Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando il 6 dicembre 1877 Thomas Alva Edison fece ripetere al primo fonografo della storia la filastrocca “Mary had a little lamb”. Nasceva la registrazione fonografica. Da allora alle odierne, raffinatissime incisioni discografiche l’evoluzione tecnologica è stata impressionante e, giacché i risultati tecnici di una riproduzione sonora possono essere anche sensibilmente differenti, ne scaturisce ricerca della qualità e quindi esercizio di gusto, così che il ruolo di un tecnico del suono nell’ambito di una registrazione di alto livello acquista connotazione di arte. Ma innanzitutto, come si diventa tecnici del suono? Lo chiediamo ad Enrico Del Gaudio che, essendo anche musicista con concerti svolti in collaborazione anche con artisti di chiara fama, ha la virtù di unire in sé competenza e punti di vista sia di esecutore che di tecnico del suono. «Nel mio caso specifico, essendo anche musicista, la mia ampia passione per l’arte dei suoni mi ha fatto avvicinare direi quasi inevitabilmente al mondo della riproduzione sonora, alla conoscenza di grandi musicisti come di tecnici di prima qualità. L’iter consueto è attraverso scuole specifiche, quindi una grande esperienza sul campo al seguito di bravi tecnici ed al servizio di importanti interpreti completa proficuamente le conoscenze. La mia formazione però è consistita tutta nel secondo stadio». Perché è importante lavorare per buoni musicisti? «Perché le pretese, l’analisi di ascolto ed i giudizi dell’ottimo musicista sono estremamente stimolanti ed illuminanti. Il grande musicista ti insegna a sentire veramente il suono, in tutte le sue componenti». Quali sono le possibilità tecniche di una moderna sala di incisione? «Innanzitutto partiamo da un asserto. La sala di registrazione è il luogo del falso, ossia ogni suono lì prodotto non sarà mai il suono poi riascoltato, in quanto, dopo l’esecuzione, verranno create artificialmente le dimensioni e la qualità acustica di una ideale sala d’ascolto, aggiungendo calibrato riverbero, scegliendo a piacimento la distanza che si vorrà dare l’impressione esserci tra l’ascoltatore e la fonte sonora, agendo sul timbro e poi utilizzando tecniche di aiuto alla esecuzione quali sostituzioni dei suoni erronei con i suoni giusti, correzioni di intensità, anche del singolo suono, di velocità, almeno per piccoli frammenti, di precisione ritmica, talvolta duplicando anche intere frasi musicali nei casi di repliche». Tutte queste possibilità tecniche finiscono con l’esaltare le virtù dell’interprete, semplicemente mascherare i suoi limiti o addirittura possono alterare l’idea musicale originaria? «Ognuna di queste tre possibilità starà tutta nella capacità professionale ed artistica del tecnico che, se valido, potrà solo esaltare le scelte interpretative del musicista, il quale, infatti, nel corso dell’incisione, dopo aver ascoltato la registrazione ed espresso giudizi, gli si affida fiduciosamente. Il rapporto tra artista e tecnico del suono diviene così un rapporto di elezione da parte del primo e di rassicurazione da parte del secondo». Quante persone sono parte in causa in una incisione? «Nelle grosse produzioni discografiche la catena collaborativa è costituita dall’interprete, dall’assistente di sala, cioè da colui che dispone i microfoni e tutti gli altri strumenti di registrazione, del tecnico del suono, che regola tutti i livelli di registrazione, dal produttore artistico, che unitamente all’interprete indirizza l’esito finale della registrazione e da chi patrocina economicamente il prodotto. Nei casi meno pretenziosi tutto questo si riduce a due persone: l’artista ed il tecnico del suono». Esistono differenze nella registrazione del suono dei differenti strumenti musicali e dei diversi insiemi di strumenti musicali in azione? «Differenze esistono, principalmente tra la registrazione di un singolo strumento e la registrazione di un gruppo di strumenti diversi, e questo è un fenomeno verificatosi soprattutto all’incirca dalla seconda metà del secolo scorso, da quando cioè, con l’avvento della stereofonia, vengono adoperarti contemporaneamente più microfoni con la loro necessaria regolazione. Immaginiamo, ad esempio, la registrazione di un sestetto. Potremmo adoperare un singolo microfono, ma poi non si potrebbe lavorare separatamente sui suoni di ogni singolo strumento. Potremmo allora usare un microfono per ogni strumento, ma ognuno di questi microfoni percepirebbe, unitamente ai suoni dello strumento al quale è stato assegnato, i suoni almeno degli altri strumenti più vicini, ciascun microfono però, evidentemente, li percepirebbe da una distanza diversa. La fusione finale delle sei diverse registrazioni potrebbe risultare caotica. Ciononostante è una strategia che talvolta viene pure adottata. Un’altra soluzione possibile è però quella di disporre due microfoni per la registrazione di insieme ed uno per ogni strumento. Il risultato finale potrà riuscire più soddisfacente con una quantità così ricca di differenti registrazioni da cui attingere. Sono solo alcune delle possibili maniere. Danno però la misura della complessità, della varietà di scelta del lavoro del tecnico del suono nonché della sensibilità e capacità di intuizione, caso per caso, a lui richieste». In definitiva, come avviene una registrazione? «Per successione di vari momenti da svolgere con opportuna, necessaria competenza. Sistemazione del musicista, sistemazione dei microfoni e scelta della loro quantità, prove per la valutazione dei livelli di registrazione, consequenziale regolazione dei microfoni ai fini di un preciso risultato finale scelto, registrazione, correzioni, fusione dei segnali dei vari microfoni adottati nei due canali stereofonici, adattamento del risultato finale raggiunto alle possibilità degli strumenti di riproduzione ai quali è destinato». È differente una registrazioneeffettuata in studio o nel corso di una esecuzione pubblica? «Sono due mondi ben diversi. La prima, per quanto già detto, è totale creazione sonora, la seconda è autentica riproduzione documentaria, quanto più fedele possibile». E circa la restaurazione di vecchie registrazioni, avvengono danni, vengono effettuati miglioramenti al suono utile da recuperare o si riesce ad ottenere assoluta fedeltà all’originale? «Anche qui è tutto nelle scelte del tecnico e quindi nella sua competenza, nel suo gusto, nella sua sensibilità. In genere la filosofia più in uso è di cercare di tutelare la qualità originale del suono sfrondandolo semplicemente, per quanto è possibile, da ogni altra molestia acustica come fruscii, crepitii ed altro ancora».
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