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Risultanti sorprendenti, soprattutto in periodo di crisi quando molte altre conferenze scientifiche non sono riuscite a riunire altrettanti partecipanti, né tantomeno a vedere i propri numeri aumentare, invece che diminuire. “Con i tempi che corrono, dal punto di vista, finanziario era inaspettata questa partecipazione”, ha spiegato Alan Howard, amministratore delegato di ESMO. “Invece siamo riusciti a superare anche il nostro precedente record di 15.949 delegati, che avevamo realizzato nel 2010”. Un totale di 16.394 delegati, 140 sessioni, 68 stand di aziende, 28 di associazioni no-profit. Questi i numeri dell’ultimo Congresso della European Society of Medical Oncology, ESMO 2012, che si è concluso ieri a Vienna. Ma l’attenzione alla crisi va oltre considerazioni di questo tipo. Un’intera sessione del Congresso è infatti stata dedicata proprio al crescente problema dei fondi nel campo dell’oncologia, analizzando in particolare la gestione deicosti nelle terapie emergenti. Jose Martin-Moreno, dell’Università di Valencia, ha spiegato in questa occasione, come i costi annuali delle terapie oncologiche arrivano ormai a 124 miliardi di euro nella sola zona Europea, il che vuol dire che nel nostro continente tra il 4 e il 10 per cento della spesa sanitaria dipende proprio dalla cura e il trattamento dei malati di cancro. Oltre ai costi della sanità, infatti, ci sono da considerare quelli derivanti dalla perdita di produttività nel lavoro, o della mortalità. Ma la spesa pubblica in questo campo sta diminuendo in tutta Europa, con conseguenze sociali forse prevedibili. “La crisi finanziaria ha portato all’estremo tutte le differenze nelle classi sociali, compresa quella riguardante la salute”, ha spiegato Martin-Moreno. “Così, spesso, la differenza di trattamento e di farmaci usati dipende dalle diversità salariali o geografiche, di classe. E questo è un problema di cui dovremo occuparci”. Una delle soluzioni potrebbeforse essere quella della medicina personalizzata, che permette di risparmiare soldi su terapie che già sappiamo non funzioneranno su determinati pazienti. “Ma è chiaro che perché si possano sviluppare c’è bisogno di importanti investimenti nella ricerca a breve termine”, ha precisato il ricercatore. Altro modo per risparmiare, è quello di cambiare il modo in cui si conducono i trial, visto che si stima che la spesa media per lo sviluppo di un farmaco sia decuplicata nell’ultimo decennio. “Si deve aprire l’era del cosiddetto ‘disegno adattivo’ dei farmaci, che consiste nel rendere più efficiente uno studio conservandone allo stesso tempo la validità e l’integrità”, ha spiegato Andy Grieve, docente dell’SVP Clinical Trials Methodology Innovation Center di Colonia. “Con questo approccio aspetti di uno studio come il numero di soggetti, durata, endpoint, popolazione, numero di trattamenti, analisi e ipotesi possono variare nel corso del trial stesso, in modo da ridisegnarlo in corsod’opera secondo i dati che man mano si raccolgono. Non si può fare per tutti i tipi di ricerca, ma può essere un punto di partenza”. Inoltre, spiegano gli esperti, servirebbe una certa flessibilità riguardo quali sperimentazioni continuare e quali no. “Uno dei motivi per cui i trial pesano così tanto sul bilancio della sanità pubblica è che spesso non ci si rende conto subito del fallimento di alcuni trial di fase III”, ha spiegato Jean-Pierre Armand, ricercatore all’Institute Gustave Roussy di Villejuif, in Francia. “Dovremmo essere più intelligenti, e assicurarci di non condurre enormi trial di fase III su farmaci che già hanno mostrato che probabilmente non saranno efficaci. O al contrario, non continuare a sperimentare all’infinito sostanze che hanno dimostrato già da subito di funzionare. Che è proprio quello che è successo con i dati di crizotinib presentati da Alice Shaw”. Infine, una