Aspettando la crescita, crollano i consumi
 











In assenza di misure concrete per la rinascita, la crisi dilaga. L’indicatore dei Consumi della Confcommercio segnala il quinto risultato negativo consecutivo da dicembre scorso e il peggiore da marzo del 2011: i consumi si riducono di 2,8 punti percentuali.
E questo dato va ad inserirsi in un quadro già drammatico per tutti gli indicatori congiunturali, qualitativi e quantitativi, che non fanno altro che rivelare un peggioramento della situazione economica anche per il futuro. A maggio la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,6% in termini congiunturali, secondo le stime di Confindustria, così come in ulteriore ridimensionamento, nello stesso mese, sono risultati gli ordinativi (-0,9%). A giugno, si legge nel comunicato della Confcommercio, potrebbe peggiorare ancora per via dello stop produttivo imposto dal terremoto di fine maggio in Emilia, un’area che contribuisce per circa il 4% alla creazione della ricchezzanazionale. A questo va poi aggiunto ciò che registra l’Istat sul tasso di disoccupazione che è salito al 10,2%, arrivando a toccare il 35,2% per la fascia di età che va dai 15 ai 24 anni. Dunque, le famiglie e le imprese, in mezzo a tale dilagante crisi, non vedono che un ulteriore peggioramento e diminuiscono, o evitano completamente, le consuete spese facendo registrare questo -2,8% di consumi nel mese di aprile. Un dato che conferma “la profondità, la drammaticità e la durata della crisi” dichiara il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che aggiunge che “un eventuale aumento delle aliquote Iva sarebbe un colpo mortale per le famiglie e le imprese. Con una ripresa lentissima è necessario mettere subito in campo provvedimenti che consentano il rilancio dei consumi e della domanda interna che ricordo, vale l’80% del Pil”.
Di assenza di provvedimenti per risolvere la difficile crisi con quest’ultimo dato sui consumi, parla anche il presidente di Confesercenti, Marco Venturi.Per lui, “il futuro non riesce a assumere forma, l’Italia continua a soffrire e non riesce a trovare adeguate risposte alla crisi”. L’arrivo del governo dei tecnici, accolto in una prima fase da ottimismo e speranza si è trasformato in una condizione di profonda preoccupazione anche per Venturi. “Avevamo la speranza che un governo credibile, non condizionato da interessi forti, potesse invertire quella tendenza depressiva che rischiava di travolgerci”, ha affermato il presidente. “Ma con il decreto salva Italia è arrivata la prima forte delusione”. Per il Codacons il dato sul crollo dei consumi è decisamente allarmante e bisogna tornare agli anni Settanta per avere consumi alimentari pro capite così bassi. “L’Italia non potrà uscire dalla recessione fino a che i consumi delle famiglie non ricominceranno a salire”. Il Codacons, dunque, propone una soluzione e chiede al Governo “un dl salva consumi che sposti la tassazione dalle famiglie ai grandi patrimoni, delle imposte che colpisconotutti gli italiani indipendentemente dal reddito, come Iva e accise, a chi ha più soldi, riducendo ad esempio l’elusione fiscale che oggi consente ad un miliardario di detrarre l’acquisto della cucina nuova, le spese per iscrivere il figlio al tennis club ed i contributi previdenziali per la baby sitter… Per non parlare dei costi e dei privilegi assurdi della politica rimasti immutati: dalle consulenze d’oro agli enti inutili come le comunità montane, dai consiglieri d’amministrazione strapagati delle partecipate degli enti locali alle auto blu”. Ma attendiamo fiduciosi che qualcosa cambi. Il Governo e tutti gli attuali parlamentari, magari.G. Di G.









   
 



 
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