Un’ esecuzione musicale è chiara convergenza di differenti contributi. D’altronde quale espressione del mondo reale è assolutamente pura? Una vivanda non è forse unione di sapore, consistenza e temperatura; un fiore di profumo, delicatezza, forma e colore; il suo stesso profumo di odore, persistenza ed intensità? Sulla qualità di un ascolto musicale, invece, incide il valore della composizione, la bravura dell’interprete, la condizione psicologica e fisica dell’ascoltatore (il godimento di un brano musicale risulta, ad esempio, ben diverso per lo stesso fruitore se questi è sereno e comodamente seduto su una confortevole poltrona o afflitto e assiso su dolorosi cocci di vetro), ma pure della bontà acustica della sala ospitante e quanto più. Un ruolo certo non trascurabile è quello degli strumenti musicali, come sarà facile da comprendere per chiunque abbia modo si usare differenti mezzi analoghi, come l’autista che guidi automobili diverse oil pittore che abbia a disposizione differenti pennelli. La bontà di uno strumento musicale è nella bellezza e possibilità di variazione del timbro, nell’ampiezza della sua gamma di intensità acustica, dal suono più flebile al più roboante, nella facilità e comodità di uso, parametri tutti capaci di migliorare i risultati dell’esecutore mediocre ed esaltare la bellezza di quelli dell’interprete più talentoso. Così diventa arte di non trascurabile importanza anche la costruzione e revisione di uno strumento musicale, il quale perciò può raggiungere un prezzo di acquisto anche decisamente impressionante. Tra i più costosi sicuramente gli strumenti ad arco, violini, viole, violoncelli e contrabbassi, anche perché, a differenza di uno strumento come il pianoforte, in gran parte meccanico, quindi condannato a consumarsi con l’uso, un violino, ad esempio, può vantare, oltre a differenti segreti del costruttore, la peculiarità che con il tempo le sue virtù sonore migliorino soprattuttose lo strumento è ben tenuto e regolarmente suonato, cosicché quando ci si trova di fronte ad un violino costruito da Stradivari, Guarnieri o Amati, perfettamente funzionante, si ha a che fare con uno strumento secolare che unisce in sé inimitabile felicità di costruzione, ottima conservazione, regolare buon uso e significativo valore antiquario. In tal caso il valore di acquisto riesce a lievitare fino a milioni di euro. Ma quali possono essere questi segreti di costruzione che fanno uno strumento unico ed eccezionale? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Zanesco, liutaio dal 2003, dopo una qualifica conseguita con un corso regionale sotto la guida di un maestro liutaio che lo ha poi seguito anche, dopo il periodo di studio, nella fase di inizio della sua attività lavorativa vera e propria. Insieme ai compagni di studi Pasquale e Salvatore Mancino e Clara Contadini ha dato così luogo ad “Anema e corde”, laboratorio di liuteria nel centro storico di Napoli, ad un tiro di schioppodal glorioso conservatorio di musica “San Pietro a Majella”. Qui si costruiscono e riparano violini, mandolini, chitarre ed altri prodotti di liuteria. Innanzitutto però, qual è il valore della scuola liuteristica napoletana nel tempo e nel mondo? «È un valore altissimo sicuramente. Se per gli strumenti ad arco il primato va incontestabilmente alla scuola cremonese, quella napoletana non sfigura certo, allo stesso tempo impera nella costruzione del mandolino, antichissimo strumento che fu perfezionato proprio a Napoli, tra i secoli XVIII e XIX. Uno strumento che attirò le attenzioni artistiche di musicisti come Antonio Vivaldi e Ludwig van Beethoven, ed è proprio un peccato che sul territorio nazionale e cittadino non goda di altrettanta attenzione da parte delle istituzioni scolastiche che non ne prevedono l’insegnamento nelle scuole medie ad indirizzo musicale e lo accolgono con rarità nei conservatori. Molte richieste di questi strumenti ci vengono dalla Germania e soprattutto dalGiappone dove gode di una grandissima considerazione con addirittura la costituzione di intere orchestre tutte esclusivamente di mandolini. Esemplare nel mondo, per quanto riguarda la costruzione di mandolini, è sicuramente la famiglia Calace, produttrice secolare, preceduta dalla famiglia Vinaccia». Come si costruisce questo strumento? «Per la costruzione completa di un mandolino occorrono circa due mesi. Su di una opportuna forma vengono distese doghe di legno di acero o di palissandro. L’acero darà uno strumento più sonoro, il palissandro uno strumento dal timbro più dolce. Anticamente si preferiva il palissandro anche perché le sale che accoglievano musica erano mediamente più piccole di quelle odierne. Col tempo, poi, anche gli strumenti sono diventati più grandi. Ottenuta così quella che si chiama cassa armonica, su questa viene fissata la tavola armonica, di legno di abete. Per maggiore idoneità viene preferito l’acero proveniente dalle regioni balcaniche el’abete delle zone di Bolzano e Trento. Il manico quindi viene costruito in acero, mogano o altri tipi di legni e la tastiera in ebano africano. Infine si fissano le otto corde, quattro coppie diverse, ad una estremità del manico per mezzo di una meccanica, simile a quella della chitarra, che ne permette l’accordatura. Operazione non certo trascurabile è la verniciatura dello strumento, che viene fatta con più mani di gommalacca, diversa quindi dalla vernice usata per il violino, giacché, a differenza di questo, il mandolino non viene suonato tenendolo sospeso tra una mano ed il mento, ma poggia continuamente sull’addome dell’esecutore e quindi la sua verniciatura è maggiormente soggetta a consumarsi». E la costruzione di un violino? «La costruzione di un violino non è troppo dissimile. L’altezza dello strumento, con la sua caratteristica forma, viene costruita con sei pezzi opportunamente incurvati, in legno di acero, sopra e sotto si pongono le due tavole, una diacero l’altra, quella più vicina alle corde, la tavola armonica, in abete. Ben quaranta saranno le mani di vernice». I segreti di costruzione? «Sostanzialmente nella vernice, ogni costruttore nel tempo modifica e sperimenta le proprie; e nella forma, attraverso piccole modifiche alla ricerca del miglior rapporto possibile tra volume complessivo della strumento, qualità e quantità di suono che riesce poi ad emettere e proporzione delle varie parti che lo costituiscono per la migliore utilizzazione dello strumento da parte di chi lo adopererà». Il mercato? «Ancora buono e meritocratico, certo una rarità al giorno d’oggi, malgrado i tanti strumenti per musicisti alle prime esperienze di studio, costruiti nell’est europeo ed in Cina, dal costo irrisorio ma, per la ovvia minor cura della costruzione, decisamente improponibili ad un esecutore che abbia già solo superato i primi anni di apprendimento».
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