Più privato in sanità con la spending review
 











Ministro Renato Balduzzi

Forse qualcuno aveva pensato che fosse finita qui. Almeno per il momento. Invece arriverà molto presto una nuova tornata di liberalizzazioni. E anche questa volta non risparmieranno la sanità. Senza offrire dettagli, infatti, una nota di Palazzo Chigi diffusa al termine del Consiglio dei Ministri di ieri fa sapere che in questo campo “vanno coerentemente attuate quelle già avviate e ne devono essere promosse altre in altri settori. Occorre creare spazi nuovi per la crescita di autonome iniziative private, attualmente bloccate o rese interstiziali da una presenza pubblica invadente e spesso inefficiente (si pensi, a esempio, al settore postale; ai beni culturali e alla sanità)”.
Le liberalizzazioni, secondo il Governo, sono infatti essenziali affinché il Paese torni ad essere competitivo. E a questa finalità è stata dedicata l’intera riflessione della seduta di ieri del CdM. “Ciascun ministro – spiega la nota di Palazzo Chigi - è intervenutocontribuendo con idee, suggerimenti e proposte specifiche”. Quanto emerso nel corso della seduta si è trasformato, a fine giornata, in una “Agenda del Governo. Obiettivo crescita”. E cioè, secondo la nota di Palazzo Chigi, “una strategia coerente di misure che, nei prossimi mesi, rafforzeranno e completeranno l’azione sin qui condotta per introdurre nel sistema economica italiano più efficienza, più produttività, più competitività”.
Questo, come accennato, si tradurrà per la sanità anzitutto in nuove liberalizzazioni. Ma non solo. Nell’agenda del Governo c’è anche “la piena digitalizzazione dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione”, nell’ambito della quale “particolare attenzione verrà data all’operatività della carta d’identità elettronica e allo sviluppo della Sanità elettronica.
Nel breve termine, poi, il Governo si impegnerà a:
- riattivare il processo di definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza;
- definire, di concerto e con le Regioni, il Pattoper la salute 2013-2015;
- impostare i criteri per il riparto del FSN 2013, sulla base dei costi standard previsti dalla disciplina sul federalismo fiscale;
- riformare la libera professione dei medici (intramoenia) e intervenire sul regime di tutela dal rischio clinico per il personale sanitario;
- migliorare l’accesso alle cure per i portatori di malattie rare;
- attuare il piano per la non autosufficienza e promuovere l’assistenza domiciliare per gli anziani.
In pratica, il Consiglio dei Ministri ha informalmente dato il via libera al maxi decreto sulla sanità annunciato nei mesi scorsi dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Ma quale è l’obiettivo del Governo? “La sfida – spiega la nota di Palazzo Chigi - è tutelare e valorizzare il Servizio sanitario nazionale, contenendone i costi anche attraverso la riduzione gli sprechi e intervenendo dove la qualità delle prestazioni erogate non è all’altezza. Con la spending review si è inciso soprattutto sulladimensione dell’efficienza: con la riduzione dei posti letto, il provvedimento sulla prescrizione del principio attivo, i nuovi tetti e i regimi di scontistica sui farmaci e, soprattutto, con l’intervento sugli acquisti di beni non sanitari da parte di Asl e ospedali, per un ammontare complessivo di risparmi pari a 6,8 miliardi da qui al 2015. Altre misure importanti già adottate dal ministero, in collaborazione con le Regioni, sono l’introduzione dei nuovi modelli di rilevazione economica CE/SP delle aziende del Ssn e l’avvio della trasmissione telematica dei certificati di malattia”.
E ora si aspettano nuovi risultati.
Intervista al ministro Balduzzi: "Agenda del Governo per la sanità"
Il governo Monti ha deciso di privatizzare la sanità, ministro Balduzzi?
"Fintanto che sarò io il ministro non ci sarà privatizzazione della sanità. Del resto nel governo nessuno ha messo in discussione questa linea".
