Perché inventai "salire in politica"
 











Le ultime performance televisive di Silvio Berlusconi sono degne dei tempi andati. Eppure la nostra memoria fa scherzi e a volte cancella i momenti più bui. Negli anni del governo Berlusconi fare informazione in tv, parlare di ’ndrangheta al Nord, del terremoto dell’Aquila, di rifiuti in Campania, per una certa parte politica significava voler entrare sotto mentite spoglie in campagna elettorale. Chiunque facesse informazione, era visto come un candidato in cerca di consenso e voti. Tutti: direttori di giornali, reporter, scrittori. I soliti giornali di area berlusconiana annunciavano la mia candidatura. Poco importa che siano stati smentiti: questo tipo di stampa non cerca conferme, non chiede scusa. Ricordo che mi veniva sempre domandato se sarei "sceso in campo". Iniziai così a interrogarmi su quanto Silvio Berlusconi avesse condizionato anche nel linguaggio quotidiano l’approccio che noi italiani avevamo alla politica. Iniziai a pensare a quello"scendere in campo" che solo il presidente di una delle squadre di calcio più forti d’Italia poteva aver deciso di utilizzare come metafora politica. Quindi con "Forza Italia" - privandoci anche di una formula elementare che ciascun italiano utilizzava per la nazionale di calcio - il presidente del Milan aveva deciso di "scendere in campo" e di vincere in politica tutte le coppe esistenti, come facevano i suoi campioni rossoneri. Berlusconi ci avrebbe fatto sognare come Van Basten, Gullit, Maldini, Baresi.
BENIGNI RACCONTÒ a Enzo Biagi che nel linguaggio contadino "scendere in campo" era un modo per dire "vado al bagno"... in politica, pensai, non si scende, piuttosto si sale. La politica non è un gioco, non è uno sport. Ma a pensarci ora, magari lo fosse. Magari ci fosse in politica la lealtà richiesta a tutto lo sport, magari ci fosse l’affiatamento necessario per gli sport di squadra. La politica è il più alto degli impegni civili. O almeno dovrebbe esserlo. Che in politica nonsi scende, ma si entra, si sale, per la prima volta ricordo che lo dissi a Berlino, al Volksbühne, il teatro dove fu girato il film "Le vite degli altri" e dove, prima di raccontare quel che avevo preparato, fui costretto a fare una lunga premessa alla platea tedesca sulla situazione politica italiana. Salire in politica significa elevarsi a qualcosa di più alto. Scendere in politica, non è solo una metafora calcistica, ma anche un modo per deresponsabilizzarsi.
ORA CHE QUESTA ESPRESSIONE è stata usata dal professor Monti, mi aspetto che non sia solo un calco letterario. Molti mi chiamano illuso, ma se davvero in politica si sale, allora che non sia solo a parole, non sia solo una bella espressione letteraria sulla quale quotidiani e telegiornali hanno potuto sprecare fiumi di parole. E magari oltre a mutuare questa espressione, in campagna elettorale, sarebbe importante che Mario Monti si occupasse di giustizia ragionando su una riforma del sistema giudiziario allo sfascio, sioccupasse di criminalità organizzata, di diritti civili. Soluzioni che già da un governo tecnico ci saremmo aspettati. La priorità delle riforme sociali è stata subordinata alla priorità delle scelte fiscali ed economiche. Che questo equilibrio possa capovolgersi. Leggendo l’Agenda Monti, l’argomento mafie è affrontato nelle righe finali. Si fa cenno alla possibilità di salvare le aziende sottratte alle mafie favorendo il loro reinserimento nell’economia legale. A velocizzare i tempi tra sequestro e confisca.
Ma manca la possibilità di monitorare e costruire nuove leggi per contrastare il riciclaggio nel sistema finanziario italiano. Le banche americane ed europee stanno attraversando una fase di analisi e approfondimento delle proprie attività perché è ormai chiaro che hanno avuto un ruolo attivo nel riciclaggio di danaro sporco. Ma davvero possiamo credere che le banche italiane facciano eccezione? Sarebbe cosa singolare se le organizzazioni criminali avessero scelto di noninterfacciarsi con gli istituti italiani mentre lo facevano con le banche del resto del mondo... o manca piuttosto la volontà di scoprire i rapporti tra le banche italiane e le organizzazioni? Un’ultimissima cosa: scendere o salire in politica non dipende dal rango, come Berlusconi ora dice. Non si sale perché si è di rango inferiore e si scende perché si è di rango superiore. In politica "si serve" chi ti elegge, la politica non serve a salvare aziende, a evitare processi, ad accumulare beni. Roberto Saviano-l’espresso









   
 



 
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