In una conca erbosa, da cui sarà visibile in basso, a ponente, la striscia azzurra del mare, e da sud a oriente una giovane pineta, siederanno in terra, a gruppetti, una trentina di maschietti di circa dieci anni, come in attesa. Ecco uscire dalla pineta un piccolo carretto trainato da un ciuco, dal quale salterà agilmente a terra un uomo sulla quarantina, dallo sguardo benevolo ma non ilare. Subito, egli percuoterà con una bacchetta un triangolo sonoro pendente sul carretto, gli sguardi dei ragazzi convergeranno su di lui e si farà il silenzio. - Buon giorno, ragazzi!- Brusio di risposte - Ascoltatemi con attenzione, perché la lezione di oggi è molto importante, essendo la prima del secondo anno del corso informativo che abbiamo effettuato insieme l’anno scorso, e mi servirà per costatare se il mio metodo di comunicazione è stato efficace. Anzi, vi annunzio che a tenerla non sarò io, la lezione, ma uno di voi. Qualcuno si offrevolontario? - E’ meglio se ci dici l’argomento, Maestro . - Giusto! Lo estraggo a sorte. - Pose mano a una tasca della sahariana che indossava e ne trasse, alla cieca, un biglietto. L’aprì e lesse: “Progresso e progressismo”. Dopo breve, bisbigliata consultazione, uno dei ragazzi fece un passo avanti. - Io mi chiamo Leonardo.- disse. - La Gala - completò il Maestro - Ricordo bene i vostri cognomi. Ebbene, Leonardo, insegnaci che sono stati il progresso e il progressismo. Ma mi raccomando: parole tue, non formulette imparate a memoria!- Leonardo si strinse la fronte tra le mani, come se volesse spremerne i pensieri, poi attaccò, senza titubanza: - Dunque, verso l’anno 3.300 A.N.E. (che vuol dire Ante Nova Era) il pianeta che abitiamo fu colpito da un’orrenda e mortale malattia, che per un vero miracolo non lo portò a distruggere se stesso. Beh, veramente la malattia non era del pianeta, era solo della mente degli uomini. Soltanto che il suo risultato fu di dare, un pòalla volta, agli uomini, poteri maledetti che sfuggirono a ogni controllo dei loro cervelli e li spinsero per la scivolosa discesa della pazzia. Quella strada fu chiamata progresso, con una parola antica, credo romana, che voleva dire “andare avanti”. - E bravo Leonardo! Sei stato molto chiaro. Sta’ attento, soltanto, a non confondere la saggezza coi “cervelli”. Proprio quello, infatti,è stato uno dei più fatali errori della pazzia di cui ci hai parlato. Ma scusami l’interruzione e và avanti. - Appunto: avanti. Ma avanti in che direzione? Sennò, avanti non significa niente! No- dissero i primi portatori dell’infezione - Quel che conta è andare avanti, che poi la direzione si sceglie da sè. Purtroppo, è stata tagliata la testa a tanta brava gente, ma a quelle teste di cazzo non glie l’ha mozzata nessuno ! Perché invece, anche con quel sistema balordo, la direzione si sceglieva eccòme, e si sceglieva la peggiore. quella della morte e della rovina. Ho detto pazzia. E, proprio,non si può spiegare in altro modo che fior di professoroni con barba e occhiali, autori di migliaia di libri, non abbiano capito quello che anche a noi ragazzetti di dieci anni è chiaro come il sole. C’è persino chi ha parlato di una nuvola di polverone velenoso proveniente dagli spazi. Mah! - Eppure, siamo ancora qui - sorrise il Maestro.