Giampaolino: "Corte dei conti contro degenerazioni che devastano la democrazia"
 











"La Corte dei conti è chiamata oggi a offrire un contributo straordinario sul fronte delle alterazioni, delle distorsioni e delle degenerazioni che hanno inquinato e devastato molti luoghi della pratica democratica". Lo afferma il presidente della Corte, Luigi Giampaolino, nel corso della cerimonia al Quirinale per il 150° anniversario dell’istituzione della Corte dei conti, presenti il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Mario Monti e i ministri Anna Maria Cancellieri, Paola Severino, Dino Piero Giarda, Fabrizio Barca, Francesco Profumo, Giulio Terzi, Renato Balduzzi e il sottosegretario Antonio Catricalà. Giampaolino assicura "tutto l’impegno dell’istituto nello sforzo di assicurare correttezza e trasparenza anche sugli organismi ai quali non si estendeva finora la competenza della corte".
A "chiamare" contro le "degenerazioni" è il decreto legge sui costi della politica 1, che affida alla Corte dei conti il compitodi controllare le attività delle Regioni e degli enti locali, utilizzando anche la Guardia di finanza e arrivando a bloccare la spesa pubblica in caso di inadempienze. Decreto al vaglio delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, dove sono stati presentati oltre 700 emendamenti. Di questi, 12 sono proposte di modifica dei relatori, concordate con le forze di maggioranza, centrate sul rafforzamento
dei controlli, sulle sanzioni per consiglieri e amministratori regionali e, appunto, sui maggiori poteri di controllo della Corte dei conti.
"In questi giorni - prosegue il presidente della Corte - si sta scrivendo la storia con norme che accrescono i controlli" della Corte dei conti, in un momento di crisi politica, intesa come attività di servizio". La magistratura contabile, sottolinea Giampaolino, "assicurare tutto l’impegno dell’istituto per ripristinare correttezza e trasparenza, verso figure a cui non si estendeva in precedenza".
La Corte, chiarisceGiampaolino, è "organo di garanzia e di controllo per tutti i livelli istituzionali", con la riforma del titolo V, della Costituzione "i suoi controlli fanno parte del complesso sistema di equilibri che governano in diretta emanazione costituzionale l’attuazione del federalismo" allo scopo di garantire "una più efficiente ed equa allocazione, redistribuzione e gestione della ricchezza comune".
Tagli ai costi di regioni e giunte, accordo quasi fatto. Intanto, alla Conferenza delle Regioni, presenti i presidenti di Giunte e Consigli, è stato quasi raggiunto l’accordo sul taglio dei costi alla politica: i minori trasferimenti ai gruppi consiliari comporteranno risparmi tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno.
I presidenti delle Regioni, che finora guadagnavano tra i 7 e i 14 mila euro netti, riceveranno tutti 7500 euro, comprensivi di stipendio e indennità varie. I consiglieri regionali guadagneranno circa 6 mila euro netti, anche per loro la cifra sarà comprensiva di tutte levoci.
Per il compenso dei governatori, la Regione di riferimento è l’Umbria, il cui governatore finora guadagnava meno di tutti gli altri. Per i consiglieri, invece, la Regione di riferimento è l’Emilia Romagna. Per il taglio dei trasferimenti ai gruppi consiliari, che perderanno circa il 50% dei loro vecchi introiti, il riferimento è l’Abruzzo, con risparmi previsti, come detto, nell’ordine dei 35-40 mln di euro annui.
La proposta sarà presentata più tardi al Governo nel corso della Conferenza Stato-Regioni. Entro il 30 novembre le Regioni dovranno varare le rispettive leggi regionali applicando la nuova normativa. Si oppongono all’impianto, a quanto si apprende, le Regioni a Statuto speciale che in Stato-Regioni daranno parere negativo al provvedimento.









   
 



 
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