Atene. Terzo Mondo d’Europa
 











La tensione è tornata a salire ad Atene. O almeno ha nuovamente varcato i confini del Paese, trovando spazio nei media internazionali, dopo il suicidio plateale di un pensionato nella centrale piazza Syntagma, simbolo sempre più tangibile della disperazione dei greci e della distanza tra la gente e il Parlamento che in quella piazza ha sede. Mercoledì mattina, l’uomo, un ex farmacista di 77 anni, si è ucciso con un colpo di pistola: “Non trovo altra soluzione se non quella di una fine degna prima di dover iniziare a rovistare nella spazzatura in cerca di cibo”, ha lasciato scritto. Un “testamento” agghiacciante che dà la misura di quanto la Grecia sia ormai precipitata nel baratro, messa in ginocchio non tanto dal male quanto dalla cura di tagli e austerity imposta dalla Troika. Ieri, la pubblicazione di un rapporto redatto dal Comitato greco dell’Unicef e dall’Università di Atene, ha portato nuove prove, se ce ne fosse stato bisogno, dellacondizione disastrosa dei nostri “vicini di casa”: a causa della crisi, moltissimi bambini sono malnutriti e vivono in condizioni malsane. Secondo l’indagine - dal titolo “La condizione dell’infanzia in Grecia, 2012” - 439.000 bambini vivono al di sotto della soglia di povertà, in famiglie che rappresentano il 20,1%, ovvero un quinto, del totale dei nuclei familiari ellenici. Facendo i conti della serva - girando in Rete basta trovare l’approssimativo numero di abitanti del Paese (11.300.000 abitanti circa al 2010) e la percentuale dei bambini rispetto alla popolazione (su Indexmundi.com, al principio del 2012 il 14,2% della popolazione aveva tra i 0 e i 14 anni) – ad oggi in Grecia ci dovrebbero essere circa 1milione e seicentomila bambini, il che significa che, secondo lo studio reso pubblico ieri, più del 25% di questi si trova in condizioni drammatiche, che implicano insicurezza alimentare, abitativa, difficoltà di accedere alle cure mediche. La soglia di povertà, in Grecia, èstabilita in 470 euro mensili. Le stime ufficiali parlano del 21% dei greci in stato di povertà, ma per numerose associazioni e fondazioni sarebbe stato in realtà già sfondato il tetto del 25%. Un quarto della popolazione, quindi, è povera. Una cifra che non è azzardata se si pensa che negli ultimi mesi, secondo l’Istituto nazionale di statistica Elstat, oltre 400.000 nuclei familiari sono rimasti senza alcun reddito perché nessuno dei componenti lavora più. I bambini che fanno parte di queste famiglie aumentano ogni giorno di più, ad ogni genitore che perde il lavoro e/o la casa, e vanno ad ingrossare le fila di questo Terzo mondo d’Europa. Le uniche soluzioni alla crisi che i rappresentanti politici ellenici sono riusciti a trovare prevedono il sacrificio umano, quello del popolo. Perché di questo si tratta. È irrealistico pensare che tagliando stipendi, licenziando e imponendo tasse sempre più alte una crisi possa trasformarsi in una rinascita economica. Ma è l’unica via che adAtene è concesso percorrere da Bce e Fmi. In una situazione del genere l’instabilità sociale è altissima, e ogni scintilla porta a sommovimenti di piazza contro una condizione umiliante e insostenibile. A questo punto anche la repressione del dissenso diventa da Terzo Mondo: sola arma con la quale mettere a tacere le rivendicazioni del popolo greco. Non è un caso che la polizia ellenica sia sempre più violenta, con chi protesta e con chi testimonia la tragedia di Atene. Questa settimana, nel giro di pochi giorni, tre giornalisti sono stati feriti dalle forze dell’ordine mentre facevano il loro lavoro in strada. Un reporter che lavora per l’agenzia stampa cinese Xinhua, Marios Lolos, anche a capo dell’Unione dei fotogiornalisti greci, è stato operato ieri alla testa dopo essere stato colpito con un manganello. In una dichiarazione rilasciata ieri, l’Unione dei fotogiornalisti greci ha denunciato il “barbaro e immotivato attacco” contro Lolos, aggiungendo che il reporter a altri suoicolleghi erano stati “presi di mira” dalla polizia. Si tratta, continua la dichiarazione, di attacchi sistematici e ripetuti che “hanno lo scopo di imbavagliare la stampa”.Alessia Lai









   
 



 
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