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Sanità, Balduzzi: "Altri ticket non sono sopportabili, meglio la franchigia" "Bisogna prendere atto che l’attuazione della manovra estiva sul fronte dei ticket sanitari previsti per il 2014, significherebbe una ulteriore pressione di compartecipazione a carico dei cittadini, difficilmente sopportabile dal sistema. E’ necessario trovare quindi un’alternativa, che porti a una maggiore trasparenza e a una maggiore equità. La cosiddetta franchigia può essere questo sistema. E’ un’ipotesi di lavoro". E’ quanto affermato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, questa mattina al palazzo dell’Informazione, , a margine della registrazione di ’In Sanità’, il talk show che andrà in onda giovedì 7 giugno alle 20.00 su Doctor’s Life, il canale 440 di Sky dedicato a medici e farmacisti edito dall’Adnkronos Salute. "Le prime simulazioni che abbiamo fatto - ha aggiunto il ministro - sono positive. Quella della franchigia è un’ipotesi che verrà presentata aitavoli dove si sta discutendo il Patto della Salute. Verrà naturalmente ragionata ulteriormente con il mondo scientifico e con gli addetti ai lavori. Credo però - ha precisato Balduzzi - che non possa essere un discorso che si fa soltanto tra ministero, Parlamento e Regioni. Dal momento che tocca tutti i cittadini direttamente, deve essere qualcosa su cui si apra una discussione nazionale". Riguardo alle voci contrarie che si sono sollevate all’introduzione di una franchigia per tutti misurata sul reddito, il ministro ritiene che "le voci contrarie, sì ci sono state, ma anche molte voci favorevoli. Anzi - ha concluso - credo che quelle favorevoli siano state prevalenti". Quindi Balduzzi ha puntato il dito contro l’evasione fiscale che "è un problema. Una palla al piede del Paese. In sanità la sfida per la sincerità tributaria è una sfida aperta". Per il ministro, per vincere la battaglia contro l’evasione fiscale sono necessarie "buone regole e anche una maggiore consapevolezzaculturale". Durante il talk show sulla libera professione allargata dei medici ospedalieri, la cui ultima proroga scadrà il 30 giugno, il ministro ha annunciato che sarà presentato presto ai professionisti della sanità il nuovo testo sull’intramoenia allargata, ovvero la possibilità offerta ai medici ospedalieri di esercitare la libera professione intramuraria nei loro studi quando le aziende di appartenenza non offrono spazi adeguati. "Non c’è ancora - ha spiegato il ministro - un testo definitivo". Ma si sta lavorando alla sua messa a punto. A oggi però, precisa, "c’è una base che ha consentito di mettere insieme diverse sensibilità sull’argomento e sarà presto presentata agli operatori e ai professionisti". Balduzzi ha sottolineato che, rispetto agli obiettivi che la legge si proponeva alla sua nascità, è cambiato il quadro di riferimento. In particolare, grazie alle nuove tecnologie "che consentono in tempo reale di sapere cosa si fa in un’azienda, è meno delicato il problemadel luogo dove si esercita la libera professione dei dipendenti. E invece rende decisivo sapere chi fa cosa, con quali volumi con quali procedure". Dopo il 30 giugno, comunque, con la scadenza del periodo di proroga, "chi ha saputo seguire l’indicazione legislativa per realizzare l’attività professionale secondo la legge, andrà a regime. Per quanto riguarda chi per varie ragioni è rimasto indietro, la scelta è dargli una ’finestra’. Ma non una finestra di proroga". Si tratterà, piuttosto, di una sperimentazione, per "chi è rimasto indietro, a condizione che si metta in rete, che ci sia tracciabilita’ e trasparenza, e con sanzioni adeguate". Ma ciò significa "che non potrà più accampare scuse. Il sistema vuole andare verso regole chiare e certe. Che valgano per tutti, per gli utenti, per i professionisti e per le aziende". Le conseguenze delle liberalizzazioni sfrenate La politica di svendita di beni e servizi dello Stato, sta dando i suoi frutti. Marci. 44persone sono state denunciate dai carabinieri del Nas. Motivo? Le proprie autoambulanze (quelle di proprietà di ditte private, quelle non sottoposte ai controlli del Ssn). Le forze dell’ordine preposte hanno riscontrato irregolarità sia di natura automobilistica sia di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro, con ripercussioni di carattere amministrativo e anche penale. I controlli si sono svolti tra marzo e aprile per verificare il rispetto del Codice della Strada e delle normative Regionali oltre agli accertamenti di natura igienico sanitaria e di sicurezza per la delicata funzione di servizio sociale svolto. Risultato? 