considerazione che va oltre quella dei costi di farmaci e trial. “Dobbiamo imparare aconsiderare molto di più fattori come la qualità della vita dei pazienti”, ha spiegato ancora Grieve. “Non solo per loro, ma anche per la società tutta. Perché mantenere i pazienti oncologici in grado di vivere la propria esistenza, lavorare ed essere soddisfatti, può aiutare anche a tagliare i costi sanitari”.Laura Berardi(...) Le novita: i 5 farmaci rivelazione contro il cancro Quali sono stati – oltre a tivantinib e crizotinib – i protagonisti di ESMO 2012? Sono i farmaci che “potrebbero migliorare il trattamento del cancro negli anni a venire”, come li ha definiti Ahmad Awada del Jules Bordet Institute, chair a ESMO 2012. Cancro alla prostata resistente alla castrazione e progressivo: ODM-201 Si tratta di un agonista del recettore degli androgeni, che ha dimostrato in uno studio su 15 pazienti di ridurre dell’87% i livelli dell’antigene prostatico specifico, enzima usato per riconoscere il carcinoma alla prostata e altre anomalie. Tumori solidi di stadioavanzato: EMD 1214063 Il recettore C-MET è un bersaglio che viene preso in considerazione sempre di più per il trattamento del cancro. Il farmaco sperimentale orale EMD 1214063 è un inibitore altamente selettivo e reversibile che causa inibizione della crescita e regressione dei tumori, che siano dipendenti o meno dal fattore di crescita HGF, che ha dimostrato di essere promettente in modelli pre-clinici e nei primi dati clinici. Tumori solidi di stadio avanzato: TAK-733 Un inibitore orale di MEK, che dimostra in dati preliminari di essere generalmente ben tollerato e farmacodinamicamente attivo, con segni di attività antitumorale nei pazienti con tumori non ematologici. Tumori solidi di stadio avanzato: LDK378 Nel primo studio sugli esseri umani questo inibitore di Alk ha dimostrato un’attività fuori della norma sul carcinoma polmonare non a piccole cellule, su pazienti in cui il tumore era progredito dopo l’uso di crizotinib. Tumore al polmone con mutazione Egfro Alk: AUY922 L’inibitore di HSP90 ha dimostrato in uno studio di fase II su 121 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule precedentemente trattato, di essere attivo sia nei pazienti con mutazioni Alk che Egfr. I risultati di risposta totale e di sopravvivenza libera da progressione giustificano ulteriori studi.(...) Tumore al polmone. Il punto su crizotinib La sessione più partecipata di ESMO 2012? Sicuramente quella in cui Alice Shaw, docente al Massachusetts General Hospital Cancer Center di Boston ha presentato uno studio che potrebbe cambiare il modo di approcciarsi ai pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) in pazienti positivi ad Alk, tramite l’uso di crizotinib: il farmaco orale sarebbe più efficace dello standard di chemioterapia per i pazienti di questo tipo, con tumore avanzato e che sono stati precedentemente trattati con chemioterapia a base di platino. Alterazioni del gene Alk (anaplastic lymphoma kinase) si trovanocirca nel 5% di tutti i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule, il più comune tipo di cancro ai polmoni. La ricerca presentato da Shaw è il primo trial randomizzato ad essere stato su un campione di pazienti scelti proprio perché presentavano tumori con questo tipo di alterazioni. Lo studio, condotto dagli scienziati statunitensi su un campione di 347 persone, è il primo che ha permesso un confronto faccia a faccia di crizotinib con la chemioterapia standard (pemetrexed o docetaxel), dimostrando la superiorità del primo sia in termini di risposta, che di sopravvivenza libera da progressione, che di qualità della vita dei pazienti. Dunque lo studio porrebbe il farmaco come nuovo standard di cura per la popolazione di pazienti considerata. I dati dimostrano infatti che la sopravvivenza media libera da progressione risultava più che doppia nei pazienti trattati con crizotinib