Pensioni, "dalla casta alle l’hobby..."
 











Per tutti gli italiani andare in pensione è diventato un calvario.
Per quanto riguarda il Consiglio Regionale della Puglia, i vitalizi sono regolati dalla legge 8/2004. Secondo tale legge, bastano cinque anni in via Capruzzi per avere diritto ad un vitalizio pari al 40% dell’indennità di un consigliere (che corrisponde all’80% di quella di un deputato). Ogni legislatura in più, oltre la prima, comporta un abbassamento di cinque anni dell’età pensionabile. Inoltre se una legislatura finisce prematuramente, ad un consigliere basta versare volontariamente i contributi per gli anni restanti, per avere diritto al vitalizio.
Qui no: l’assegno mensile anche così supera i  tremila euro al mese, perché invece di essere tagliato come è avvenuto nel resto di Italia, viene periodicamente rivalutato. Dopo nemmeno un anno di lavoro puoi chiedere l’anticipo del Tfr, e fino a quando non hai raggiunto l’80% del dovuto puoi chiederlo anche l’anno dopo, el’anno dopo ancora. Qui il numero uno può andare in giro su un’auto di lusso straniera tremila di cilindrata, e al suo vice è concessa una duemila di cilindrata con tutti i comfort, anche se c’è una legge che dice che sopra i 1.600 cc non si può salire.
Sembrerebbe  che la pacchia sia finita. Anche se non per la casta attuale. Perché quello che i consiglieri regionali di questa legislatura hanno deliberato su pensioni e liquidazioni, varrà per i loro successori. Almeno su questo, tutti d’accordo. In modo bipartisan la proposta di legge sfornata  dall’Ufficio di presidenza, su impulso del presidente Onofrio Introna. Al termine di una riunione durata non più di un’ora, si è deciso sempre in modo bipartisan che l’unico a parlare fosse il presidente Introna. "Tra le altre misure di contenimento della spesa e di allineamento al trattamento dei lavoratori dipendenti  -  si legge in una nota diffusa dalla presidenza del Consiglio regionale  -  l’ipotesiprevede l’innalzamento al 65esimo anno d’età per l’erogazione del vitalizio. È prevista peraltro l’abolizione dell’attuale vitalizio, calcolato secondo il sistema retributivo, e viene introdotto il passaggio al sistema contributivo, recependo quanto indicato nel decreto legge 138/2011 (titolo IV, art. 14 lettera F) convertito in legge 148/2011, con misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo. Viene modificato, inoltre, l’istituto dell’assegno di fine mandato, riducendolo ad una mensilità per anno di consiliatura, fino ad un massimo di 20 anni".
La liquidazione record come quella di Copertino, insomma, sarà matematicamente impossibile: il nuovo calcolo, infatti, prevede che l’assegno di fine mandato sia calcolato sulla base dell’ultima indennità percepita per ogni anno di legislatura fino a un massimo di 20: se fosse stata vigente questa norma, l’ex presidente della giunta avrebbe incassato non più di duecentomila euro, pari all’indennità mensile di diecimila europer ogni anno di legislatura svolto. Anche il buon Magarelli, prima di intascare la pensione avrebbe dovuto aspettare altri dieci anni ma per incassare un assegno molto meno generoso dell’attuale che, al minimo sindacale, è pari al 40 percento dell’indennità percepita da chi è in carica al momento della richiesta.
Insomma, i consiglieri regionali sono pronti a tagliare i costi della politica ma mettendo le mani non nel proprio portafogli ma in quello dei loro successori che non si sa ancora se saranno 60 o 50. Questa è materia demandata alla commissione affari istituzionali guidata da Giovanni De Leonardis. Non c’è molta voglia di ulteriori sforbiciate, oltre a quella a 60 già fatta in prima lettura dello Statuto nel luglio scorso. Per questo ulteriore taglio c’è tempo. Come c’è tempo anche per studiare la proposta di modifica allo Statuto che prevede l’elezione diretta anche del vice presidente così da evitare elezioni anticipate in caso di dimissioni del governatore. Per oral’unica certezza riguarda il nuovo calcolo delle liquidazioni e la sforbiciata ai prossimi vitalizi che potranno essere varati in aula entro novembre. Quelli acquisiti, però, non si toccano. Tra diretti e di reversibilità, ce ne sono 178 e costano alle tasche dei pugliesi, quasi 12 milioni di euro all’anno.
