L’anello dei Nibelunghi
 











La musica non pretende di esprimere qualcosa di determinato, ci offre uno stato d’animo generale, la grande e generosa nostalgia che domina la nostra epoca. Perciò la musica è un’arte grande e tragica." così dice Bakunin, prima di morire, andando con il pensiero ad un grande compagno di lotta, Richard Wagner.
Molti anni prima, a Berlino, rinunciando ad ogni precauzione, sebbene ricercato dalla polizia, non aveva saputo resistere alla tentazione teatrale della musica wagneriana e appena il compagno Richard scese dal podio di direttore d’orchestra, si era alzato gridando a braccia aperte: "Tutto muore, nulla è eterno. Una sola cosa resterà, la nona sinfonia!"
Wagner lo raggiunge per abbracciarlo. E’ Wagner, nel 1849, a convincere Bakunin a impegnare le sue conoscenze militari nella difesa di Dresda, insorta dopo il ritiro della Costituzione.
"Si (gli dice) il governo provvisorio è ultramoderato; lo so bene ma cosa può fare di buono un governoche non ha neppure la forza di organizzare una truppa? Vieni con me"
Lo conduce in Municipio, dove decine di giovani organizzano nella confusione più completa, la distribuzione di armi e di viveri. "Ebbene, ti piace questa sinfonia?"
Bakunin si lascia convincere, offre il suo contributo.
Purtroppo le truppe prussiane che giungono a Dresda e circondano la città sono preponderanti: quattro giorni dopo non c’è più speranza.
"Rinserriamoci nel Municipio (propone Bakunin) e resistiamo fino all’ultima palla. Poi diamo fuoco alle polveri e lasciamoci saltare in aria. Il nostro sacrificio sarà un seme fecondo!"
Wagner dissente "La democrazia ha bisogno di organizzatori e di combattenti, non di ricordi gloriosi!" Anche questa volta Bakunin segue il consiglio del compagno. Morire o sopravvivere non è per lui una questione di principio. Gli interessa qualunque cosa possa servire il movimento rivoluzionario. La ritirata, un capolavoro di tattica, sottrae all’accerchiamento delletruppe prussiane, duemila uomini. Roeckel e Bakunin finiranno in carcere, Wagner si salverà fortunosamente in Svizzera dove rimarrà esule per una dozzina d’anni.
Un’amicizia tessuta dalla passione artistica ma anche, e forse in misura maggiore, dall’impegno rivoluzionario per un mondo migliore. Impegno sinceramente profondo in entrambi: uno dalle barricate degli offesi, l’altro con sublimi opere che muovono le corde della sensibilità umana contro la tirannia.
La cosmogonia wagneriana dell’Anello dei Nibelunghi è un’opera grandiosa, nelle sue figurazioni simboliche, quasi una proiezione dell’inconscio collettivo e come tale patrimonio comune delle masse, mito sociale, espressione del bisogno di riscatto, emancipazione del proletariato, motivo dinamico di sovvertimento dell’esistente in nome della libertà.
La storia inizia con Wotan, primo tra gli Dei dopo la vittoria sulle forze della terra e del cielo, che incarica due giganti, Fasolt e Fafner, di costruire il Walhalla, dalquale reggere le sorti dell’universo.
Nel frattempo le Ondine, custodi del fiume Reno, eccitate dalla corte fatta loro da un nano della stirpe dei Nibelunghi, Alberich, si lasciano sfuggire il segreto delle proprietà magiche dell’oro sepolto nel fiume: chiunque riesca a forgiarne un anello diventerà ricco e potente ma dovrà abbandonare per sempre l’amore. A nulla valgono gli avvertimenti delle ninfe, Alberich le deruba del prezioso metallo e costringe suo fratello a forgiargli un anello e un elmo magico.
Wotan con uno stratagemma deruba a sua volta Alberich per assolvere il debito con i giganti.
Alberich lancia una maledizione: tutti quelli che possiederanno l’anello saranno odiati e tormentati dalla paura di perderlo. La follia dell’oro, del potere, del dominio dell’uomo sull’uomo, compromette rovinosamente l’equilibrio, l’armonia del mondo, genera il disordine che condurrà, inevitabilmente al crepuscolo e alla morte degli stessi Dei. Intanto la maledizione di Alberih producesubito i suoi effetti. I giganti prima litigano sulla divisione dell’oro, infine la contesa si risolve con l’assassinio di Fasolt.
