Terreni, caserme e anche castelli la Puglia vende quasi 700 immobili
 











Terreni soprattutto. Ma anche appartamenti, caserme, case cantoniere, arenili, giardini, caselli e vecchie stazioni ferroviarie, masserie anche vecchi carceri. È lungo l’elenco dei gioielli di famiglia che la Puglia potrebbe attribuire al fondo immobiliare di cui ha parlato il premier Mario Monti per alleggerire il peso del debito pubblico senza appesantire con una nuova manovra finanziaria i sacrifici degli italiani. Molto più di un tesoretto fatto di 689 immobili. Solo una base di partenza fondata sulla lista dei beni del cosiddetto federalismo demaniale, l’eredità che lo Stato è, o forse era, in procinto di trasferire agli enti territoriali, in questo caso Regione e Comuni. Manca il decreto attuativo e, a questo punto, dopo le parole di Monti, qualcuno dubita che arriverà il provvedimento per completare il percorso tracciato dal decreto legislativo del 2010. Un’operazione che da sola vale non meno di 200 milioni di euro.
Su quella cifra pesaparecchio il valore del vecchio palazzo di giustizia di piazza De Nicola e via Francesco Crispi a Bari, tornato di moda come possibile sede del tribunale penale dopo il caso sollevato dagli operatori della giustizia sull’inagibilità della sede di via Nazariantz. Quell’immobile è nell’elenco dei beni da trasferire agli enti locali in attuazione del federalismo demaniale. Una donazione che al Comune di Bari vale 53 milioni di euro di valore patrimoniale. Ma, figurando tra i beni disponibili, al momento potrebbe rappresentare uno dei cespiti presenti in Puglia più remunerativi
per il fondo immobiliare cui pensa Monti. A questo poi bisogna aggiungere altri immobili, come gli sterminati arenili del lungomare di ponente a Barletta, il parco Cimino a Taranto, le ex cave Vito a Lecce. Alla Regione Puglia lo avevano intuito. Tanto che l’assessore al Bilancio, Michele Pelillo lo ha scritto nero su bianco nella relazione di accompagnamento all’assestamento di bilancio per il 2012: "Vasottolineato che per via del contesto politicoeconomico profondamente mutato nel corso del 2011, il percorso risulta sospeso. Di fatto, i provvedimenti normativi dell’ultimo scorcio del 2011  -  scrive Pelillo  -  sembrano segnare un orientamento inteso piuttosto alla dismissione onerosa del patrimonio statale che al suo trasferimento gratuito alle Regioni e agli enti locali, all’ovvio fine dell’abbattimento dello stock di debito della Repubblica ". Pelillo sapeva perché la Regione fa parte del sottogruppo sul federalismo demaniale all’interno del coordinamento regionale per gli affari finanziari che supporta la conferenza delle Regioni.
Intanto almeno la Regione Puglia qualche affare lo ha già fatto con lo Stato senza aspettare i decreti attuativi del federalismo demaniale. Lo ha fatto soprattutto per assicurarsi uffici di proprietà per affrancarsi dalla tagliola degli affitti che drenano risorse per oltre tre milioni e mezzo di euro all’anno. Così haperfezionato la cessione delle aree a Japigia per realizzare la nuova sede del Consiglio regionale (anche se con le aree il ministero della Difesa ha lasciato in eredità un bel arsenale fatto di bombe che stanno rallentando le operazioni di scavo). A Brindisi, sempre per dare una casa agli uffici periferici della Regione è stato acquisito l’immobile di via Pisana, come a Lecce. Intanto sia a Roma sia a Bruxelles le delegazioni della Regione sono ospitate in immobili di proprietà.
Probabilmente dall’elenco di beni demaniali che lo Stato era pronto a regalare a Regioni e Comuni in nome del federalismo, non ci saranno alcuni immobili per i quali le trattative tra enti locali e governo sono in corso. Dall’Agenzia del Demanio trapela poco ma ci sono in Puglia 22 enti locali che hanno chiesto il trasferimento di 36 immobili di valore storico e artistico, impegnandosi a garantire un percorso di valorizzazione dei beni da cedere, e muovendosi nel solco di quanto è stato già fatto nelnovembre scorso a San Gimignano, nel Senese, dove un ex convento del 1300 sta per essere trasformato in un museo e teatro all’aperto per 1700 spettatori. In sei mesi hanno sottoscritto accordi di valorizzazione i Comuni di Sondrio, Torino e Firenze. È possibile che il prossimo accordo sia un sindaco pugliese a firmarlo. Un tavolo tecnico è stato già costituito e si è già riunito. Vi fanno parte, oltre alle Sovrintendenze, anche le Province di Brindisi, Lecce e Bat e i Comuni di Ostuni, Corsano e Barletta.Piero Ricci









   
 



 
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