I privilegi della Casta
Il doppio vitalizio di Fusillo è solo l’esempio più lampante sul versante locale dei privilegi della Casta politica. Due recenti inchieste, una dell’Espresso l’altra della Gazzetta del Mezzogiorno, hanno fatto luce sul trattamento che istituzioni, come Camera, Senato e Consiglio Regionale, riservano ai propri membri, una volta ritiratisi dalla scena politica. I dati, aggiornati ad agosto 2011, sono stati elaborati in base alle comunicazioni ufficiali delle singole istituzioni.
Deputati e senatori percepiscono quindi pensioni d’oro anche per aver portato a termine una sola legislatura (cinque anni). Anzi, la durata minima di cinque anni, per averediritto al vitalizio, è stata introdotta dal governo Prodi nel 2007. Prima bastava arrivare al giro di boa dei due anni e mezzo. Una circostanza che potrebbe contribuire a spiegare il comportamento di personaggi alla Scilipoti, disposti a votare di tutto pur di terminare l’attuale legislatura.
Alla Camera, per chi è stato eletto prima del 2008, resta tuttavia in vigore il vecchio regolamento del 1997, quindi il vitalizio viene concesso a condizioni vantaggiosissime. Ad esempio, l’età pensionabile è di 65 anni (con almeno cinque anni di contributi versati) come per tutti gli altri lavoratori, ma i parlamentari possono abbassare fino a 60 anni la soglia dell’età minima, scalando gli ulteriori anni di mandato, a parte i primi cinque, eventualmente compiuti.
Come se non bastasse, gli eletti e ritirati prima del 1996 godono di ulteriori privilegi. Essi possono, infatti, scalare dalla soglia minima di età pensionabile non cinque ma tutti gli anni di mandato effettuati. Ad esempio, l’exministro Alfonso Pecoraro Scanio, forte di ben cinque legislature portate a termine, è andato in pensione a 49 anni e percepisce attualmente 5.802 € mensili, al netto delle ritenute.
La corposità delle pensioni è consentita da un semplice trucco con cui la Casta si è difesa dal passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. I comuni lavoratori percepiscono oggi lo stipendio in base ai contributi effettivi versati durante gli anni di lavoro. Il vitalizio dei parlamentari è invece calcolato sull’indennità lorda (11.703 € alla Camera, 12.005,95 € al Senato) e sulla percentuale legata agli anni di mandato. Cinque anni di mandato corrispondono quindi al 25% dell’indennità. E così a salire.
Il costo totale della spesa per garantire pensioni così ricche è calcolato in 200 milioni di euro annui. Nella recente discussa manovra economica è previsto per i parlamentari il cosiddetto contributo di solidarietà, una decurtazione del vitalizio del 5% ma solo per i trattamenti compresitra i 90 e i 150mila euro, ovvero solo per i parlamentari con oltre 15 anni di mandato. Un provvedimento quasi irriverente considerati i tagli imposti alle pensioni dei comuni mortali.
Tale trattamento porta la Regione Puglia a spendere più soldi per i politici ritirati che per quelli in carica. Ogni mese la regione paga ben 134 vitalizi diretti agli ex consiglieri e 39 assegni di reversibilità (al 65%) alle vedove di consiglieri deceduti. Per un costo totale di 937mila euro al mese. Contro gli 830mila spesi per gli indennizzi alla Giunta Vendola e all’attuale Consiglio. B. M.









   
 



 
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