Camera, sì all’equo compenso per i giornalisti: niente finanziamenti a chi non lo rispetta
 











Sì della Camera all’equo compenso per i giornalisti che diventerà criterio di valutazione per ricevere il finanziamento pubblico. La commissione cultura di Montecitorio ha dato il via libera alla legge proposta da Enzo Carra e presentata dall’onorevole Silvano Moffa che è stata votata alla unanimità dai 34 parlamentari di tutti i gruppi. Il parere favorevole del governo è stato dato dal sottosegretario Peluffo.
“Ci auguriamo che questo provvedimento possa ora essere approvato anche al Senato ed entrare così immediatamente in vigore – ha spiegato Beppe Giulietti, portavoce di articolo21 – tanto più in un momento segnato dalla crisi del settore e da una riforma del mercato del lavoro che rischia di aggravare ulteriormente il regime delle tutele sociali e degli ammortizzatori”. E Carra, relatore della legge, ha scritto su Twitter: “La legge sui precari del giornalismo è un buon esempio nel campo dei diritti del lavoro”.
Il provvedimento introduceimportanti novità per i collaboratori autonomi. Sarà instituita una commissione  che definisce i requisiti minimi di equità retributiva dei giornalisti non inquadrati nel contratto nazionale e le testate saranno tenute a rispettarli pena l’esclusione dai finanziamenti pubblici.
Per Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti “è quasi goal, perché ora c’è da attendere l’esame e l’approvazione a palazzo Madama in tempi che è ragionevole ipotizzare saranno rapidissimi, visto l’impegno formale che con l’Odg ha assunto il presidente del Senato, Renato Schifani fin dal gennaio dello scorso anno”.
Ma il via libera del Parlamento non sarebbe risolutivo. Infatti, ha aggiunto, “sono norme che da sole, certamente, non cambieranno la situazione fino a quando non collaborerà pienamente con l’Ordine chi ha responsabilità nella categoria e continua a fingere di non accorgersi o si rende complice attivo nello sfruttamento di migliaia di giovani di ogni etàche continuano ad essere compensati con spiccioli di euro. La volontà autentica di tutelare i colleghi più discriminati va testimoniata con l’immediata applicazione della Carta di Firenze per l’attuazione della quale è essenziale il contributo dei comitati di redazione che fino ad ora è mancato”.









   
 



 
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