Il ministero dell’Interno: “Responsabilità di Sgarbi nell’infiltrazione mafiosa a Salemi” Nell’infiltrazione mafiosa nel Comune di Salemi “il sindaco ha precise responsabilità”. Il sindaco è Vittorio Sgarbi, critico d’arte, polemista televisivo, politico ed ex onorevole di area berlusconiana. E a scrivere questo atto d’accusa è il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, nella relazione sullo scioglimento dell’amministrazione della cittadina in provincia di Trapani. “Ritardi e inerzie nell’assegnazione e gestione dei beni confiscati, formazione degli atti fuori dalle sedi istituzionali, libera determinazione fortemente ostacolata, applicazione di facciata dei protocolli di legalità”. Tutto a favore dei voleri delle cosche mafiose locali. E’ pesantemente sanzionatorio il risultato dell’ispezione prefettizia condotta presso il Comune di Salemi, tanto che il ministro dell’Interno Cancellieri ha chiesto e ottenuto dal governo il via liberaallo scioglimento per mafia degli organi amministrativi. Un’amministrazione controllata da un ex sorvegliato speciale, l’ex deputato regionale della Dc, l’andreottiano Pino Giammarinaro. “Puparo e regista nemmeno tanto occulto”, così indicato nel rapporto investigativo che lo scorso anno ha portato il questore di Trapani, Carmine Esposito, a chiedere al Tribunale l’applicazione di 5 anni di sorveglianza speciale, e il sequestro di beni per 30 milioni di euro. Tutto racchiuso nel rapporto “Salus Iniqua” frutto del lavoro investigativo della direzione anticrimine guidata dal dirigente Giuseppe Linares. In quel rapporto, l’onorevole Giammarinaro è indicato a capo di un “regno”, tra mafia, politica e sanità. Da quel rapporto ha preso il via l’ispezione al Comune di Salemi dove nel 2008, voluto e sostenuto proprio da Giammarinaro, è stato eletto sindaco Vittorio Sgarbi. Nei confronti di Sgarbi la relazione firmata dal ministro Cancellieri è severa: “l’amministrazione, col sindaco evicesindaco, non ha posto alcun argine al condizionamento esercitato dall’on. Giammarinaro”. Il giudizio è drastico. Secondo il Viminale, nel procurato inquinamento mafioso “il sindaco ha precise responsabilità”. E che tutto giostrasse attorno all’on. Giammarinaro, l’ispezione lo conferma con le parole dello stesso Sgarbi: “E’ il sindaco ad affermare la centralità della figura di Giammarinaro, anche a proposito della attribuzione di incariche e nomine”. Sono stati registrati casi in cui l’on. Giammarinaro raggiungeva in auto l’aeroporto di Palermo, andando a prelevare di persona il sindaco Sgarbi, per fargli firmare in auto provvedimenti che poi risulteranno sottoscritti a palazzo Municipale. La relazione sottolinea inoltre il ruolo del vicesindaco Antonella Favuzza: “Il vicesindaco è legato da stretti vincoli con noti e storici esponenti delle locali famiglie criminali….”. Un’amministrazione che praticava una antimafia di facciata, a proposito di appalti pubblici. Applicava ilprotocollo di legalità intestato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e poi aggiudicava i lavori di ristrutturazione del Municipio ad un imprenditore che era stato in carcere per turbativa d’asta. In giunta sedeva poi un assessore che nel 2011 fu condannato per truffa aggravata. A Pino Giammarinaro, il sindaco Sgarbi ha permesso partecipare a riunioni di giunta, senza verbalizzarne la presenza ovviamente. E a casa dell’ex deputato fu scritto un bilancio di previsione del Comune. Tra i casi sottolineati, quello della mancata assegnazione di un terreno di 70 ettari confiscati al narcotrafficante mafioso Totò Miceli, uomo fidato del latitante Matteo Messina Denaro. La relazione evidenzia come quel terreno stesse per essere assegnato all’associazione di assistenza sanitaria Aias. Su questo Sgarbi chiese a un assessore: “Pino che ne pensa?”