Il 10 gennaio si avvicina, e gli avvoltoi cercano di destabilizzare il Venezuela. È il giorno nel quale il presidente venezuelano Hugo Chávez avrebbe dovuto prestare giuramento insediandosi per un nuovo mandato presidenziale. Ma il mandatario si trova ancora a Cuba, in “condizioni stazionarie” - ha riferito lunedì sera il ministro dell’Informazione Ernesto Villegas - rispetto all’ultimo bollettino medico che parlava di una insuficienza respiratoria sopraggiunta dopo l’operazione dello scorso 11 dicembre per eradicare nuove cellule tumorali. Si tratta di una cerimonia che il governo venezualno ritiene una mera formalità, ed effettivamente sembra strano che questa possa contare più dell’esito del voto che a ottobre ha riconfermato Chávez alla guida del Paese. Ma la stessa opposzione che da anni si attacca a tutto pur di delegittimare il governo bolivariano e il suo presidente ora afferma che non prestare il giuramento sarebbe una paleseviolazione costituzionale. Il governo di Caracas non ha dubbi: ha indicato che Chávez potrà prendere possesso del suo nuovo mandato quando sarà in condizioni di farlo, davanti al Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) precisando che la data del 10 gennaio prevista dalla Costituzione è solo un fatto formale, visto che la Carta stabilisce che il mandatario che per una causa “sopraggiunta” non possa prestare giuramento in quella data davanti all’Assemblea Nazionale lo può fare davanti al TSJ in data da stabilirsi. Per la destra venezuelana all’opposizione, invece, il 10 gennaio termina il secondo mandato di Chávez e se il presidente eletto non rissumerà la carica in quella data dovrebbe essere il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, a prendere temporaneamente in mano la guida del Paese, come stabilito dalla Costituzione. Rispettando il più tradizionale copione latinoamericano, alla destra venezuelana si è affiancata la Chiesa cattolica: lunedi’ all’apertura dei lavori della 99maAssemblea Ordinaria della Conferenza Episcopale del Venezuela (Cev), il presidente della Cev, l’Arcivescovo di Cumaná Diego Rafael Padrón Sánchez, ha di fatto accusato il governo di non rispettare la Costituzione, affermando che “cambiare la Costituzione per raggiungere un obiettivo politico è moralmente inaccettabile” . Padrón quindi ha chiesto al Governo di dire tutta la verità al popolo del Venezuela. Gli ha risposto senza esitazioni il ministro Villegas, che rinnovato l’impegno delle autorità di Caracas a “mantenere informato sulla salute del Comandante Chávez il popolo venezuelano”, invitando poi la popolazione a “ignorare i messaggi di guerra psicologica che dall’estero puntano a turbare la grande famiglia del Venezuela”. Sempre lunedì è stato l’ex vicepresidente Elías Jaua ad accusare settori dell’opposizione venezuelana di cercare di destabilizzare il Paese approfittando delle condizioni di Hugo Chávez. La destra, ha affermato vorrebbe che in Venezuela si decretasse un vuotodi potere nonostante la Costituzione stabilisca che non ci sono condizioni perché questo accada. “L’opposizione dovrebbe contribuire alla pace e alla riconciliazione” e capire che la decisione presa dal popolo lo scorso 7 ottobre, quando ha rieletto Chave alla presidenza, é incontestabile. “Il presidente Chávez é stato eletto il 7 ottobre, questo mandato non può essere disconosciuto, il contario equivarrebbe a un colpo di Stato (…) abbiamo un presidente eletto, vivo, il cui mandato non é stato revocato e vi é il mandato del popolo venezuelano che non può essere alterato”. Jaua ha quindi parlato della mobilitazione annunciata lunedì dal presidente del Parlamento e numero tre del Psuv Diosdado Cabello e che si terrà il 10 gennaio, non a caso il giorno del mancato insediamento, per esprimere vicinanza al presidente eletto. “I movimenti dei cospiratori – ha affermato Jaua - si sconfiggono con la mobilitazione”. Sarà un concentramento in solidarietà con il presidente Chávez alPalacio de Miraflores e una risposta allo sciopero nazionale convocato dall’opposizione per sottolineare la mancata investitura di Chávez e la tesi dell’incostituzionalità. L’annuncio della grande manifestazione di massa in appoggio a Chávez é stato dato dall’appena riconfermato Cabello in una conferenza stampa tenuta assieme al vicepresidente Nicolas Maduro, di certo a voler dimostrare che non esiste alcuna rivalità tra gli uomini vicini a Chávez, come invece insinuato dai media internazionali che da settimane parlano di una lotta intestina per la successione. “L’intero Venezuela”, ha affermato cabello, “converrà qui, davanti al Palazzo Presidenziale di Miraflores, dove il popolo sosterrà il presidente, sosterrà il Comandante Chávez, in maniera travolgente, con la popolazione nelle strade”. Inoltre, ha aggiunto Cabello, all’iniziativa prenderanno parte anche capi di Stato e di governo stranieri: di sicuro ci sarà il presidente uruguaiano Josè “Pepe” Mujica, che ha già confermato lapropria presenza a Caracas il 10 gennaio. Riferendosi alla presenza di capi di Stato e di governo alla manifestazione Cabello ha affermato che in molti “hanno manifestato più volte la volontà di venire qui in Venezuela, alcuni di loro hanno direttamente fatto visita al presidente”. Il riferimento è ai presidenti dell’Ecuador, Rafael Correa, e della Bolivia, Evo Morales che sono andati nelle scorse settimane a Cuba per fare direttamente visita a Chávez. A questi si aggiungerà, proprio il prossimo giovedì, la “presidenta” argentina Cristina Kirchner. La rivoluzione bolivariana marcia ancora sulle gambe di molti uomini e donne.Alessia Lai
|