"In queste ultime settimane abbiamo reso noto ai nostri lettori le difficoltà che incontravamo per continuare a pubblicare il Riformista. Oggi con grande amarezza vi diciamo che tutti i tentativi fatti per salvare il salvabile, non hanno avuto esito positivo". Il Riformista chiude. Emanuele Macaluso, che lo dirigeva, saluta così i lettori del quotidiano arancione. L’assemblea dei soci della cooperativa, infatti, ha approvato oggi - a maggioranza - lo stato di liquidazione della società e della testata, con il voto contrario dei giornalisti presenti nella cooperativa. Il voto di oggi, di fatto, sancisce la chiusura del quotidiano fondato dieci anni fa. "L’assemblea dei soci, quindi, ha deciso di affidare a un liquidatore l’amministrazione della cooperativa e di sospendere la pubblicazione del giornale - spiega Macaluso che aveva rilevato la testata dalla famiglia Angelucci - Dico sospendere perché, a norma di legge, se c’è un editore che mostracon i fatti di essere in grado di riprendere la pubblicazione, la liquidazione può essere revocata. A chi nei giorni scorsi si è fatto avanti gli amministratori della cooperativa hanno mostrato carte e conti, che sono in perfetto ordine e alla luce del sole, e la disponibilità a sostituire soci e direttore. Ad oggi nessuno ancora ha deciso di fare il passo decisivo, spero che ci sia chi lo faccia in questi giorni in cui opera solo il liquidatore". A far chiudere i battenti al giornale le difficoltà economiche. Per questo Macaluso si leva qualche sassolino dalla scarpa. "Voglio ribadire che non ce l’abbiamo fatta, anche per ragioni politico-editoriali, per nostre, soprattutto mie, deficienze. Non ce l’abbiamo fatta anche perché chi poteva darci una mano, soprattutto il movimento cooperativo con la pubblicità che concede a destra e a manca, ma anche il sindacato, non ce l’ha data. E’ un segno dei tempi. Ma non mi arrendo. Finché avrò forze fisiche, continuerò la mia battaglia".
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