Diffamazione, al via esame ddl al Senato
 











È approdato, in un’Aula del Senato praticamente deserta, l’esame del ddl sulla diffamazione. La seduta, andata avanti per l’intera giornata, è stata aggiornata a giovedì alle 9:30. Aspre le polemiche sul testo polemiche. C’è chi dichiara, come Maria Elisabetta Alberti Casellati (Pdl) che è "auspicabile" l’approvazione di questo provvedimento nato per evitare il carcere all’allora direttore di ’Libero’ Alessandro Sallusti. Il senatore del Pdl Giacomo Caliendo difende l’emendamento che aveva presentato e che era stato ribattezzato ’Anti-Gabanelli’, ma avverte che non lo ripresenterà per l’Aula. ’’Non l’ho presentato, non per paura degli schizzi di fango che mi hanno tirato addosso’’, spiega, ma perché senza altre norme che si sarebbero dovute inserire nel testo ’’non avrebbe alcun senso’’. Quello che chiede Caliendo, infatti, è che da questo provvedimento esca ’’l’obbligo di rettifica immediata’’ senza che ci sia ’’la valutazione di nessuno, né del direttore, né delgiornalista’’, perché l’unica cosa ’’davvero importante’’ è che si riconosca al diffamato ’’il diritto di poter chiedere che venga pubblicata la sua versione dei fatti’’.
Vannino Chiti, poi, uno di firmatari del ddl insieme a Maurizio Gasparri, sembra averci ripensato e ai suoi in Transatlantico propone di cambiare il testo almeno per quanto riguarda la pena pecuniaria che, secondo lui, "non dovrebbe superare i 50mila euro".
Il Pd,
sul testo, si divide. C’è chi come Vincenzo Vita chiede che si cambi perché se il testo resta così com’è, almeno lui, non lo voterà mai, mentre Alberto Maritati dice che non è in discussione la libertà di stampa, ma solo l’ipotesi di ’reati’ che come tali vanno puniti. "Non c’è nessuna lesione", secondo Maritati, neanche per quanto riguarda la parte della normativa che punta a disciplinare la ’diffamazione’ sul web. "Un inasprimento delle ammende c’è stato, ad esempio da 3 a 30 mila euro, da 5 a 50 mila euro, ma non credo sia sufficiente ascoraggiare la diffamazione. Bisogna andare oltre", ha sostenuto il senatore Pd Giovanni Procacci, fuori dall’Aula. "La legge viene fatta a rimorchio di un caso specifico come è quello di Sallusti, ma è un’occasione per discutere su un tema che comunque andava rivisto", afferma Procacci. "Sono contro la gogna, non si può prevedere il carcere, ma servono ammende così elevate da scoraggiare l’azione diffamatoria, che è un atto di barbarie". Diversa è la posizione di Paolo Gentiloni per il quale ’’alla Camera la norma urgente che impedisce il carcere per il direttore del Giornale può essere inserita in uno dei decreti in conversione e non deve essere il pretesto per varare sulla diffamazione una legge affrettata e pericolosa. Il testo in discussione al Senato - aggiunge - è una
minaccia per la libera informazione e per testate e siti web. Deve tornare in Commissione. Non ha senso colpire tutti i giornalisti per salvarne uno’’.
"Futuro e Libertà ha presentato suoi specificiemendamenti per modificare profondamente la parte che riguarda i siti internet. Sono però fermamente convinta che il ddl sulla diffamazione non vada emendato, ma azzerato", ha affermato in una nota la deputata di Fli, Flavia Perina. "Per risolvere un problema limitato a una decina di casi nella storia repubblicana, l’arresto di un giornalista, questo provvedimento legalizza forme di intimidazione senza precedenti alla stampa e al web e consente atti di autentica censura. Più che una ’legge bavaglio’ - sottolinea Perina - appare come una ’legge vendetta’ di una classe dirigente che, come ultimo atto di una stagione di potere che non tornerà più, detta norme per colpire chi ne ha svelato le malefatte".
Gli emendamenti di Fli. Gli emendamenti sul web depositati in Aula al Senato dalla senatrice di Fli, Maria Ida Germontani, prevedono che, se un sito internet o un motore di ricerca è messo in grado di essere contattato, allora la rimozione dalla Rete di contenuti o immagini ritenutediffamatorie può essere chiesta anche senza ricorso a un giudice. Il testo modifica il comma 1 dell’articolo 3 del provvedimento, quello sul diritto all’oblio che, nella formulazione attuale parla di richiesta in maniera generica, da parte della persona interessata, dell’eliminazione di dati personali e contenuti. In caso di rifiuto l’interessato potrà rivolgersi a un tribunale. L’emendamento di fli propone di sostituire il testo nel modo seguente: "fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, nel caso in cui sia possibile mettere il prestatore di un servizio della società dell’informazione al corrente di fatti o di circostanze che rendono manifesta l’illiceità dell’attività o dell’informazione, l’interessato, anche senza esperire la procedura di cui al comma 2" ossia senza ricorrere al giudice "può chiedere al prestatore di servizi della società dell’informazione l’eliminazione deicontenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della presente legge". Germontani ha poi presentato un secondo emendamento che prevede che l’obbligo della rettifica per i siti on line valga solo per le testate giornalistiche diffuse per via telematiche registrate, ossia quelle "iscritte al registro degli operatori di comunicazione".
Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, durante il videoforum a Repubblica Tv 1, ha detto che voterà "contro il provvedimento, perché è un nuovo bavaglio. Ma sono favorevole a togliere il carcere per questo tipo di reati". Nel pomeriggio il senatore Luigi Li Gotti ha avanzato la richiesta di presentare una mozione congiunta per impegnare il governo ad avviare l’istruttoria per la concessione della grazia ad Alessandro Sallusti: "Il governo e tutta l’Aula - ha detto Li Gotti - sollecitino Napolitano a concedere la grazia visto che tutti vogliamo che Sallusti non vada in carcere. Toglieteci dall’imbarazzo di dover legiferare con urgenzacommettendo errori".
I Radicali sono d’accordo con il carcere per i giornalisti che diffamano, ha detto in Aula la senatrice Donatella Poretti. "Diffamare - osserva - è una responsabilità gravissima che lede profondamente il diritto della persona" e quindi, "va bene la sanzione pecuniaria", ma anche il carcere non va escluso.
Intanto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, chiudendo un breve giro di opinioni nel corso del plenum sul tema degli attacchi di stampa alle sentenze della magistratura, ha preso le difese della Corte di Cassazione, presa di mira in modo molto duro dall’editoriale sul Giornale di Alessandro Sallusti. "La presidenza - ha detto Vietti - si associa ai primi interventi ed esprime solidarietà al primo presidente e a tutti i magistrati della Cassazione per i toni inaccettabili usati nei loro confronti". Il direttore del giornale è stato condannato dalla Cassazione in via definitiva a 14 mesi di detenzione per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
Fieg:"In ddl disprezzo libertà di stampa". "Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. È auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente". Così il presidente Fieg, Giulio Anselmi, è intervenuto sul ddl diffamazione dopo il Comitato di presidenza.
Oltre 140 emendamenti. Sono già circa 140 gli emendamenti depositati in aula al Senato. Gli uffici legislativi dell’assemblea stanno però ancora fascicolando le proposte e altre ne stanno arrivando. Il numero quindi potrebbe salire. E per il giornalista che diffama, invece del carcere spunta ’’la pena del lavoro di pubblica
utilità da tre mesi a un anno’’. A proporlo è il senatore di Api-Fli, Franco Bruno.
Lunedì ddl alla Camera. La Conferenza dei capigruppo alla Camera è stata fissata per lunedì 29 ottobre, per esaminare la calendarizzazione della discussione sul ddl diffamazione che dovrebbe essere nel frattempovotato dall’Aula del Senato. Intanto la Camera continuerà la discussione in Aula sulle normative riguardanti la disciplina forense.
Per il giurista Stefano Rodotà, il ‘ddl Sallusti’ ”è la violazione di un diritto. E’ una legge bavaglio, o meglio: una legge vendetta”. In un’intervista al Messaggero, l’ex garante della Privacy spiega che la legge è particolarmente negativa “perché seguendo la logica ad personam che ormai trionfa nel sistema della legislazione parlamentare si è cercato di sfruttare l’occasione Sallusti per regolare qualche conto con il mondo dei media. Giustamente – prosegue – in questi giorni i giornalisti dicono: meglio tenersi la legge attuale con la sanzione penale piuttosto che accettare una stretta sulla libertà d’informazione che ha il suo strumento più forte nel condizionamento economico ai danni degli editori. Un condizionamento economico – aggiunge Rodotà – che in questo momento è molto più pesante rispetto a fasi anche recenti, perché il settore editorialesta purtroppo vivendo una crisi profonda”. Poi ricorda quanto ha dichiarato Siddi, il presidente Fnsi, secondo cui 70 giornali rischiano la chiusura “a causa della progressiva eliminazione di ogni sostegno pubblico al pluralismo informativo”. ”Una delle sanzioni previste – conclude il giurista – è addirittura la possibilità di perdere il contributo pubblico e ciò per alcuni giornali equivale alla condanna a morte”.
I PUNTI SALIENTI DEL DDL
No al carcere – Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d’accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.
Sanzioni meno salate – Le multe per chi diffama oscilleranno tra i 5 mila e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl così come era stato approvato in Commissione.
Rettifica online – L’obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gliarticoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.
Rettifica, stesso spazio per diffamazione – La rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina ‘occupata’ dall’articolo diffamatorio.
Giudizio immediato –  I ‘tecnici’ si sono impegnati a dire sì ad un emendamento dell’Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che “non si devono fare particolari indagini”.
Recidiva più lieve e no all’obbligo di interdizione – Nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del Codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l’obbligo dell’interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l’interdizione diventa più ‘soft’: in caso diprima recidiva l’interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.
No condanne per editori – Gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.
No richi per contributi – Almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all’editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.









   
 



 
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