Editoria, ora spunta la norma contro gli editori di libri-inchiesta
 











Dal carcere all’intimidazione economica per i giornalisti. Non solo. Anche un bavaglio per gli editori di libri-inchiesta. La nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa, approvata dalla commissione Giustizia e che sarà discussa in aula a partire da mercoledì mattina, è il più pesante tentativo fatto fino ad oggi della politica di tenere il guinzaglio sempre più corto all’informazione. Con la scusa della fretta determinata dall’esigenza di salvare Sallusti, i partiti hanno concordato all’unanimità di rendere le spine dorsali dei giornalisti meno solide con il ricatto economico. Il massimo della pena, 100mila euro, contenuto nell’articolato e che il giornalista sarà chiamato a rifondere personalmente, rappresenterà una minaccia molto seria soprattutto per tutti quei giornalisti che vorranno, in futuro, stuzzicare il potere. Senza essere ricchi di famiglia. Il fatto che stia per cambiare la legge, non renderà infatti meno battuta la pratica dellaquerela intimidatoria, molto in voga nel “potere” della Seconda Repubblica. E, in caso di condanna, per il cronista scatterà comunque l’interdizione dalla professione per un periodo da uno a sei mesi. La multa, si dice nel testo, verrà commisurata – da parte del giudice – rispetto alla gravità del fatto e alla diffusione della testata.
Ma viene previsto l’obbligo di rettifica senza commento e senza limite di righe, la pubblicazione per esteso delle sentenze di condanna (tavolta lunghe anche 20 pagine), sanzioni di 5mila euro in caso di omessa rettifica, il blocco dei contributi all’editoria, l’obbligo di rettifica anche per gli editori di libri e persino la cancellazione di articoli dai siti internet, mettendo in questo modo a repentaglio gli archivi informatici. E non solo quelli dei giornali.
La politica ha voluto anche che restasse l’interdizione dalla professione giornalistica in caso di recidiva che potrà essere prolungata fino a tre anni in caso di recidiva reiterata.Infine, anche una novità: l’aggravante della diffamazione organizzata, un emendamento battezzato dalla stessa relatrice, Silvia Della Monica (Pd) come “anti-macchina del fango“. Quando, cioè, più giornalisti concorrono dolosamente all’attribuzione di un fatto determinato (poi ritenuto diffamatorio).
Non solo. Poteva mancare un bavaglio anche per i libri? Assolutamente no. All’articolo 1 del testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato, per eliminare la pena del carcere, è stato inserito anche un comma (il 6) che prevede, come si diceva, che l’obbligo di rettifica non varrà solo per quotidiani, periodici e testate giornalistiche diffuse in via telematica, ma anche per la “stampa non periodica“, ossia i libri.
La norma obbliga alla rettifica con pubblicazione entro sette giorni dalla richiesta su non più di due quotidiani a tiratura nazionale indicati dalla persona offesa, “con adeguato rilievo e idonea collocazione e caratteristica grafica; la pubblicazione in rettificadeve inoltre fare chiaro riferimento allo scritto che l’ha determinata”. In pratica, si obbligano gli editori dei libri ad acquistare pagine dei giornali per rettificare quello che i loro autori hanno scritto ed è stato considerato diffamatorio.
Non c’è dubbio, un disincentivo migliore ai libri-inchiesta non si poteva trovare. Quanto ai siti internet, viene specificato che le pene si applicheranno solo “alle testate giornalistiche diffuse per via telematica”. Ma il nodo resta aperto perché c’é chi vorrebbe che fosse ulteriormente precisato che le testate online a rischio saranno solo le edizioni telematiche dei giornali cartacei e chi, come il Pdl, vorrebbe che la stretta fosse ancora più stringente includendo tutte le pubblicazioni web (e quindi anche i blog). Nel principio del diritto all’oblio, fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni la persona può chiedere ‘ai siti internet e ai motori di ricerca l’eliminazione dei contenutidiffamatori o dei dati personali’. L’interessato ‘in caso di rifiuto o di omessa cancellazione dei dati’ può chiedere ‘al giudice di ordinare ai siti internet e ai motori di ricerca la rimozione delle immagini e dei dati ovvero di inibirne la diffusione’. In caso di inottemperanza, oltre alla rimozione del contenuto ritenuto diffamatorio, i soggetti responsabili dei siti internet rischiano anche una multa da 5 mila ai 100 mila euro. Al comma 3 arriva anche una singolare apertura sulle coppie di fatto: ‘In caso di morte dell’interessato’ il diritto alla rimozione delle immagini e dei contenuti da tutti i siti internet può essere esercitato anche ‘dagli eredi o dal convivente’, e quindi anche da un convivente gay. L’articolo entrerebbe con l’approvazione di un emendamento a firma del senatore del Pdl Giuseppe Valentino, avvocato penalista di Reggio Calabria.
“Questa questione la vedremo in aula”, spiega Della Monica. Maurizio Gasparri, però, è stato minaccioso: “Anche le cose diffuseon line, di tipo editoriale, devono avere delle regole; dovremo affrontare l’argomento, la diffamazione su internet è addirittura peggiore perché c’è la ripetività”. Insomma, si va verso una norma altamente punitiva per la categoria giornalistica, una vera e propria “legge vendetta” della casta contro l’informazione non asservita al potere. E contro internet. E anche contro la Gabanelli.
Giacomo Caliendo, che ha ritirato in commissione la norma che toglie ai giornalisti la manleva da parte degli editori, è intenzionato a ripresentarla in aula, forte del fatto di avere buona parte del Pdl e della Lega dalla sua parte; dunque, potrebbe passare. Non è affatto finita, quindi. Protesta il senatore Idv, Luigi Li Gotti: “Questa legge fa acqua da tutte le parti; un ventaglio tra 5mila e 100mila euro è troppo ampio, qui si parla delle grandi testate ma poi occorre pensare anche ai piccoli. Se c’è un giudice che ce l’ha con il giornalista di una testata locale, perché gli fa le pulci,applicherà il massimo per levarselo di torno e quel giornale chiuderà i battenti perché la multa è eccessiva, infatti può arrivare a 200mila euro in caso di recidiva. Pensate poi a come si scatenerà Equitalia di fronte a quelle cifre…”. Sara Nicoli |l fatto









   
 



 
24-05-2015 - Roberto Saviano contro Matteo Renzi: "L’Italia è come Game of Thrones. Si è chiuso alla società civile. Chi lo critica è gufo"
11-05-2015 - Dagli al giornalista
19-02-2015 - Presentazione della rivista “l’Uomo libero”
16-02-2015 - E Telecom punta cento milioni sulla banda ultra larga in Puglia
15-02-2015 - Obama vuole lo spionaggio globale
05-02-2015 - Milleproroghe, governo cambia norma su frequenze tv. Scontro con Forza Italia
08-01-2015 - La strage ai tempi dell’informazione digitale
21-12-2014 - Stabilità, la protesta Fieg: "Serve l’Iva al 4% anche per i giornali online"
18-12-2014 - Ventidue milioni di italiani non utilizzano internet
17-12-2014 - Tisa: così gli Usa premono sull’Europa per liberalizzare il mercato dei dati
15-12-2014 - Tallin, arrestato il giornalista Giulietto Chies
14-12-2014 - Turchia, Erdogan arresta la stampa libera blitz in redazioni, giornalisti in carcere
11-12-2014 - La garanzia del totalitarismo cattolico in Rai
05-12-2014 - Milano, la Statale laurea don Ciotti, don Colmegna e don Rigoldi: "Con loro più giustizia"
28-11-2014 - Perché internet ha bisogno di nuove regole

Privacy e Cookies