Senza lavoro, senza stipendio, senza soldi per pagare l’affitto. In rapida successione e in un rapporto di causa-effetto a cui manca solo l’epilogo: lo sfratto. È la sorte che pende sul capo di oltre diecimila famiglie di Milano e provincia (la cifra esatta è 10.372), il 90 per cento di quelle che hanno un procedimento di sfratto convalidato, i due terzi di coloro per i quali il procedimento è esecutivo, con la concessione della forza pubblica per eseguire lo sgombero coatto dell’alloggio. Solo quindici anni fa, a fine anni Novanta, gli sfratti per morosità erano appena uno su 10. Ma la crisi economica ha costretto a diventare inadempienti anche le famiglie che hanno sempre pagato l’affitto con regolarità, portandole sull’orlo del baratro rappresentato dalla perdita del tetto. L’allarme arriva da Sunia, Sicet e Uniat, i sindacati inquilini di Cgil, Cisl e Uil, che hanno diffuso le ultime statistiche relative ai 16.783 sfratti esecutivi pendenti.«È una situazione che si aggrava ogni anno di più e che fa a pugni con il dato degli 80mila alloggi sfitti in città, di cui 45mila di proprietà pubblica - spiega Stefano Chiappelli del Sunia Cgil - Chiediamo un incontro col prefetto per arrivare al blocco degli sfratti, considerando che a luglio ne erano già stati eseguiti 2.118 e si va avanti spediti al ritmo di 4-5 al giorno. Le famiglie, oltre a non avere lavoro, si trovano in strada da un giorno all’altro». Un quadro drammatico che stride con il taglio dei fondi per il sostegno all’affitto, risorse delle quali nel 2011 avevano beneficiato 7.537 famiglie milanesi. «Quest’anno - denuncia Leo Spinelli, segretario regionale del Sicet - lo Stato ha eliminato il 93 per cento delle risorse, la Regione il 41. Il risultato è che si crolla dai 40,8 milioni disponibili l’anno scorso per la Lombardia ai 12 odierni». Per legge ogni Comune deve integrare il fondo regionale con una quota proporzionale: dai complessivi 6,4 milioni del 2011si passa a 4,8. I sindacati aggiungono che al taglio delle risorse è seguita anche la decisione di abbassare la soglia di accesso al contributo una tantum di 1200 euro: potranno presentare domanda con qualche speranza di essere accettati solo i nuclei con reddito Isee (reddito complessivo, al netto dell’Irpef e delle spese mediche, diviso per il numero dei componenti della famiglia e rapportato alle aggravanti del disagio familiare o personale) non superiore a 4mila euro annui. «A Milano in questo modo - continua Spinelli - resteranno escluse 6.400 famiglie che per mancanza di requisiti non potranno più presentare domanda: soprattutto pensionati soli con la minima, genitori separati con figli a carico e i single in difficoltà che sono in forte aumento». I sindacati sono già passati al contrattacco e dal Comune di Milano hanno ottenuto la promessa che oltre un milione e 100mila euro verrà destinato a finanziare, in tempi brevissimi, un nuovo bando per il sostegno all’affitto conrequisiti meno draconiani. A giorni si riaprirà anche il bando per le case popolari: oggi in graduatoria ci sono 23mila nominativi (34mila domande presentate) ma le assegnazioni non sono più di 800 all’anno. Metà delle quali vanno a famiglie finite in strada dopo lo sfratto.Zita Dazzi-repubblica
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