Gli dei lasciano la scena incupiti dal tragico destino.
Successivamente, dai gemelli Sigmund e Sieglind, nasce Sigfrido, semidio senza paura, che abbatte il gigante-drago e mette fine alla sua tirannia: Uccidendolo eredita l’oro del Reno e la sua maledizione. La moglie Brunilde, ingannata dal figlio di Alberich, lo tradisce decretandone la morte. Sarà lei, Brunilde, a mettere fine alla maledizione dell’oro, restituendolo al Reno, prima di immolarsi sul rogo dell’eroe morto.
Le fiamme del rogo salgono fino al Walhalla. Il regno degli Dei s’inabissa. Comincia l’era dell’uomo redento dall’amore.
I simboli sono trasparenti. L’oro è la fonte di ogni disastro, è la maledizione del mondo, la lebbra che lo corrompe. Chi possiede l’oro, per effetto di un furto, diventa oppressore e assassino. I nibelunghi, i giganti, gli dei e gli eroi, tutti sonocorrotti dal suo mostruoso potere e l’umanità ritrova la pace solo quando l’oro torna nel fondo del fiume e gli dei vengono annientati.
L’oro è la proprietà privata. E la proprietà è un furto, come insegna Proudhon. La distruzione della proprietà è il primo passo per la liberazione dell’uomo. Il passo finale è la distruzione dello Stato apparato (il Walhalla, il potere degli Dei).
Wagner traccia le sue idee politiche in tre produzioni teoriche.
Subito dopo i moti di Dresda, nel ’49, scrive “Arte e Rivoluzione” nel quale leggiamo: “Il mondo è dominato dai furfanti e dagli imbroglioni devoti all’ideale del "cinque per cento". Questa divinità ci rende schiavi cosicché la nostra liberazione deve essere in primo luogo una liberazione dalla proprietà privata grazie a un movimento operaio e rivoluzionario che vi sostituirà "il raziocinio sociale dell’umanità che si impadronisce della natura e delle sue ricchezze per il bene di tutti". L’uomo non sarà più lo schiavo della macchina, maal contrario la macchina servirà l’uomo che, finalmente libero, approderà alla superiore conoscenza dell’Arte.
In una successiva testimonianza “L’opera d’arte dell’avvenire”, individua proprio nella musica l’arma potentissima, di grande coinvolgimento, capace di evidenziare il contrasto tra soggetto e apparato politico.
Pensa di riuscire in questo intento con l’opera totale che addiziona verso, azione, poesia, sentimento, razionalità, storie e figure mitiche quali trasfigurazioni del reale, nei suoni dell’orchestra ai quali affida il ruolo che nella tragedia classica si assegnava al coro nell’approfondire le tematiche esposte nell’azione.
Con la differenza che mentre il coro rimaneva esterno all’azione, l’orchestra la penetra ed impregna.
Una maniera di pensare l’opera che avrà effetti in tutta la produzione artistica, nella pittura impressionistica, nella poesia di Baudelaire e Mallarmé.
Il disegno si perde nel colore che si arricchisce di luci inattese, di sorprendenticontrasti; la parola si carica di significati inediti, si muove in libera e ardita sintassi. Tutto ciò che oggi va sotto il nome generico di ’avanguardia’ nasce da questo fenomeno generale di rottura delle convenzioni su cui l’arte si reggeva da secoli. Un fenomeno evidentemente legato alla contemporanea trasformazione della società come alla rottura di tutti quei rapporti tra gli uomini e tra le classi che la rivoluzione francese aveva cominciato a sconvolgere.
E’ dell’arte riflettere con un proprio linguaggio la natura del mondo in cui si sviluppa.
Al sovvertimento dei valori e degli antichi equilibri corrisponde il rinnovamento del linguaggio artistico. In questo campo Wagner marcia all’avanguardia.
L’ultima produzione wagneriana: “Opera e dramma”, è senza dubbio l’opera più vasta e complessa, quella che, sulla scia dell’amico Bakunin, individua nello Stato, come potere sovraordinato, refrattario all’autodeterminazione soggettiva, la fonte di tutti i vizi dellasocietà.









   
 



 
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