"I talk show televisivi sono un’arma contro il Movimento 5 Stelle". Beppe Grillo dichiara guerra alla Tv e, dal suo blog, spiega perché i rappresentanti del movimento che ha fondato non devono frequentare i talk show politici: "Sono spazi poco igienici dove chi partecipa viene omologato alle scorie del Sistema. Chi si siede su quella poltroncina, su quella sedia, è alla mercé di conduttori schierati che hanno due obiettivi: lo share e l’obbedienza al partito o allo schieramento di riferimento". Per Grillo gli esponenti del Movimento 5 stelle "che vi partecipano sono invitati con un solo scopo: quello di fotterli e attraverso di loro il Movimento 5 Stelle. Passare dal palco dei cittadini al trespolo del politico sotto i riflettori in un talk show è un’involuzione del Movimento 5 Stelle, non un passo avanti". Secondo il comico ligure "la televisione è controllata in ogni sua piccola parte dai partiti" e il "farsi vedere dai cittadini altrimenti nonsi cresce è una solenne cazzata". Insomma, Grillo non ha dubbi: "La rivoluzione non sarà televisiva. La televisione è in mano al potere costituito. O ti oscura o deforma il tuo messaggio", perché "entrare in uno studio in cui tutti, ma proprio tutti sono contro di te e non hai neppure il diritto di parola, perché ti viene tolta al momento opportuno da conduttori prezzolati, è fare il gioco dei partiti. Per chi non lo sapesse ancora, le televisioni appartengono ai partiti insieme ai giornalisti. Senza alcuna eccezione". Un diktat quello di Beppe Grillo ai ’suoi’ che solleva i commenti dei conduttori di talk show politici. "Con la sua consueta abilità ha già invaso tutti gli spazi politici della tv italiana, proprio facendo finta di disertarli. Complimenti a lui", dice Gad Lerner all’Adnkronos. Per il giornalista, che conduce su La7 ’L’Infedele’ "Grillo è protagonista di un gioco delle parti". "Inviati con telecamere al seguito vanno a seguire un suo comizio-spettacolo e lomandano in onda ottenendo di alzare l’audience, e in trasmissione si parla solo di lui. In Grillo vedo la stessa furbizia del suo primo coautore, Antonio Ricci", aggiunge Lerner. Stratega intelligente ma ’dittatorello’ con i suoi candidati. Questo, in sintesi, il giudizio di Gianluigi Paragone. "La sua è una vera e propria strategia di posizionamento di mercato. Una strategia intelligente. Grillo si conferma il più politico di tutti", dice Paragone all’AdnKronos. "In sostanza dice ’evitiamo di andare in tv’ e questo funziona, ma solo a breve termine, perché così si evita di scoprirsi troppo sui contenuti", spiega Paragone per il quale "così, però, mostra di non avere fiducia nei suoi candidati che invece, a quel che ho visto, sono bravi". "Prima dice che non sono ’grillini’ - continua Paragone - poi li lascia nell’ombra, li lascia diventare delle ombre e, comunque, di solito si invita un collega di partito a non partecipare a trasmissioni tv, non si danno indicazionistringenti, non ci si comporta in modo dittatoriale. Proprio lui che si dice molto democratico si comporta come un dittatorello". Secondo Lucia Annunziata "sul fatto che nessuno è neutrale in questo mondo, e sul fatto che non si cresce politicamente andando in tv, Grillo dice cose vere ma è anche vero che lui c’è nei talk show, in un altro modo: cerca di controllarli dall’esterno". Annunziata, che conduce su Rai3 ’In 1/2h’, lo invita comunque nella sua trasmissione: "venga, se vuole, da me - sottolinea all’Adnkronos -, gli posso dimostrare nella pratica che sarei più io sua prigioniera che lui mio" riferendosi all’affermazione di Grillo secondo cui nei talk si è "alla mercé di conduttori schierati".
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