Il presente della Spagna è fatto di incertezza economica e proteste popolari. Con una dose costante di altalene di indiscrezioni e smentite che fanno solo il gioco degli speculatori, lasciando gli spagnoli con la paura del baratro e una rabbia che li porta sempre più di frequente nelle strade. Nei giorni scorsi il governo spagnolo aveva escluso la richiesta all’Unione Europea di un salvataggio dopo le riunioni avute dal ministro dell’Economia Luis de Guindos con i suoi omologhi di Germania e Francia. “Si esclude sia di chiedere un salvataggio come hanno fatto Grecia, Portogallo e Irlanda, sia di sollecitare formalmente al fondo europeo Efsf l’acquisto di debito sovrano spagnolo”, avevano assicurato fonti governative citate giovedì da El Mundo. Le voci di una richiesta d’aiuto srestano però insistenti: ieri, l’ipotesi di un piano di salvataggio è stata confermata dall’agenzia Reuters, le cui fonti parlano di un provvedimento che vedrebbe coinvoltala Troika per circa 300 miliardi di euro se i tassi di rifinanziamento del suo debito restassero insostenibili come in questo momento. De Guindos ne avrebbe parlato con il suo collega tedesco Wolfgang Schaeuble martedì a Berlino. Schauble avrebbe detto al suo collega spagnolo che però non si può parlare di salvataggio finché non entrerà in funzione il fondo Esm, sul quale deve pronunciarsi il 12 settembre la Corte Costituzionale tedesca. Da Madrid è arrivata ancora una volta una secca smentita: “Non ci sarà alcun salvataggio, non è previsto”, ha detto ieri la portavoce del governo spagnolo, Soraya Saenz de Santamaria, in conferenza stampa a conclusione della riunione del Consiglio dei ministri a proposito delle indiscrezioni citate dalla Reuters. L’esecutivo presieduto da Mariano Rajoy sta tentando a tutti i costi di evitare di ricorrere agli aiuti per non dover sottostare alla sorveglianza della Troika, come è toccato a Grecia, Irlanda e Portogallo. E scarta anche l’ipotesi diricorrere al fondo salva stati che sarebbe abilitato a comprare titoli di debito sovrano. La situazione resta comunque molto difficile e vede l’Italia ad un passo da quanto accade ora in Spagna, non a caso le difficoltà del momento saranno il tema dell’incontro del prossimo 2 agosto, a Madrid, fra il primo ministro italiano Mario Monti e il premier spagnolo Rajoy. Intanto la situazione “sul campo” resta incandescente, la prospettiva di un futuro “greco” sta portando da settimane in piazza gli spagnoli. Ieri centinaia di tassisti hanno manifestato Madrid contro la nuova legge di ordinamento del trasporto urbano al vaglio del governo per la liberalizzazione del settore, contenuta nell’ultimo pacchetto di misure antideficit. I tassisti temono che la nuova legge porti ad un aumento dei taxi privati, dal momento che sarà soppresso il limite di un veicolo privato ogni 30 taxi, attualmente in vigore. E anche gli statali sono scesi nelle strade. “Non siamo la cassa di risparmio del governo,che la crisi la paghino i colpevoli” è stato uno degli slogan della protesta. I lavoratori dello Stato, come ormai fanno quotidianamente da due settimane, hanno manifestante ieri il loro malessere per le misure adottate dal governo centrale. Alle proteste per i tagli si aggiungono anche quelle per l’aumento dell’IVA, mentre i dati sulla disoccupazione diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica evidenziano che dopo le misure prese dal governo - e per la prima volta dal 2008 - la perdita di posti di lavoro si concentra nel settore pubblico, con un crollo del 5,5% su base annua.Alessia Lai
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