Tuttavia il comunicato del consiglio dei ministridurato venerdì nove ore, è chiaro: parla di "creare nuovi spazi per le iniziative private attualmente bloccate da una presenza pubblica invadente" e fa l’esempio della sanità.
"Non ci mettiamo a interpretare un comunicato. Nove ore sono servite a discutere di cosa ciascun ministero può fare per la crescita, non ci sono stati dissapori. Anche se abbiamo idee diverse, non essendo competitor l’uno rispetto all’altro, non ci bisticciamo. La discussione è stata lunga forse perché siamo un po’ matti e appassionati...".
Ministro, per la sanità sono previste liberalizzazioni, ad esempio meno vincoli all’attività privata dei medici del pubblico?
"La nostra linea di politica sanitaria è quella di confrontarsi con le corporazioni e le lobby ma di non farsene automaticamente condizionare. Liberalizzare è non sottostare alle volontà protezionistiche delle categorie. Per quanto riguarda l’attività cosiddetta intramoenia cioè quella libero-professionale dei medici che lavorano nel pubblico -che in alcune regioni non è stata regolata - puntiamo a creare trasparenza, un collegamento
in rete con l’azienda sanitaria, così che non è importante dove la si fa, bensì che sia tracciabile, che non sia un modo per scavalcare le liste d’attesa, che si sappia quanti pazienti vedi, e il guadagno dei medici. Se questo è liberalizzare la sanità, bene la stiamo liberalizzando. Però il pubblico è regolatore".
Insomma c’è un progetto di privatizzazione della sanità o no?
"Ma siamo matti. Abbiamo una delle migliori sanità del mondo, in cui il privato sta dentro le regole del servizio sanitario pubblico. Cosa vorrebbe dire aprire al privato: far pagare di più? O finanziarie in altro modo il servizio sanitario nazionale chiedendo ai cittadini più ricchi di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria? Il mio programma è un altro: che tutto sia nella massima trasparenza perché la si smetta di giocare alle spalle del servizio pubblico. Dopo di che, ci sono aperture al privato ma nel sensodi partnership pubblico-privato nell’edilizia sanitaria, per esempio".
Il nostro welfare sanitario è anche una voragine di soldi pubblici, con un record di disservizi soprattutto al Sud.
"Al tempo. La spesa pubblica italiana in sanità è sotto la media europea, il sistema è stato in grado di tenere. Che ci siano sprechi e inefficienze è la ragione per cui abbiamo fatto la spending review e io l’ho appoggiata, e sono anche stato attaccato".
E ci sarà un’altra revisione della spesa per la sanità?
"Non faremo un’altra spending review sulla sanità, ma dobbiamo pensare ad attuare quella che è stata fatta. La voragine poi è tale fino a un certo punto, non si può fare di tutti gli sprechi un fascio, questi vanno colpiti dove ci sono inefficienze, e ci sono anche nelle regioni virtuose come Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto, Marche e Umbria".
Retrocederà sulla tassa sulle bibite?
"E’ un’ipotesi. Non ne abbiamo parlato in Cdm. Non è la mia linea del Piave, però latrovo ragionevole: 3 centesimi in più a bottiglietta sono un segnale ai consumatori, alle mamme e ai papà per un comportamento alimentare più idoneo. Ne ricaveremmo 250 milioni di euro, che non è una cifra irrilevante. Potrebbero essere destinati al fondo per le non autosufficienze o a livelli di assistenza essenziale"
C’è molto nel decretone sulla sanità. Immagino che lei vorrebbe che il suo programma sanitario prosegua dopo le elezioni?
"Il governo Monti ha aperto alcune linee, ha dato i binari che potranno essere percorsi dal prossimo governo. Siamo consapevoli dell’orizzonte temporalmente limitato del nostro esecutivo".
E il suo impegno politico continuerà?
"Questo poi si vedrà". Giovanna Casadio-repubblica









   
 



 
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