Lavitola a Berlusconi: "Lei è in debito con me"
Fini: "Ex premier corruttore". Replica: lo querelo
 











Venti pagine di una lettera scritta al computer. Per richiamare al pagamento dei suoi "debiti morali" e materiali Silvio Berlusconi. E per raccontare "il mostro" che lui stesso, Valter Lavitola, dice di essere diventato. Con un ampio spazio dedicato all’affaire "casa di Montecarlo". Parole che infiammano la politica. "Berlusconi è un corruttore, sono disgustato", dice Gianfranco Fini. Con la replica immediata di Bonaiuti che annuncia "azioni giudiziarie" nei confronti del presidente della Camera.
All’origine del caso una lettera, datata "Rio de Janeiro 13 dicembre 2011", e sequestrata dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza su mandato dei pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. E’ stata trovata nel computer dell’uomo d’affari italoargentino Carmelo Pintabona  -  indagato perché ritenuto il tramite tra Lavitola e l’ex premier  - e depositata agli atti del giudizio immediato a carico di Valter Lavitola (exdirettore ed editore de l’Avanti! imputato di tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi). In quello scritto, che secondo quanto riferito da Pintabona non sarebbe stato recapitato al Cavaliere, Lavitola detta le sue condizioni all’uomo che, in quel momento, è il capo del governo italiano. Indica nomi, fatti, circostanze sulla cui fondatezza sono in corso accertamenti. Ovviamente, è solo la versione di Valter.
"Lei mi fa male a paragonarmi ai mafiosi"
Valter
comincia con un richiamo all’ex premier. "Leggere che lei mi accomuna a un mafioso mi ha fatto molto male", scrive a Silvio. Lavitola si riferisce a quanto dichiarato dal maggiordomo di Palazzo Chigi agli inquirenti napoletani Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, il quale ricorda che "quando consegnai le sim straniere a Berlusconi lui disse "ma guarda un po’ queste cose le fanno i mafiosi"".
Lavitola spiega ancora: "Le dico francamente: non so se le sue prese di distanza sono reali, o frutto di un misto diistinto di conservazione, vigliaccheria e cattivi consigli, o come spero, di un giusto e normale gioco delle parti".
"Ecco perché è in debito con me"
Berlusconi, asserisce Lavitola, era "in debito" per una pluralità di ragioni: "Per aver io comprato De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie, e assieme a Ferruccio Saro e al povero Comincioli aver lavorato Dini. Ciò dopo essere stato io a convincerla a tentare di comprare i senatori necessari a far cadere Prodi". Quanto al ruolo che notoriamente Lavitola aveva svolto nell’affaire della casa di Montecarlo, che risulterà riconducibile al cognato del presidente della Camera Fini, Lavitola per la prima volta mette nero su bianco e ricostruisce testualmente: "Ho ricevuto 400-500mila euro di rimborso per la casa di Montecarlo" e racconta di aver fatto arrivare in Italia"i documenti originali di Santa Lucia con un volo privato da Panama a Roma con un volo messo a disposizione dal presidente panamense Martinelli". "Li portarono fuori (i documenti, ndr) i piloti".
"La foto di Berlusconi con i camorristi"
Entra in gioco nella lunga lettera di Lavitola anche il presunto ruolo svolto, secondo Valter, a tutto campo da un ex maresciallo dei carabinieri, Enrico La Monica, già coinvolto assieme al parlamentare del Pdl Alfonso Papa e all’uomo d’affari Luigi Bisignani nell’inchiesta sulla P4. Il sottufficiale avrebbe distrutto, scrive Lavitola, alcune fotografie in cui Berlusconi era ritratto insieme con l’ex governatore della Campania Antonio Bassolino e alcuni affiliati a clan camorristici. Affermazioni su cui Bassolino interviene dicendo: "Ho incontrato Berlusconi sempre e soltanto in sede istituzionali: al comune di Napoli, in Prefettura, a Palazzo Chigi. E’ allora evidente che l’affermazione contenuta nella lettera di Lavitola di presuntefotografie  poi distrutte da un certo Lamonica  è non solo destituita di ogni fondamento ma è anche una torbida provocazione".
