Nel suo appello alle aziende straniere ad investire in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato nel 2014, il presidente afgano Hamid Karzai si è rivolto specialmente alle società asiatiche dei Paesi vicini, snobbando sistematicamente gli Stati Uniti e gli alleati occidentali. Anzi, ha assicurato a eventuali investitori stranieri che “Usa e Occidente non riusciranno a piegare (l’Afghanistan) ai loro interessi”. “Non vogliamo che le nazioni straniere ci aiutino, possiamo cavarcela da soli. Ma diamo il benvenuto agli investimenti in Afghanistan di qualsiasi Paese o azienda, perché contribuiscono alla nostra crescita economica”, ha dichiarato Karzai durante un intervento a Kabul in occasione dell’inaugurazione di una mostra industriale, riferendosi esplicitamente a Cina, Iran, India e Pakistan, che da tempo e con diverse modalità si stanno interessando all’Afghanistan del dopo-Usa. Già durante la sua recente visita in India (uno dei maggioridonatori di Kabul), il presidente afgano aveva esortato gli imprenditori indiani a investire “senza timidezza” in Afghanistan, guadagnando il tempo perduto rispetto ai loro colleghi cinesi. “Sbrigatevi e cogliete le opportunità”, ha detto, sottolineando che “gli imprenditori cinesi sono arrivati prima di voi, cinque o sei anni fa”. Ieri Karzai ha anche voluto rassicurare gli eventuali investitori sulla stabilità del Paese anche dopo il 2014 – nonostante le notizie che dipingono l’Afghanistan sull’orlo del caos e della guerra civile – e sull’affidabilità del governo di Kabul. In particolare, il presidente afgano ha voluto assicurare ai vicini asiatici che il governo non sarà una marionetta piegata agli interessi statunitensi. “Non c’è ragione di preoccuparsi”, ha dichiarato Karzai. “Il nostro accordo con gli Usa e con l’Occidente si basa sui nostri interessi nazionali, dal momento che anche loro fanno i loro interessi nell’ambito del patto di sicurezza”, ha aggiunto, accusandoStati Uniti e alleati di “cercare di fare pressioni su di noi attraverso i media per piegarci ai loro interessi”. “Ma noi non ci arrenderemo”, ha assicurato. Karzai ha quindi prospettato un “rapido sviluppo” e un “futuro prospero” per l’Afghanistan. “I nostri prodotti hanno conosciuto una considerevole crescita negli ultimi dieci anni e ora siamo in grado di competere sul mercato internazionale”, ha sostenuto. In realtà la situazione è un po’ diversa da quella dipinta dal presidente afgano. Intanto perché è facile prevedere che Washington non si lascerà “scappare” l’Afghanistan senza lottare, come è successo in passato con l’Iraq. Inoltre il Paese deve ancora fare i conti con povertà diffusa, forte dipendenza dagli aiuti internazionali, corruzione endemica, carenza di infrastrutture e allarme sicurezza. A riprova di ciò, nonostante l’Afghanistan Investment Support Agency indichi un aumento del 20% degli investimenti nel Paese (arrivati a 553 milioni di dollari) rispetto al 2011,secondo il ministero del Commercio e dell’Industria si tratta per lo più di investimenti afgani, mentre sono ancora poche le aziende straniere che mostrano interesse per il mercato del Paese, considerato troppo instabile. Ne sanno qualcosa i cinesi, che dopo essersi assicurati i diritti di sfruttamento dell’enorme miniera di rame di Aynak, nella provincia afgana del Logar, hanno incontrati grossi problemi nell’iniziare i lavori a causa degli attacchi di insorti e banditi.Ferdinando Calda
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