Ancora una volta la televisione si manifesta affascinante documento antropologico e, nel caso specifico, lo fa proponendo seguiti programmi musicali dove fanciulletti, anche non ancora adolescenti, si cimentano nell’interpretazione vocale di canzoni di musica leggera già a tutti note nell’esecuzione di professionisti adulti. L’impegno, la passione e non di rado la bravura di questi artisti imberbi è indubbiamente encomiabile, la trepidante attenzione dei genitori e di altri parenti presenti nello studio televisivo quasi commovente, l’interesse del pubblico sconcertante. Ovviamente le esibizioni vengono proposte in forma di gara, secondo inveterato uso, purtroppo di chiarissima efficacia, di voler intendere ogni confronto sempre in forma competitiva, non di rado anche esasperata, dove chi si classifica primo (ed il più delle volte, proprio in virtù di tanto accanimento, chissà quanto lecitamente) è tutto, chi finisce con collocarsi già solo secondo èassolutamente nulla. La domanda che però sorge è perché tanto interesse per bambini che eseguono brani già noti nelle esecuzioni ampiamente affermate degli adulti scimmiottandoli. Certo una risposta potrebbe essere perché tali trasmissioni sono fucina per la nascita e la crescita di nuovi talenti. Ma perché farli necessariamente cimentare in brani i cui testi trattano tematiche di un mondo emotivo, con i suoi problemi, le sue pulsioni, le sue gioie e le sue frustrazioni, ben più maturo? Una efficace interpretazione, se si vuol fare un discorso artistico e non di scimmiette ammaestrate, pretende una conoscenza, partecipazione e comprensione profonda del testo, da portare, nel caso specifico, il giovane che vi si immerge a saltare le tappe della fanciullezza per entrare ex abrupto nel mondo dei più grandi. Questo non è accelerare lo sviluppo dell’individuo, ma privarlo di fondamentali passaggi. La scienza ci insegna che un bambino non è un adulto in miniatura, ma un’altracosa. Nei suoi primi anni di vita, ad esempio, vive una fase egocentrica dove tutto il mondo è solo in funzione di lui non riuscendo egli ad avere altri punti di vista, sicché, paradossalmente, se ad un bimbo di circa tre anni che ha una sorellina chiedessimo di questa sua parentela non avrebbe difficoltà a rispondere correttamente, ma se gli si chiedesse se quella sorellina ha un fratello mostrerebbe difficoltà ed inclinerebbe a rispondere negativamente non riuscendo ad immedesimarsi nell’altra. Via via, crescendo fino a dieci anni e poco più, acquisirà qualità intellettive prima inesistenti. Da adolescente il suo sviluppo fisico è tale da non permettergli di affrontare senza conseguenze negative certe attività atletiche a certi livelli. Non ha necessariamente raggiunto la piena maturità sessuale con tutte le pulsioni ed i conseguenti sviluppi psicologici che questo comporta. E se anche giuridicamente non viene riconosciuto pari all’adulto ci sarà pure un motivo. Eppure si vuoleche scimmiotti i grandi penetrando nella complessità del loro mondo più intimo, pur badando poi a che non veda la televisione, e quello stesso programma, oltre la mezzanotte. Ma questa limitazione, perché? In secoli passati era uso castrare gli adolescenti perché così facendo prima del pieno sviluppo sessuale dell’individuo, la voce, poi opportunamente educata, poteva vantare virtù di agilità ed estensione che deliziavano gli ascoltatori. Nel 1633, nel conservatorio napoletano dei Poveri di Gesù Cristo, nel corso della visita di un cardinale, furono trovati, strumenti educativi, “Tre verghe di ferro, un paro de manette de ferro per li figlioli, due para de ferri per li detti”. La pedagogia egizia predicava: « l’orecchio dei giovani sta sulla loro schiena ed essi ascoltano quando sono battuti». Né pene corporali ed umiliazioni erano risparmiate nelle aule scolastiche già solo qualche decennio fa. Oggi sicuramente non si arriva a questo, certo però si inclina a proibire ad unfanciullo di essere tale volendolo sorta di attrazione circense in qualità di bizzarro adulto non ancora cresciuto e nell’onnipresente e sempre più delirante sogno di fama, successo, potere ed opulenza di guadagni. E si sta ad ammirarlo come fenomeno da baraccone. Potenza dei valori! Cosa non spingono a fare! Per il valore della prestanza fisica i culturisti si sottopongono a sacrifici fisici immensi ed a divenire sorta di laboratori chimici viventi nella esasperata ricerca della massima crescita muscolare. Per il valore della bellezza esteriore sempre più individui mettono a repentaglio la loro salute fisica sottoponendosi ad interventi chirurgici ingiustificabili in termini sanitari. Per il valore tradizionale della “festa dei gigli”, a Nola, nei pressi di Napoli, le persone designate a portare sulla propria schiena, per le strade, le caratteristiche colossali costruzioni lignee che caratterizzano quell’evento sormontate da più musicisti con tutto il loro strumentario edaltri ospiti ancora, finiscono col procurarsi sulla spalla una deformazione callosa permanente, grande anche quanto una noce di cocco, con loro pieno vanto e soddisfazione. A Giugliano ed in altri luoghi, in occasione di feste religiose, bimbi vestiti da angioletti vengono sospesi ad altezza vertiginosa, sulla strada, e fatti scorrere con dei fili a simulare l’annunciazione alla Madonna, con loro pieno pericolo, tra l’entusiasmo della folla. Tutte queste dianzi accennate sono spesso persone dedite che non disdegnano il sacrificio di se stesse, anche più completo, purtroppo però indirizzato verso discutibili obiettivi. Ad ulteriore prova, un’altra trasmissione televisiva presenta personaggi del mondo dello spettacolo, con la consueta modalità della gara, che studiano e lavorano tenacemente per più giorni al solo scopo di fingersi poi, nelle pose, nelle movenze e nei toni della voce, altri personaggi altrettanto popolari. La colpa e la responsabilità sta quindi, specialmentequando si tratta di minori, anche e soprattutto in chi ingenera e sostiene certi valori, specialmente se motivato da finalità superficiali, egoistiche o di bieco lucro. Per l’infanzia hanno espressamente composto grandi musicisti, scritto magnifici narratori e realizzato film importanti cineasti. E sono opere che incantano anche gli adulti. Lasciamo ai fanciulli la fanciullezza, è un momento della crescita fondamentale ed, a saperla ben guardare, è un tesoro che ha tanto da insegnare anche ai grandi. A noi più attempati riserviamo la maturità. Ne guadagneremo noi, e ne guadagneranno specialmente i giovani, che sono il mondo, l’arte, la vera musica di domani.
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