Ancora tagli alla sanità per 1 miliardo in beni e servizi
 











Il Consiglio dei ministri ha varato ieri notte la legge di stabilità 2013. Tra le norme un’ulteriore stretta alla sanità. I dettagli non sono ancora chiari, anche perché fino al termine del Consiglio si era parlato di 1,5 miliardi di tagli (come riporta anche la bozza del provvedimento entrato in Cdm) mentre in conferenza stampa il ministro dell’Economia Grilli ha invece precisato che "i tagli relativi al capitolo sanità ammontano a un miliardo di euro a regime".
Pochi dubbi, invece, sul come arrivare a questa nuova riduzione del fondo sanitario dopo quella della prima ondata di spending review.
Ancora una volta la via scelta dal Governo è quella della riduzione delle poste d’acquisto di beni e servizi, attraverso due mosse: l’innalzamento al 10% della riduzione degli oneri per i vecchi appalti e l’abbassamento del tetto di spesa per i dispositivi medici che scenderà rispettivamente, al 4% nel 2013 (era al 4,9%) e al 3,9% dal 2014 (era al4%). Queste le cifre nella bozza entrata. Vedremo se le parole di Grilli (1 miliardo a regime e non 1,5 come si era ventilato) si tradurranno in ritocchi a tali misure.
Nel comunicato del Governo si precisano in ogni caso i dati di partenza di questa nuova operazione di revisione della spesa, sottolineando che "Le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa “aggredibile” pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, 7 miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi".
Ma ecco il comunicato integrale di Palazzo Chigi (per la sintesi delle norme di interesse sanitario clicca qui):
Il Consiglio ha approvato il disegno di legge contenente le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità) e il disegnodi legge contenente il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015.
La Legge di stabilità per il 2013-2015 rappresenta lo strumento con cui sono disposte le misure necessarie a realizzare gli obiettivi programmatici indicati nei documenti di programmazione di bilancio e finanza pubblica. I tempi e i contenuti della procedura sono coerenti con quanto previsto nell’ambito del cosiddetto Semestre Europeo, recentemente introdotto nell’ambito dell’Unione europea al fine di rafforzare le regole che presiedono ai meccanismi di governance e di coordinamento delle politiche macroeconomiche e fiscali.
Quest’anno la Legge di stabilità per il 2013-2015 consente, come previsto dagli impegni assunti in Europa, di conseguire il pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013.
Con la Legge di stabilità sono previste inoltre le norme che assicurano il coordinamento della finanza pubblica dei vari livelli di Governo, alfine di rispettare i requisiti economici e finanziari così come disposto dal Trattato di Maastricht, che anche l’Italia ha sottoscritto nel 1992 (parametri di Maastricht).
 Con particolare riferimento al bilancio dello Stato, la legge di stabilità dispone le misure di modifica della legislazione vigente, su cui si fonda la previsione contenuta nel disegno di legge di bilancio. In base alle leggi in vigore, infatti, la legge di approvazione del bilancio non può introdurre nuovi tributi e nuove spese. La legge di bilancio, prevista dall’articolo 81 della Costituzione, in particolare, è il mezzo con cui il Parlamento autorizza il Governo a sostenere le spese indicate nella stessa legge di bilancio e ad acquisire le entrate previste per il successivo esercizio finanziario.
Il disegno di legge di bilancio e il disegno di legge di stabilità sono presentati al Parlamento entro il 15 ottobre di ciascun anno.
Gli obiettivi sono 5: anzitutto, evitare l’aumento di due puntipercentuali dell’IVA a partire da giugno 2013. La legislazione vigente prevede l’aumento dell’IVA a partire dal primo giugno 2013. Con la legge di stabilità l’aumento viene dimezzato. Gli altri obiettivi sono i nuovi incentivi per l’aumento della produttività; le garanzie per gli esodati; la copertura del quadro esigenziale dei Ministeri per il 2013; il pagamento degli arretrati delle PA. Per realizzarli sono previsti tre strumenti. Il primo strumento è la revisione della spesa pubblica (spending review); il secondo comprende degli interventi fiscali in materia bancaria e assicurativa; il terzo, infine, riguarda l’imposta sulle transazioni finanziarie.
La legge di stabilità prevede anche la rimodulazione di alcune tax expenditures per i redditi superiori ai 15mila euro:
- si introduce una franchigia di 250 Euro per alcune deduzioni e detrazioni IRPEF e, per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità a 3000 euro.
- si prevede anche l’assoggettabilità adIRPEF delle pensioni di guerra e di invalidità.
Al fine di introdurre un importante elemento di equità nella revisione della tassazione sui redditi e agevolare i consumi delle famiglie dal reddito più basso, la legge di stabilità introduce inoltre una riduzione di un punto percentuale (da 23 a 22 punti e da 27 a 26) dell’aliquota IRPEF sui primi due scaglioni di reddito (da 0 a 15mila euro e da 15mila a 28mila euro).
