Storica sentenza europea contro la "sorveglianza" del web: la Corte di giustizia Ue ha stabilito che il gestore di una rete sociale online non può essere costretto a predisporre un sistema di filtraggio generale riguardante tutti i suoi utenti per prevenire l’uso illecito di opere musicali e audiovisive. La sentenza chiude un procedimento avviato dalla Sabam, società belga di gestione dei diritti d’autore, a Netlog NV, che gestisce una piattaforma di rete sociale, e va in direzione opposta a interventi "antipirateria" come quello (fortunatamente bocciato) proposto nelle scorse settimane dal leghista Fava con un emendamento alla legge comunitaria. Non a caso, l’Associazione Italiana Internet Provider parla di sentenza di importanza fondamentale, stabilendo, "a meno di 3 mesi dall’analogo caso Sabam/Scarlet, che gli ISP non possono essere obbligati a filtrare preventivamente il traffico internet al fine di individuare contenuti potenzialmentelesivi del copyright. La Corte ha così chiarito, contrariamente a ciò che chiedevano le lobby dei titolari dei diritti d’autore, che tale divieto vale sia per i gestori di piattaforme (social networks etc) che per i fornitori di accesso internet", fa sapere l’AIIP in una nota. "Ciò che afferma AIIP è ora chiaramente ribadito da una sentenza della Corte Europea di Giustizia che ancora una volta, pur riconoscendo il valore economico e sociale del copyright, identifica i limiti entro i quali tale diritto va tutelato nell’ambiente digitale", commenta Paolo Nuti, presidente dell’associazione; "Per quanto riguarda gli Internet providers, questa tutela non può spingersi fino ad imporre agli ISP la predisposizione di sistemi di filtraggio intrusivi, costosi ed a spese degli stessi providers, perché tale imposizione lederebbe la libertà d’impresa tutelata dalla Costituzione. Tale misura violerebbe inoltre i diritti fondamentali degli utenti, le cui comunicazioni ed attività su piattaformedigitali, anche se potenzialmente lesive di diritti altrui, non possono essere preventivamente monitorate e censurate. AIIP si augura che la sentenza della Corte europea sia tenuta nella dovuta considerazione anche in Italia, dove assistiamo a pericolose derive censorie portate avanti con discutibili disegni di legge che appaiono come funghi nelle agende parlamentari e nelle azioni lobbistiche dei titolari dei diritti d’autore e proprietà intellettuale”.
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