Lasciate tranquilli i bambini di Scampia
 











Pablo Neruda in "Certa stanchezza" ha scritto versi che mi sono rimasti nella carne. "Lasciate tranquilli quelli che nascono! / Fate posto perché vivano! / Non gli fate trovare tutto pensato, / non gli leggete lo stesso libro, / lasciate che scoprano l’aurora / e che diano un nome ai loro baci."
A Scampia sono esplose due bombe. Dopo l’omicidio di Lino Romano a Marianella, dopo l’omicidio nella scuola materna mentre i bambini erano impegnati nelle prove dei canti di Natale, ora due bombe a mano, lanciate in strada, hanno ferito due bambini di 9 e 13 anni mentre stavano giocando. Mentre stavano giocando!
«LASCIATE TRANQUILLI quelli che nascono», scriveva Neruda. E «fate posto perché vivano». Parole semplici, quasi ingenue, ma quanta forza assumono ora che a certi bambini non è concesso nulla. Non uno spazio dove apprendere, non uno spazio dove giocare. Le organizzazioni criminali hanno toccato tutto, sono arrivate a tutti. Hannocondizionato le vite di intere famiglie che nei palazzi che sorgono sulle piazze di spaccio non hanno più neppure le chiavi dei portoni che devono sempre essere a disposizione dei clan per la vendita al dettaglio di hashish e marijuana. Per poter sparire in caso di retate. Hanno alzato recinzioni, inferriate, cancellate più invalicabili di quelle delle carceri. Le hanno costruite, sono state demolite e ne hanno costruite di nuove. Hanno reso un territorio landa contesa dove nessuno circola e vive tranquillo.
"Il mondo degli adulti" - come lo chiamerebbe Schulz - tanta barbarie pur detestandola riesce a spiegarsela, persino a sopportarla. I bambini no, non hanno gli strumenti, non hanno la forza e spero possano non averla mai. Che si entri nelle scuole, che gli si lancino bombe addosso, questo non possiamo permetterlo, oppure è giunto il momento di smettere di chiamare il nostro paese democrazia. Non lo è. Non lo è più. Ci indigniamo e a ragione per le bombe che altrove ammazzanobambini e qui da noi non ho sentito una voce. Nella patria dell’indignazione massima, dove tutto è bianco o nero, dove si stigmatizza chi parla di Israele cercando di creare complessità, dove la Siria rimane sempre un paese antiamericano e quindi circondato da un aura di rispetto, vengono lanciate bombe sui bambini e non un grido d’allarme. Nulla. Tutto normale. Si ammazzano tra di loro, a Scampia. Si ammazzano nelle loro scuole, a Scampia. Lanciano bombe addosso ai loro bambini, a Scampia.
MI E’ CAPITATO tra le mani il libro di un editore per ragazzi, Orecchio acerbo. Il libro si intitola "1989 dieci storie per attraversare i muri" ed è una raccolta illustrata di racconti di autori di tutto il mondo che si interrogano sull’esistenza di barriere - partendo dalla costruzione e dalla caduta del Muro di Berlino - sul perché gli uomini ne costruiscono e sul perché poi le demoliscono. Non avevo mai pensato a quanto fosse interessante parlare di muri. Non avevo mai pensato a come proprioil muro possa essere la chiave per capire quanto sia più facile allontanare da sé le proprie paure piuttosto che provare a risolverle. Quanto sia più facile marginalizzare una parte del paese e della società, piuttosto che comprendere che è lì, nella ferita, che il cuore pulsa. E che se il cuore è malato e non si pone rimedio, il paese va a fondo. E così certi uomini per difendere i propri traffici costruiscono inferriate, ovvero muri. E certi altri per difendersi da costoro schierano eserciti, ovvero sempre muri, ma questa volta umani. Certe notizie vengono date dai tg nazionali velocemente come una cantilena ormai solita, non aprono le prime pagine dei quotidiani, creando di fatto un muro di incomprensione e indifferenza. Mi chiedo come si faccia ancora a ignorare. E’ ora di prestare ascolto, come "Il signore maturo con un orecchio acerbo" della filastrocca di Gianni Rodari: "Dica pure che sono vecchio / di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio. E’ un orecchio bambino, miserve per capire / le voci che i grandi non stanno mai a sentire. Ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli, / le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli. Capisco anche i bambini quando dicono cose / che a un orecchio maturo sembrano misteriose". Roberto Saviano,l’espresso









   
 



 
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