Nell’ambito della legge di stabilità il Consiglio ha approvato il secondo capitolo delle disposizioni per la revisione della spesa pubblica (spending review). Le nuove misure confermano l’azione avviata dal Governo il 5 luglio: razionalizzare la spesa pubblica, migliorare l’efficienza delle amministrazioni e mantenere inalterata la qualità dei servizi per i cittadini (cfr. comunicato stampa n. 38 del 5/6 luglio 2012).
La prima fase della spending ha garantito un risparmio di circa 4,4 miliardi per il 2012, 10,3 miliardi per il 2013 e 11,2 miliardi per il 2014.La spesa censita alla quale fanno riferimento questi risparmi è pari a circa 60 miliardi di acquisto di beni e servizi. Le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa “aggredibile” pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, 7 miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.
A regime, il risparmio derivante dalla spending review è di 3,5 miliardi .
L’analisi del Commissario straordinario per la spending review Enrico Bondi si è avvalsa delle segnalazioni degli oltre 135mila cittadini e associazioni che hanno partecipato alla consultazione pubblica di maggio segnalando sprechi e inefficienze. Le voci di spesa su cui interviene il provvedimento allo scopo di ridurne gli eccessi sono: la reingegnerizzazione della rete di illuminazione pubblica,segnalata da oltre 8000 cittadini e predisposta con il contributo dell’associazione Cielobuio; gli acquisti di beni e servizi non sanitari, segnalati da oltre il 27% dei cittadini che hanno partecipato alla consultazione; il trasporto pubblico locale, oggetto di oltre 2000 segnalazioni; le università; le consulenze per l’informatica (oltre 5000 cittadini hanno scritto suggerendo soluzioni per l’ICT nelle pubbliche amministrazioni); gli affitti e la gestione degli immobili dello Stato (segnalate dal 2% dei cittadini).
Un capitolo importante del provvedimento riguarda i controlli dei bilanci delle Pubbliche Amministrazioni. Il Consiglio dei Ministri il 4 ottobre ha aperto ai controlli in tempo reale dei bilanci della PA (cfr. comunicato stampa n. 48 del 4 ottobre 2012). In particolare verrà rafforzata la capacità di controllo sui bilanci degli enti locali, che farà leva sulla Corte dei Conti, sui servizi ispettivi della Ragioneria Generale dello Stato e sulla Guardia di Finanza.
Inoltre si sta promuovendo una manutenzione del sistema SIOPE per renderlo uno strumento di controllo di gestione anche sotto l’aspetto economico e tentare di impostare la rilevazione dei consumi, elemento questo sistematicamente assente nei controlli fino ad oggi effettuati.
onostante la crisi oltre 8 aziende sanitarie su 10 hanno pianificato investimenti per espandersi in nuovi mercati e sviluppare nuove tecnologie. Secondo i risultati della quinta indagine annuale “Pain in the (Supply) Chain” di Ups, in tutto il mondo i dirigenti del settore sanitario stanno, conseguentemente, investendo nelle rispettive supply chain (gestione della catena di distribuzione) in vista di una continua crescita globale, con diverse preoccupazioni legate principalmente al crescente numero di normative e alle riforme sanitarie.
L’indagine di Ups, condotta da Tns, riflette le opinioni di un campione di top dirigenti delle supply chain di aziende del settore farmaceutico, biotecnologico e delleapparecchiature medicali negli Stati Uniti, in Europa occidentale, in Asia e in America Latina.
Secondo il 65% degli intervistati, dunque, la conformità alle normative è vista come la preoccupazione principale che investe specificatamente la supply chain, al secondo posto si è classificata la gestione dei costi (60%), mentre, sono salite al terzo posto nella classifica dei timori la sicurezza e l’integrità dei prodotti, citate dal 57% degli intervistati.
“Negli ultimi anni i problemi relativi alla compliance ed alla gestione dei costi hanno rappresentato delle costanti per i responsabili della supply chain del settore sanitario, mentre sono aumentate le preoccupazioni relative alla sicurezza e alla tutela del prodotto - ha affermato Scott Szwast, healthcare segment marketing director di Ups - sebbene queste aree siano da sempre di primaria importanza per il settore, le aziende possono trarre benefici dall’analisi di strategie basate, ad esempio, su una maggiore collaborazione,sull’adozione di supply chain di segmento e di modelli e tecnologie innovativi”.
Negli ultimi cinque anni tra le aziende operanti nel settore sanitario ha dominato soprattutto la tendenza volta alla crescita a livello globale attraverso l’espansione in nuovi mercati ogni anno. La crescente globalizzazione ha suscitato nei dirigenti del settore sempre maggiori timori relativamente alla tutela dei propri prodotti e della proprietà intellettuale. Le questioni relative alla tutela dei prodotti includono sia la sicurezza degli stessi che la questione di un loro eventuale danneggiamento o deterioramento, mentre quelle relative alla tutela della proprietà intellettuale non hanno smesso di acuirsi negli ultimi tre anni.
I dati a cinque anni emersi dall’indagine hanno messo, infine, in luce alcune “costanti” del settore che hanno continuato nel tempo ad impegnare i dirigenti della supply chain sanitaria. In cima alla classifica di tali costanti risultano proprio le questioni relative allagestione dei costi e alla conformità alle normative.
 









   
 



 
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