Ma torniamo alla lettera. Scrive Valter, riferendosi alle inchieste che lo vedono sotto accusa tra Napoli, Roma e Bari: "Tra le "aberranti accuse a me mosse", c’è dunque la P4, "per averLe insistentemente raccomandato il maresciallo La Monica. Era la fonte che ha quantomeno ha contribuito a salvare Bertolaso (glielo può chiedere), ci ha coperti nell’indagine sull’acquisto dei Senatori, ha dato una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, e ha eliminato alcune foto che La vedevano ritratto assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero). Eravamo  -  prosegue la lettera di Lavitola  -  in grande debito e lui si era reso conto che Bisignani e Papa lo sfruttavano e lo prendevano in giro promettendogli di andare aiServizi per guadagnare 2000 euro in più al mese. Io lo mantengo da un anno in Senegal. Non c’è nulla di più pericoloso di un amico che si sente tradito, abbandonato e senza vie di uscita".
"Ricordi che lei doveva farmi ministro"
Ecco i presunti impegni che, secondo Lavitola, sarebbero stati assunti da Berlusconi nei suoi confronti e in gran parte disattesi. "Lei mi ha ha promesso: più volte di entrare al Governo (persino mi chiamò dopo la nomina della Brambilla e con onestà mi disse che era dispiaciuto di non riuscire solo con me a mantenere la parola); di mandarmi al Parlamento Europeo (alle precedenti presi da solo 54.000 preferenze); di entrare nel Cda della Rai; che il primo incarico importante che si fosse presentato sarebbe stato per me (inizio 2010), di collocare la Ioannuci nel cda dell’Eni; di nominare Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica".
"Ecco perché mi aspetto il suo aiuto"
Valter chiede posti di  "lavoro"  per la moglie, la sorella,il suo ex autista, due ragionieri e un giornalista, con tanto di indicazione di qualifica e stipendio. Quindi una serie di pagamenti in contanti: mezzo milione di dollari per un affare, 5 milioni per un pagamento che deve ad un avvocato, 900mila euro per un’altra pratica. Infine riepiloga a numeri, e tra parentesi, tutti i soldi che vuole incassare da Berlusconi "come prestito". E assicura: "Assieme alla somma prima elencata (900.000 $ + 500.000 $ + 5 milioni di euro) le restituirò anche i 255 mila euro residuo dei 500.000 affidatimi per i Tarantini". E aggiunge: "È la prima volte che le chiedo un aiuto (...) Senza il suo prestito, con le fideiussioni che ho prestato, mi ridurrei (Dio non voglia) alla fame". Tutto, sostiene ancora Valter, "per avere indotto Tarantini a mentire nel 2009 (sulla vicenda delle escort su cui indaga Bari, ndr), pur essendo io indagato solo dal giugno 2011. Da ciò è nato il mostro che sono diventato e con il quale nessuno vuoel avere più a che fare.
Lareazione di Fini. Commentando la lettera - per quanto riguarda la vicenda della casa di Montecarlo - il presidente della Camera lancia un durissimo attacco all’ex premier: "ll signor Berlusconi è un corruttore - dice ospite di Otto e mezzo - e ora se vuole mi quereli. Io parlo agli elettori, a me dispiace che tanti amici non abbiano capito quale è la natura del Pdl. La destra doveva essere un’altra cosa. Il mio errore capitale è stato confluire nel Pdl". E ancora: "Ci avevano avvisato, io ho fatto il ministro degli Esteri e ho molti amici anche a livello di intelligence, che quel documento era falso ed era ottenuto attraverso una estorsione. E’ stata una delle più disgustose campagne mediatiche, è il metodo Boffo". "Dovrei dire che sono soddisfatto e che il tempo e ’ galantuomo - conclude - invece dico che sono profondamente indignato e spero che gli italiani capiscano ora chi e’ Silvio Berlusconì. Provo disgusto nei confronti di una persona che davvero merita di essere conosciuto perquello che autenticamente è. E non mi riferisco a Lavitola".
Berlusconi annuncia azioni giudiziarie. La replica del Cavaliere arriva un’ora e mezzo dopo l’attacco di Fini. Ed è affidata al portavoce, Paolo Bonaiuti. "Silvio Berlusconi, in relazione alle dichiarazioni di questa sera di Gianfranco Fini, ha dato ampio mandato ai suoi legali di esperire tutte le più opportune e necessarie azioni giudiziarie". In una nota dell’ufficio stampa di palazzo Grazioli si legge: "Stupisce che Fini fondi le sue opinioni su un documento il cui contenuto non è stato in alcun modo avvalorato dal suo asserito autore e non ha avuto alcun riscontro nelle sedi proprie". Gianfranco Fini, in una controreplica, si dice "lieto" dell’azione giudiziaria e chiude: "Ci vedremo in tribunale".Dario Del Porto e Conchita Sannino-repubblica.it









   
 



 
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