- Forza, sentiamo il seguito - - Ma se tu mi interrompi continuamente, Maestro, io non ce la faccio a raccontarvi cinque secoli di preistoria in mezz’ora! - Hai ragione. Mi scuso. Non parlo più - - Come si sviluppò la cosa, lo sanno ormai tutti. L’Uomo, in verità, non divenne il padrone: fu messo alla porta. E a metterlo alla porta furono le cose inanimate. Come è successo? E’ successo che, finchè era stato l’Uomo a costruire le civiltà, il valore di ogni cosa veniva assegnato secondo la sua necessità o utilità per gli uomini stessi, e poi secondo la difficoltà per trovarla e alla quantità di di ingegno, di tenacia, di destrezza, diconoscenze e di altre virtù umane necessarie per fabbricarla. Ma, coll’invenzione del progressismo, le cose cambiarono. La fede religiosa nel metodo dell’”andare avanti” senza scegliere una direzione, diede infatti ai mercanti e ai produttori un potere nuovo: quello di sciegliersela da sé, la direzione. In base a che? Ovvio: in base al loro interesse! E qual’era quell’interesse? Quello di vendere il più possibile, che diamine! Quale uso poi gli acquirenti ne facessero dell’oggetto acquistato, poniamo: un coltello, se per sbucciare patate o per sgozzare vedove, era per i mercanti del tutto indifferente. Sembrava una bazzecola, e invece, data la necessità del progresso di progredire con ritmo sempre crescente, come cane scemo che si inseguisse la coda intorno a una colonna, portò le genti alle più innominabili infamie e idiozie, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, e col sorriso di compiacimento incollato ai grugni porcini dei loro “laider”- - Leader, si diceva, inInglese, che era la lingua dei potenti. - Leider, come vi pare. Insomma, per dare un’idea della stupidaggine tragica che si impossessò dei più...intelligenti, basta pensare alla storia progressista delle armi. Prima dello scoppio del progressismo, la vittoria nelle guerre veniva assegnata ai popoli che avessero più “virtù guerriere” (così le chiamavano), come forza d’animo e di corpo, coraggio, disciplina, fedeltà, disprezzo del pericolo, autorità e genialità dei capi, eccetera eccetera. Ma, con l’accesso dei mercanti al potere, e ancor più - ben presto e per forza, dei mercanti di denaro, col quale si poteva comprare tutto, dagli strani oggettini che si davano da succhiare ai neonati agli oggettoni un po’ più grandi con cui si potevano ammazzare in pochi minuti migliaia di persone, compresi neonati e loro madri, i modi delle vittorie cambiarono. Lo sforzo dei più fumanti cervelli si concentrò nello studio di nuovi aggeggi omicidi, più omicidi e distruttivi di quellidell’avversario. E si scatenò la continua gara tra strumenti ammazzatori, che non richiedevano alcuna “virtù guerriera”, ma solo virtù compratoria, e le vittorie dei panzoni fioccarono. Salvo che costoro erano a tal punto rincoglioniti dal progresso, da non prevedere che, alla nuova guerra, la novità risolutiva della guerra precedente non sarebbe stata più una novità, e quindi se ne sarebbe dovuto studiare e adottare un’altra ancor più ammazzatrice. E così, studia oggi e adotta domani. Si arrivò al punto che bastava che a un “operatore” sbronzo scappasse il dito sul bottone, per provocare la fine del mondo ( non fine per modo di dire: proprio fine vera). Ma, per farci un’idea più completa della balordaggine totale e inimmaginabile del progresso e dei suoi entusiastici adoratori, basta accorgerci come questa delle progressive armi, non sia stata affatto il più grave né il più dannoso dei regali del progresso e della pazzia dei suoi maghi. Cento, mille volte più gravi sono stati iregali pacifici: quelli destinati a migliorare la comodità, la sicurezza, la piacevolezza della vita, e anche il dominio dell’Uomo sulla Natura. Sapete come dicevano? Fare tutto spingendo un bottone. Saltò fuori così il problemaccio dell’energia. Non l’energia umana, quella che abbiamo tutti. L’energia rubata alla Terra: quella delle cose. Prima del carbone, poi del petrolio, poi degli atomi. Tanto, la Terra non si stanca - pensavano i soliti idioti. Basta solo saperla ricavare, l’energia (con altre macchine e altra energia), e poi ce n’è a non finire. Invece, la Terra si stanca, eccome! E si stancò! Ma la misura della incoscienza e ignoranza dei professori progressisti è data ancor meglio dal