Vendola assolto, la procura valuta il ricorso su motivazioni
 











Nichi Vendola

"Il fatto non sussiste". E’ contenuta più nella formula che nella sostanza la notizia sull’assoluzione del Governatore pugliese, Nichi Vendola. Una formula, quella scelta dal gup Susanna De Felice, che suona come uno forte schiaffo alla Procura che non solo aveva chiesto la condanna per il presidente della Regione e per l’ex direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino. Ma lo aveva fatto indicando venti mesi di reclusione, il massimo della pena, come pena giusta per entrambi gli imputati.
L’assoluzione perché "il fatto non sussiste" ha preso così particolarmente di sorpresa i tre pm, Desirée Digeronimo,
Francesco Bretone e il procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno che tutt’al più si aspettavano la formula "il fatto non costituisce reato": vere le pressioni, vera la riapertura, ma non è un reato penale. Con questa formula, invece, il Tribunale ha di fatto sbianchettato tutta l’inchiesta, durata quasi due anni con tutto il cotè dipolemiche. Non a caso dopo aver ascoltato la sentenza i tre pm si sono riuniti per capire il da farsi: attendono di leggere le motivazioni per valutare un possibile ricorso. In particolare la posizione che ritengono più delicata è quella della Cosentino. "Se si afferma il principio che i direttori generali  -  è il ragionamento che facevano ieri mattina all’ultimo piano di via Nazariantz  -  possono aprire e chiudere le prove quando vogliono, a questo punto è inutile che si facciano i concorsi da primario". Di contro, la difesa del Governatore aveva spiegato come sia quasi prassi riaprire quel tipo di concorso sottolineando come mancasse completamente l’"ingiusto vantaggio patrimoniale" previsto dal codice.
In Procura l’attenzione sul processo Vendola era altissima. E non soltanto per il peso specifico dell’imputato. Si tratta di uno dei processi attorno al quale si è ramificata la storia dei veleni della procura di Bari. Tutto era cominciato con per un altrofascicolo su Vendola (quello che riguardava la nomina dei direttori generali). Su quella decisione era partito un esposto anonimo contro Laudati, accusato di aver favorito Vendola perché gli aveva finanziato un convegno. Sulla base di quella denuncia il procuratore è stato indagato a Lecce per poi essere archiviato per poi rischiare comunque il processo sempre per un favoreggiamento, ma paradossalmente questa volta a carico di Berlusconi e Tarantini. Il fair play di Vendola in tutta la fase processuale (ieri stretta di mano con il pm Bretone dopo la lettura della sentenza) arriva comunque dopo una dura polemica con la sua grande accusatrice, la pm Desirèe Digeronimo. Vendola le inviò una lettera chiedendosi di astenersi dall’indagine, lei (hanno ricostruito le indagini) incassò la fiducia dell’allora procuratore Marzano "sentendosi però isolata dagli altri colleghi: ho capito che l’indagine sull’assessorato alla Sanità aveva inciso sui nostri rapporti".
La Digeronimo, affiancata daBretone e Quercia, continuò a indagare (per gli ispettori ministeriali avrebbe dovuto astenersi, vista l’amicizia con la Cosentino), in una riunione con i colleghi propose l’arresto del Governatore per la vicenda Miulli (filone nel quale Vendola è ancora indagato) fino ad arrivare alla richiesta di condanna. Chi si aspettava nella scorsa udienza un faccia a faccia tra i due duellanti è rimasto deluso. L’istanza è stata depositata per iscritto e firmata dai tre magistrati.Giuliano Foschini-repubblica
La cavalcata di Nichi a briglie sciolte
L’assoluzione di Vendola non sorprende affatto. Semmai avrebbe stupito una sua condanna. La sensazione che i cittadini hanno è di una giustizia dei due pesi e due misure, a seconda delle posizioni ideologiche dell’imputato.
Se lo fa un berlusconiano siamo di fronte ad un reato, se invece lo fa un esponente della cosiddetta area della superiorità morale allora il fatto non sussiste. Poi per i cittadini diventa naturale nutrire un giudizionegativo nei confronti della giustizia. Come d’altronde anche per i due contenitori centrodestri e centrosinistri. Lusi, Fiorito, Maruccio arraffano a piene mani ma si tenta di ridurre tutto a semplici mele marce. No, è il sistema, come il voto condiviso sugli aumenti spettanti ai gruppi regionali comprova. Veniamo alla vicenda che ha portato alla sbarra il presidente della Puglia Vendola. Casus belli il concorso pubblico per l’assegnazione di un posto da primario nell’ospedale San Paolo di Bari. Solo che a vincerlo è stato un candidato infilato a concorso chiuso. In altre parole secondo l’accusa il presidente della Puglia avrebbe fatto pressioni nei confronti della responsabile della Asl di Bari affinché riaprisse i termini per la presentazione delle domande del concorso in modo tale che a vincerlo fosse un suo protetto. Ma il gup l’ha pensata diversamente rispetto ai pm che lo avevano rinviato a giudizio, chiedendone la condanna a 20 mesi di carcere. Il professor Sardelli sarà pureun luminario della chirurgia toracica ma è pur sempre uno che ha vinto il concorso grazie all’intervento di Nichi. Senza le pressioni del leader di Sel che avrebbe fatto riaprire i termini, il professore sarebbe fuori. Perché questa era l’accusa per cui i pm ne avevano chiesto la condanna. Certo se il gup avesse preso per buone le deduzioni dei pm molto probabilmente Nichi, come promesso, avrebbe lasciato la politica. E così invece potrà tentare l’impossibile ovvero lo sgambetto a Renzi e Bersani nella corsa delle primarie. Della telefonata di Vendola alla dg Cosentino ovviamente non sapremo nulla, in quanto è rimasta chiusa nei cassetti della procura. La conoscenza e la pubblicazione stranamente avviene quasi sempre quando si tratta del Cavaliere e della sua corte. La vicenda ovviamente è legata alla deposizione fatta dalla responsabile della Asl che aveva fatto riferimento alle pressioni di Nichi per far sì che il posto da primario andasse proprio a Sardelli. Anche per la dgCosentino era stata richiesta la stessa identica pena, per concorso in abuso d’ufficio. Assolvendo entrambi si chiude una vicenda che ha tenuto in allarme tutto il centrosinistra. Vendola è in corsa non solo per le primarie ma anche per la costituzione di quella alleanza che dovrebbe portare a Palazzo Chigi, sempre che i mercati non ci mettano lo zampino. E francamente stando alle pulsazioni che vengono da Bruxelles, dalla Bce e dal Colle la preoccupazione è tanta. E così con l’assoluzione di Nichi crescono anche le possibilità di un Monti bis. L’inorridisco di Casini ad un eventuale vittoria della coppia Bersani-Vendola non fa altro che confermare certe voci. Solo che anche la coppia Bersani-Casini è destinata a far inorridire tutti gli italiani e soprattutto a farli piangere, perché a comandare sono sempre gli stessi poteri forti. La Cosentino tira un sospiro di sollievo e si toglie pure qualche sassolino dalla scarpa. Respinge soprattutto l’idea di aver accusato Nichi chissà perquali interessi. “Non ho l’animus di accusatrice e soprattutto ci tengo a dire una cosa: non ho avuto nessun sentimento di rancore o di odio che mi ha mosso a dire alcune cose”. Che si tratti di una berlusconiana che ha pensato di fare un piacere al capo? No, assolutamente. Si tratta di una dirigente onesta che ha raccontato la verità ai magistrati. Solo che il gup l’ha pensata diversamente.  michele mendolicchio









   
 



 
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