rispetto alla terapia standard: 7,7 mesi contro appena 3. La risposta complessiva al farmaco èstata del 65% per il primo farmaco contro il 20% nel campione di riferimento. L’unica cosa che ancora non si può stabilire sono le differenze nella sopravvivenza totale, poiché lo studio è ancora troppo recente per trarre conclusioni di questo tipo. Inoltre, proprio a causa dei risultati così stupefacenti, molti pazienti precedentemente in terapia standard sono passati a un certo punto dello studio all’uso di crizotinib, il che rende il confronto tra le differenze sulla sopravvivenza complessiva nei due bracci dello studio più difficile da fare. Gli effetti collaterali più comuni per il farmaco sono stati diarrea, nausea, vomito e transaminasi alte. L’incidenza di eventi più gravi è stata uguale nei due bracci dello studio, pari al 31%, ma solo il 6% dei pazienti trattati con crizotinib ha dovuto abbandonare il trial a loro causa, contro il 10% di quelli curati con terapia standard. In ogni caso, a prescindere dagli effetti collaterali, i pazienti stessi riportavano una qualitàdella vita migliore nel caso fossero trattati con il primo farmaco e non con la normale chemioterapia. “Non c’è ormai dubbio che questo farmaco orale sia più efficace della terapia standard in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule, con la specifica alterazione Alk e già precedentemente trattati”, ha commentato Enriqueta Felip, ricercatrice dell’Università di Vall d’Hebron a Barcellona non coinvolta nello studio, e chair della sessione sul cancro Nsclc metastatico. Dopo l’implementazione di terapie specifiche per il cancro ai polmoni per i pazienti i cui tumori erano definiti da mutazioni Egfr, questo è il secondo gruppo di pazienti con Nsclc che dimostra di beneficiare in maniera inconfutabile di una terapia il cui bersaglio è una precisa alterazione molecolare. Dunque non solo una buona notizia per chi è affetto da questo tipo di cancro, ma anche un risultato che porta ottimismo per lo sviluppo di nuovi trattamenti mirati.(...) Gli oncologi italiani:"Troppi tagli. La nostra oncologia è minacciata". Roberto Labianca, presidente del Collegio dei primari di oncologia ospedaliera, coglie l’occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) concluso ieri a Vienna, per lanciare l’allarme: "La rete oncologica nazionale rischia di essere smantellata". "A questo congresso la presenza di scienziati italiani è molto rilevante ma è inutile gloriarsi - osserva Labianca parlando con i giornalisti - Il ministro Balduzzi ha detto che l’oncologia italiana è di eccellenza, però la spending review può farci perdere quanto realizzato fin qui, ci vuole poco a tornare indietro: attenzione ai tagli indiscriminati, se si taglia male si tagliano teste. Dobbiamo salvaguardare la vita dei pazienti". Per questo il Cipomo ha chiesto un incontro con il ministro della Salute e con la Commissione sanità del Senato e creerà un osservatorio per segnalare le difficoltà esistenti. Labianca ha citato casi di primari andati inpensione e non sostituiti, accorpamenti di reparti, difficoltà di accesso alle terapie: "Così si contraddicono i principi di equità e si causano discriminazioni. Sentiamo sempre più pazienti che vanno all’estero". Secondo gli oncologi la spending review deve eliminare gli sprechi ma non ridurre indiscriminatamente le spese: sarebbe importante capire quanto costa l’oncologia in Italia, così come una ricerca presentata al Congresso ha calcolato la spesa per tumori in Europa. "Partecipare all’Esmo è importante per mettere a confronto le esperienze, ricevere I giusti riconoscimenti ma anche capire le nostre mancanze. L’oncologia italiana ha raggiunto un buon livello non grazie ma nonostante i politici e a volte contro i politici. Ora è in difficoltà e bisogna agire perchè l’organizzazione sia funzionale.
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