dell’ospedale, Aldo Morrone, frena sui toni allarmistici, pur confermando che "gli spazi fisici del Pronto Soccorso del San Camillo sono insufficienti per il tipo di utenza che si rivolge al San Camillo, in maniera appropriata e inappropriata. Il totale degli accessi - ha spiegato Morrone - si è ridotto ma il numero dei codici rossi é aumentato. C’é già una delibera per far partire lavori sui nuovi spazi al Pronto Soccorso del San Camillo: lo spazio per i 19 posti letto al Pronto Soccorso al piano terra sarà pronto entro due mesi. A breve riutilizzeremo anche i 17 posti letto predisposti per i rifugiati libici, per i quali abbiamo bisogno però di un investimento professionale". "Non confermo la situazione descritta da Montino - ha precisato Morrone - sono giunto in Pronto Soccorso una mezzora dopo la sua visita, ma non l’ho trovato nelle gravi condizioni di degrado descritte da lui".
E ieri è arrivata anche la replica dell’assessorato alla Salute della RegioneLazio agli attacchi del capogruppo del Pd Montino: "Il problema della gestione dell’ emergenza va trattato pensando ai pazienti e non per fare facile demagogia e sterili polemiche. La Giunta Polverini è di fatto partita con un handicap di 5 anni lasciato in eredità dal precedente governo regionale: un handicap fatto di debiti e inefficienze". Grazie all’impegno della giunta Polverini, conclude l’assessorato, "é stato possibile potenziare il pronto soccorso del San Camillo Forlanini di ulteriori 6 medici e 4 infermieri rispetto al 2010". Lorenzo Attianese









   
 



 
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