Nessuna ripresa economica in vista
 











Gli ultimi dati dell’Istat con le previsioni sull’andamento dell’economia e dell’occupazione per il 2013 rappresentano una pietra tombale sugli annunci trionfalistici fatti dal governo Monti.
Non è vero quindi che la riforma de mercato del lavoro, le misure di austerità e quelle di risanamento dei conti pubblici hanno gettato le premesse per una ripresa di cui tutto il Paese potrà beneficiare. L’Italia è invece destinata , o condannata, a peggiorare drasticamente le proprie condizioni.
Se infatti il calo del Prodotto Interno lordo nel 2013 sarà dello 0,5% contro il 2,3% di quest’anno, per l’occupazione sarà notte fonda visto che si passerà dal 10,8% attuale di senza lavoro all’11,4%. Una deriva inarrestabile alla quale non potrà porre rimedio nemmeno la tanto decantata riforma Fornero. Una riforma del mercato del lavoro che attribuendo alle imprese una libertà di licenziamento indiscriminata doveva garantire quella ampia dose di elasticitàtale da permettere di licenziare ed assumere in base all’andamento della domanda. Una riforma che ha di fatto vanificato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, la norma sul licenziamento per giusta causa e giustificato motivo, sostituita dal principio del licenziamento per motivi economici, ossia le necessità dell’azienda che trovandosi in difficoltà, decide di ridurre il personale.
Una norma che, nelle intenzioni della Fornero, di Passera e di Monti dovrebbe costituire il toccasana per le aziende, non più costrette a lottare con cause promosse dai dipendenti davanti alla magistratura del lavoro. Ma evidentemente il governo non aveva fatto i conti con l’oste che, nel caso specifico, è un costo del lavoro italiano che è otto volte superiore a quello delle imprese cinesi e indiane operanti nello stesso settore. Tipo quello tessile. Da qui la massiccia chiusura di aziende che non ce la fanno più ad essere concorrenziali. Mentre il governo e la canaglia liberista che lo fiancheggiapensano che sia tutta una questione di produttività e che si debba pensare soltanto a premiare il merito. A tale stato di cose poi si deve aggiungere il peso della stretta creditizia che le banche stanno praticando, penalizzando imprese e cittadini. E questo nonostante i massicci prestiti triennali a tasso agevolato (all’1%) ricevuti dalla Bce con il fine di sostenere e rilanciare l’economia reale. Soldi che le banche hanno invece utilizzato per ricapitalizzarsi e rifarsi delle perdite subite a causa delle proprie speculazioni. Una realtà che gli esponenti di questo governo, espressione degli interessi della finanza anglofona e italiana,si guardano bene dall’affrontare, presi come sono dalla frenesia di applicare sempre e comunque i principi del Libero Mercato che altro non sono se la più larga libertà di fare i propri comodi attribuita ai pescecani dell’Alta Finanza.
Non è un caso che sia stato lo stesso presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (Mapei) a definire “una boiata”la riforma Fornero. Una riforma in ogni caso inutile perché non va al cuore del problema: una concorrenza di fatto illegittima perché basata su costi minori, e permessa dall’inesistenza di dazi doganali.
Vista questa situazione di partenza è inevitabile che la situazione dell’economia italiana sia quella che abbiamo di fronte agli occhi e che le prospettive siano tragiche.
Pesante è anche l’effetto del crescente impoverimento dei cittadini italiani pressati da una crisi e da una inflazione che non danno tregua e che stanno costringendo a ricorrere ai risparmi di una vita. E da una tassazione che è andata a toccare la casa, ossia quanto di più prezioso possa essere rimasto alle famiglie.
I cittadini, spesso senza lavoro e senza entrate mensili tali da permettere loro un’esistenza decente, sono obbligati a destinare quasi tutto il reddito disponibile alla pura sussistenza. I dati dell’Istat certificano così una situazione che era sotto gli occhi di tutto. I consumi sono incaduta libera. Solo quest’anno si avrà un calo del 3,2% che nel 2013 dovrebbe attestarsi, il condizionale è d’obbligo, ad un meno 0,7%. Ma a Palazzo Chigi il governo sembra impegnato in altre attività e, tanto per confermare la sua linea punitiva contro i cittadini, ha autorizzato i Comuni ad alzare a piacere le aliquote per il pagamento della seconda rata dell’Imu. Il tutto con la complicità del trio mondezza (PdL, PD e UdC) che sostiene l’ex consulente di Goldman Sachs e che è ben intenzionato a confermarlo anche nel 2013 per il dopo elezioni, lasciando l’Italia alla mercé della finanza internazionale e di quella italiota.
Per Felice Belisario, capogruppo dei senatori dell’IdV, i dati dell’Istat suonano come le campane a morto per il governo tecnico. Le politiche economiche di rigore nei confronti dei cittadini, e senza alcuna misura per la crescita, hanno portato il Paese sull’orlo del burrone e sono servite soltanto ad affossare definitivamente le fasce sociali più deboli.
Monti da parte sua prosegue spedito, sentendosi come il salvatore della Patria, Nel 2013, ha garantito, raggiungeremo il pareggio di bilancio in termini strutturali. Quindi ha rivendicato di avere realizzato riforme strutturali molto incisive tali da permetterci di avere in futuro una crescita più elevata e sostenibile. Una crescita che c’è soltanto nel libro dei sogni dell’ex consulente di Goldman Sachs.  Filippo Ghira









   
 



 
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