Piombo, polvere e carbone
 











Si intitola Piombo, polvere e carbone (La Tempesta). Undici brani, nei negozi dal 3 aprile. Il secondo disco è per antonomasia il più difficile. Per l’occasione, il Pan del Diavolo non si rivoluziona e non si reitera: semplicemente, conferma il talento. Alessandro Alosi (voce urlata, testi personalissimi, grancassa) e Gianluca Bartolo (chitarre) perseguono con ispirazione nella loro idea di musica deliberatamente vintage. Un po’ “folk’n roll alla nitroglicerina” (come l’ha definita Rock It) e tanto delirio: rimandi all’urlatore Ghigo Agosti, punk palermitano, rockabilly, blues, ritmi ossessivi.
Il talento di questa micro-band, che sa ulteriormente esaltarsi dal vivo, è palese. Sono all’osso lo aveva ampiamente dimostrato (si riascoltino Pertanto, Università, Africa, Il boom) e queste nuove canzoni lo ribadiscono. Basta il singolo, La velocità, che entra dritto in circolo con un testo scarnificato e solo in apparenza semplice. Accusa un piccolocalo – come nell’opera precedente – in coincidenza dei brani conclusivi, ma il livello resta elevato. Se fosse un voto, sarebbe 7.5.
Piace, in particolare, la capacità di esaltarsi nelle atmosfere country western, come l’intro di Vento fortissimo, che sarebbe stata benissimo in un film di Sergio Leone (o come colonna sonora di Sons of Anarchy, magari nella terza stagione, quella ambientata anche in Irlanda).
Laddove Il Pan del Diavolo insegue l’allungo – la trama evocativa, l’alternanza tra energia trascinante e capacità di saper evocare scenari onirici – si registrano picchi preziosi. Nonché insolitament originali. Tra le tracce che più colpiscono, menzione d’onore anche per Elettrica, Scimmia urlatore (che nella parte finale muta drasticamente e si reinventa come nuova), Donna dell’Italia (sorta di Aida di Rino Gaetano post-moderna), Libero e Fermare il tempo.
Ciclicamente la “scena indie” (immagine che non vuol dire nulla, un po’ come “popolo della Rete”) regala esordisorprendenti: si grida al miracolo e poi, subito dopo, alla meteora. Il caso di Vasco Brondi, forse. Non del Pan del Diavolo: bravi, pazzi e ingestibili. Con una bomba nel cuore. Un’irriverenza lunare. E una sensibilità in costante equilibrio tra squarcio geniale e cazzeggio deluxe.
Il disco si chiude con queste parole: “Non conosci la differenza fra essere svegli e dormire/ senti il tuono o il fulmine?”. Nel caso di chi ascolta Il Pan del Diavolo, entrambi. Ed è un bel sentire.
Il Pan del Diavolo
Piombo polvere e carbone
Dal 3 aprile
La Tempesta Dischi









   
 



 
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