44 persone denunciate e 30 ambulanze sequestrate. Nel corso delle 273 ispezioni, effettuate in tutta Italia, sono state accertate violazioni a volte poco gravi, a volte molto gravi a volte addirittura criminali o semplicemente assurde, come la riscossione indebita di denaro, quasi fossero normali taxi o lussuose limousine. I carabinieri hanno riscontrato 12violazioni delle norme inerenti la locazione del veicolo con relativo conducente, l’assenza di autorizzazione sanitaria regionale (in 13 casi), l’assenza delle revisioni obbligatorie dei mezzi, l’omessa revisione degli estintori (16 contestazioni), la presenza di farmaci scaduti - a bordo degli automezzi - o senza fustella e in alcuni casi addirittura ad uso esclusivo ospedaliero (8 riscontri), casi di assenza di copertura assicurativa obbligatoria, di carenza igienicosanitaria del mezzo, di attività avviata in locali non autorizzati, addirittura di riscossione indebita di somme agli infermi da parte degli operatori, l’utilizzo di autoambulanze fatiscenti, rilevando insomma, non conformità in 67 strutture rispetto al totale degli obiettivi oggetto di ispezione, pari al 25% complessivo. Una su quattro, dunque. Se questo deve essere il frutto delle liberalizzazioni sfrenate, dell’unica soluzione (altre liberalizzazioni invocate da politici di questo governo di centro, sinistra e didestra) siamo messi proprio male. Per ora, dalla Sanità, arriva questo grave segnale: persone denunciate, sequestri di autoambulanze non a norma o addirittura fatiscenti, sospensione totale delle attività di trasporto infermi, sanzioni amministrative, farmaci scaduti, riscossione di soldi per il trasporto dei malati… Per una azienda sanitaria privata su quattro, appunto. Regione, cura shock sugli ospedali sono 800 i posti letto da tagliare Trani e Fasano da salvare, Ostuni e Manfredonia per continuare a nascere: è partita la missione quasi impossibile del Pd per attenuare, almeno in questi territori, la mannaia della seconda fase del riordino ospedaliero. Ieri, in un vertice di maggioranza al quale hanno partecipato il governatore Nichi Vendola, l’assessore alle politiche della salute, Ettore Attolini e i capigruppo del centrosinistra, è stata esaminata la proposta dei tagli formulata dall’assessorato e la si è confrontata con i suggerimenti arrivati dai partitiper quei territori. "Ci siamo rimessi al lavoro per verificare la compatibilità tra le modifiche proposte e i risparmi da ottenere", ha commentato l’assessore Attolini al termine della riunione durata più di quattro ore. "Ci siamo aggiornati a lunedì. massimo martedì", ha aggiunto Attolini che avverte: "Le modifiche sono possibili sulla base di criteri oggettivi e comunque a saldi invariati". Non un euro di più e nessun campanile. Le modifiche, ora, si muovono in quel quadrilatero: non togliere la patente d’ospedale al "San Nicola Pellegrino" di Trani e all’ospedale "Umberto I" di Fasano e lasciare due punti nascita a Ostuni e Manfredonia. Ma il tempo stringe. Ci sono altri 800 posti letto da tagliare entro la fine di giugno per rispettare i patti con il ministero della salute. Sono 370 quelli pubblici. Poi ci sono 130 da cassare per enti ecclesiastici e istituti di ricerca privati, oltre ai 300 nel cosiddetto privato accreditato. Ma questa è un’altra storia. Sulla partepubblica, tutti gli indicatori dicono che sono da riconvertire Trani, Conversano, Fasano, Mesagne e Nardò. Qui - rivela lo studio dell’assessorato - c’è basso tasso di occupazione dei postiletto, alta inappropriatezza e bassa complessità delle prestazioni. Ma c’è un’altra carta che l’assessorato sta giocando per convincere i territori: l’indice di utilizzazione dell’ospedale da parte dei residenti. In quei quattro ospedali, quell’indice è sotto il 40 per cento. "La chiusura di tali ospedali - si legge nell’analisi dell’assessorato - produrrebbe un risparmio inferiore al 3 per cento dei ricoveri effettuati in Puglia". Nello "Jaia" di Conversano, per esempio, occupano un posto letto solo 19 su 100 conversanesi che hanno bisogno di ricovero. E questo giustifica la sua riconversione in struttura di assistenza territoriale. Va un po’ meglio a Nardò (22%) e Mesagne (20%). A Trani il tasso di utilizzazione dei residenti è più alto: 30 percento. A Fasano raggiunge il 37 per cento. Sono anche centri densamente abitati e questo spiega il motivo per cui c’è qualche possibilità di salvarli.
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