. L’onorevole ne poteva pensare solo bene: il presidente dell’Aias, l’ingegner Francesco Lo Troivato, risulta essere uno dei soggetti del potereesercitato dall’ex deputato sulla sanità. Ora Vittorio Sgarbi ci riprova: vuole correre come candidato sindaco di Cefalù alle imminenti elezioni amministrative. Con una lista battezzata “Concorso esterno”. Ma il Tribunale di Marsala lo ha giudicato incandidabile proprio in seguito allo scioglimento del “suo” precedente Comune. E il critico-politico ha già annunciato un ricorso alla Corte d’appello di Palermo. Vittorio Sgarbi non può essere candidato a sindaco di Cefalù in quanto amministratore del Comune di Salemi che è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deciso la sezione civile del tribunale di Marsala, sulla base di un ricorso del ministero dell’Interno. Il critico d’arte non intende tuttavia rinunciare. “Rispetto alla decisione della sezione civile del Tribunale di Marsala – si legge in una nota del suo ufficio stampa – Vittorio Sgarbi resta candidabile. Ogni valutazione di merito, e non meramente formale come quella del Tribunale di Marsala, è rimandata alla Cortedi Appello di Palermo presso la quale gli avvocati del critico d’arte proporranno reclamo”. I giudici di Marsala hanno deciso in base a una norma del testo unico sugli enti locali (articolo 143 della legge 267 del 2000) la quale stabilisce che “gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono essere candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l’ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo”. Il tribunale ha preso in esame l’esito di un’ispezione al Comune di Salemi disposta dal ministro dell’Interno. La relazione degli ispettori sottolinea che a Salemi c’è stato uno “sviamento dell’attività amministrativa”. Lo “sviamento” è stato “reso possibile, se non addirittura agevolato, dalle ripetute assenze delsindaco dal territorio di Salemi; lo stesso primo cittadino ha peraltro più volte legittimato e delegato un ex politico (Giuseppe Giammarinaro, già sorvegliato speciale e sottoposto a sequestro preventivo dei beni, per 35 milioni di euro) alla gestione dell’attività amministrativa dell’ente”. “Apprendiamo con soddisfazione della decisione della Sezione civile del Tribunale di Marsala (Tp) che, sulla base di un ricorso del Viminale, ha sancito che Vittorio Sgarbi non può essere candidato a sindaco di Cefalù (Pa), in quanto amministratore del Comune di Salemi, che è stato sciolto per infiltrazioni mafiose”. Lo dicono i senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che avevano presentato un’interrogazione parlamentare in merito alla candidatura del critico d’arte a sindaco della cittadina normanna. “Apprendiamo dell’intenzione di Sgarbi di voler insistere, proponendo ricorso contro la decisione del Tribunale. Non possiamo che invitarlo a farsene una ragione, e comunque –aggiungono – tiriamo un sospiro di sollievo perchè, sebbene non avesse chance di vittoria, la sua esclusione evita turbative alla campagna elettorale dovute alle sue frequentazioni”. Proprio oggi Sgarbi ha dato mandato all’avvocato Giampaolo Cicconi di procedere contro il Procuratore della Repubblica di Marsala, Alberto di Pisa, per omissione di atti d’ufficio e violazione dell’obbligatorietà dell’azione penale “in relazione a plurime denunce – si legge in una nota del suo ufficio stampa – su infiltrazioni mafiose nella concessione per impianti eolici e fotovoltaici nel territorio di Salemi”. La denuncia di Sgarbi fa inoltre riferimento a esposti e denunce su presunti abusi d’ufficio e falso in atti pubblici di funzionari di polizia e del locale comandante dei Carabinieri “In più occasioni – afferma Sgarbi – mi sono recato dal Procuratore di Pisa (che mi aveva chiesto sostegno giornalistico quando fu accusato di essere il “corvo” della Procura di Palermo) per esporgli le anomalie ele inquietanti situazioni da me riscontrate, oltre agli avvisi e alle minacce, telefoniche e scritte, e all’invio di teste mozze d’animali, senza ottenere alcun riscontro, ma un altrettanto inquietante muro di gomma”. “Mi chiedo perchè – aggiunge l’ex sindaco di Salemi – le mie denunce, precise e circostanziate, siano rimaste inascoltate. Questi atti omissivi rappresentano una vittoria della mafia; la quale ha ottenuto che il più rumoroso nemico degli interessi criminali nell’energia cosiddetta ‘pulità sia cacciato dalla Sicilia”.
|