fatto che nessuno di loro si sia chiesto quali potevano essere i risultati di tutta quell’energia scatenata in più, e, soprattutto quella detta atomica, ben poco controllabile, lei e suoi crescenti accumuli di indistruttibile veleno! Il Maestro mi ha chiesto di descrivere quello che,secondo me, è stato il cosiddetto progresso: non di numerarne le conseguenze disastrose; che dovrei chiacchierare un mese di seguito. Allora, cerco di riassumere la mia idea sul progresso: Dopo poco più di duecent’anni dalla sua invenzione, l’aria non era più respirabile, l’acqua non potabile, i cibi di terra e di mare non mangiabili, le città non abitabili, e soprattutto i nostri Padri erano tutti e inguaribilmente più imbecilli.- A quel punto, Leonardo si guardò in giro in silenzio, come se avesse finito. Parlò nuovamente il maestro: - Bravo Leonardo. Sei stato chiaro. Ci devi dire ancora, però, come quella pazzia è morta, prima che fosse lei a ammazzare la Terra. Coraggio: un ultimo sforzo. To’: una bella borraccia d’acqua fresca! Leonardo bevve, sorrise a labbra strette, si strusciò gli occhi, e riattaccò: - Io penso che fu la disperazione e la fame. Una specie di odio generale per le chiacchiere al posto dei fatti. Infatti i primi bersagli della scatenata furiapopolare furono le stazioni, o come le chiamavano, della famosa televisione. Mi pare che la prima fu in Ispagna, dove la folla invase stabilimenti e uffici, colla polizia che - anziché respingerla- fece causa comune. Fu tutto bruciato e distrutto, e ben duecento dirigenti e funzionari furono impiccati alle finestre. Le altre televisioni del pianeta scatenarono un pandemonio per diffondere indignazione contro la feroce barbarie dei saccheggiatori, e non potevano fare di peggio. Dopo una mesata circa, i macelli come quello spagnolo si ripetevano ai più lontani angoli della terra, nessuno degli addetti al lavaggio dei cervelli aveva più il coraggio di andare al lavoro e le trasmissioni cessarono, un po’ alla volta, in tutto il mondo. Fu subito la volta dei parlamenti e della caccia all’uomo in danno dei cosiddetti “rappresentanti del popolo”. I popoli erano davvero infuriati, e non guardavano in faccia nessuno. I fortunati “politici”, che, fino a pochi giorni prima avevano gozzovigliatoalla faccia della miseria crescente delle masse, furono costretti a scappare e a nascondersi come topi di fogna, quando ci riuscivano, e a maledire la pubblicità televisiva di cui avevano fruito. La “forza pubblica”, o passava al servizio della rivolta, o era troppo occupata a difendere se stessa per difendere i cialtroni che l’avevano umiliata e fatta odiare. Si direbbe che la furia di quegli anni avesse scardinata del tutto ogni possibilità di convivenza civile. E invece non fu così. Persino il disordine assoluto si dimostrò migliore dell’ordine capitalista-progressista. Pare che riuscisse a tirar fuori dalla nostra specie quell’autentico spirito associativo che l’imbroglio della democrazia aveva addormentato. Poi, ad opera dei più saggi, incominciò la vera e propria progettazione della società organica e sensata di cui oggi godiamo tutti. Ma, quando le prime leggi rivoluzionarie furono introdotte ( come quella - essenziale- sul divieto di pubblicità commerciale - che non era chela continua fabbrica di falsi “fabbisogni”, o quella contro l’uso individuale di veicoli a motore) già la spontanea saggezza dei popoli, liberata dal martellamento continuo del progressismo, aveva loro spianata la strada. Il periodo di passaggio dal progressismo all’organicismo, lo abbiamo tutti studiato a scuola, col nome... - Con che nome? - interruppe il Maestro, rivolto a tutto l’uditorio - RINASCITA! - muggì, in coro, la giovanile assemblea. Rutilio Sermonti
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