Al suo esordio come capo del governo, lo aveva promesso. Introdurrò misure non gradevoli per gli italiani. Ora, a distanza di un anno, facendo un consuntivo della sua politica economica alla lacrime e sangue, Mario Monti, si mostra compiaciuto del lavoro svolto. Fatto, a suo dire, per il bene dei suoi concittadini i quali però non sembrano essere molto convinti che l’austerità dell’ex consulente di Goldman Sachs, che li ha trasformati in sudditi, renderà più radioso il futuro del nostro Paese. Ho sottoposto il Paese a dosi di riforme mai viste prima, ha rivendicato Monti, con il realismo di chi sa bene che il suo esecutivo è stato imposto da quella stessa Alfa Finanza anglofona che aveva speculato massicciamente contro i nostri Btp decennali portando lo spread con i Bund tedeschi a 570 punti. Il realismo di chi sa bene che la sua impronta anglofona (è stato anche consulente di Moody’s) avrebbe contribuito a calmierare la speculazione che siaspettava soprattutto che con il nuovo governo venisse avviata, così come è stato, lo scorporo della Snam rete gas dall’Eni, e poi a seguire la privatizzazione della stessa Eni, di Enel e di Finmeccanica. Non c’erano alternative, ha detto fra le righe Monti, altrimenti i (cosiddetti) “Mercati” ci avrebbero fatti a pezzi, mettendo fuori mercato i Btp decennali, e il nostro Paese avrebbe rischiato la bancarotta. Non c’erano alternative a lui medesimo. Di conseguenza dovete tenermi bello stretto. Ho sottoposto il Paese a dosi di riforme mai viste in passato, ha insistito Monti, riferendosi alla riforma delle pensioni, del mercato del lavoro e all’introduzione dell’Imu, la tassa sulla casa che sta massacrando il ceto medio. Ma nel complesso, ho riscontrato nei partiti (PdL, PD e UdC) coesione e un appoggio responsabile. Non è stato tutto rose e fiori, ha concesso Monti. C’è stato infatti qualche momento di scoraggiamento specie all’inizio. Pur avendo fatto per dieci anni il commissarioeuropeo, Monti non era però abituato al linguaggio e agli attacchi che gli sono arrivati e che pare, ha lamentato, siano parte integrante della vita politica. Belli i tempi di Bruxelles quando la carica di Commissario alla concorrenza e poi al mercato interno faceva di lui un intoccabile. Il professore della Bocconi, imposto alla politica, ha impiegato un po’ a far prevalere il distacco, anzi l’atarassia, e non c’è riuscito completamente. In ogni caso, non ha avuto mai la tentazione di lasciare. Era una comodità che non potevo permettermi, ha sostenuto, ritenendosi l’unto del signore. Monti si è detto convinto che la sua politica economica sia stata quella corretta nonostante diversi economisti suggerissero un altro tipo di manovre espansive. Da Vientiane (Laos) , dove ha partecipato al 9° vertice dell’Asen, Monti ha messo le mani avanti per avvertire che la crisi non è ancora finita ma che l’Italia (con lui) si è messa sulla buona strada. E’ opinione generale, ha ricordato, che lasituazione economica continua ad essere vulnerabile, come dimostrato dalla recente revisione al ribasso della crescita mondiale da parte del Fondo Monetario Internazionale. Nel suo intervento, Monti ha rassicurato che i Paesi della euro zona stanno mettendo a punto le giuste soluzioni per risolvere la crisi, con l’adozione di meccanismi per stabilizzare i mercati finanziari. Meccanismi che in realtà offriranno ossigeno alla speculazione che potrà contare sull’acquisto di titoli pubblici sottoposti a speculazione da parte dell’Esm e della Bce. Ma a questo, si deve aggiungere la ferma volontà di rafforzare l’Unione Economica e Monetaria attraverso un’unione bancaria e una maggiore integrazione economica e di bilancio. Monti non ama il termine “governo tecnico”, tanto che presentando il suo esecutivo un anno fa parlò di “governo di impegno nazionale”. Un concetto che aveva già espresso nel 2006, in un articolo apparso sul Corriere della Sera, subito dopo le elezioni vinte da Prodi,proponendo un governo di unità nazionale ma i partiti non ne vollero sapere. Oggi, l’attuale governo, ha rivendicato, è sostenuto da forze politiche forze politiche differenti ma che si sono mostrate disposte a un impegno congiunto per un periodo limitato, su temi come ad esempio alcune riforme strutturali non gradite alla sinistra (pensioni e lavoro) e non gradite alla destra come una certa tassazione dei patrimoni, quale è l’Imu.Ma sono riforme, ha insistito, rivolte alla crescita economica. L’ex consulente di Goldman Sachs ha ammesso di comprendere le frustrazioni della politica tradizionale, in Italia e in Europa, dinanzi al graduale ridursi della sovranità nazionale e dal cresce trasferimento di potere decisionale a Bruxelles. Ma ormai è una strada dalla quale non si può più tornare indietro. L’unica cosa che i partiti possono fare è la nuova legge elettorale che garantisca stabilità e rappresentanza ed evitare che sia costretto a pensarci il governo.Filippo Ghira
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