L’ITALIA DEL 2013 3,5 MILIONI DI SENZA LAVORO
 











L’Italia, come un aereo in caduta libera, continua a perdere posti di lavoro. Tutte le previsioni per quest’anno, nonostante le attese di una ripresa dell’economia a partire da metà anno, segnano un ulteriore peggioramento: la disoccupazione «ufficiale» arriverà al 12%, e toccherà il 12,4 nel 2014 stima Confindustria. In realtà, calcolando i lavoratori che sono in cassa integrazione a zero ore da mesi e mesi e quelli che beneficiano della cassa in deroga, ultimo stadio degli ammortizzatori sociali, l’indice «reale» fa segnare almeno un punto in più. Si arriverà «al 13,6%», ha calcolato il Centro studi Confindustria. Mentre la Uil parla di mezzo milione di disoccupati in più quest’anno, dato che ci porterà a toccare la non certo invidiabile quota di 3,5 milioni di senzalavoro.                                                                                             La fotografia scattata a fine 2012 dall’Inps è impietosa: la crisi economica continua a bruciare migliaia di posti di lavoro ogni giorno. Duemila al giorno, ha denunciato venerdì Angeletti della Uil. E la montagna delle ore totale di cassa integrazione, quasi un miliardo e cento milioni di ore (+12,1% rispetto al 2011), spalmate su circa due milioni di lavoratori, conferma a pieno tutta la drammaticità della situazione. L’anno passatosono state 6.191 (-8,5%) le aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, in larga parte (55,6%) per effetto di crisi aziendali.                                     Il crollo del centro Italia La crisi del lavoro avanza. Ma mentre al Nord sembra perdere un poco velocità (col ricorso agli ammortizzatori che sale dell’8,1%, mentre in Piemonte cala dell’1,69%), al Sud cresce del 12,3% ed al Centro addirittura del +26%. Stando alle analisi dell’«Osservatorio Cig» della Cgil a pagare i costi della crisi sono soprattutto regioni come Umbria (+46%), Marche (+38,2) e Lazio (23,8%). In termini assoluti è sempre la Lombardia a guidare la classifica, con 238,3 milioni di ore (+7,4), seguita da Piemonte (143,1 milioni), Veneto (102,8) ed Emilia (92,5). Il Lazio però balza da 69,4 a 85,9 milioni diore,leMarcheda27,6a38,2el’Umbria da 18,98 a 27,85 milioni di ore autorizzate, tra cassa ordinaria, cassa straordinaria ed in deroga.          A livello provinciale, in base ai dati elaborati dall’Ufficio studi Uil, i picchi di cassa si registrano a Bergamo (+34,1% a 33,6 milioni di ore), Cremona (+28,8%), Belluno (+56%), Imperia e Savona (+53%) e ancora a Livorno (+67,9), Ancona (+52,4%), Macerata (+51,6), Perugia (+50,5%), Foggia (+46,1%), Potenza (+64,5%, a 12,9 milioni), Palermo (+50,9) e Ragusa (+81,4). Ma soprattutto a Lucca (+118,9%, a quota 5,3 milioni di ore), Rieti (+75,7% a 1,99 milioni, Benevento (+116,6% a 7,6 milioni). Roma cresce «appena» del 18% ma sfonda i 50 milioni di ore arrivando a quota53,3.                                                                                                   Commercio e costruzioni Ko La meccanica si conferma ancora il settore dove si è totalizzato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione. Secondo la Cgil, infatti, questo comparto pesa per 349,7 milioni di ore, pari a 167.513 lavoratori coinvolti. Seguono il commercio con 169 milioni di ore (e 80.954 lavoratori coinvolti) e l’edilizia (107,2 milioni e 51.351 lavoratori). Male anche lachimica (+26%) e l’industria del tabacco (+62,2%), in «ripresa» tessile e pelle (-4%) pur mantenendo livelli molto alti di ricorso agli ammortizzatori.                                                                       «La crisi non ha toccato il punto più basso – spiega il rapporto della Cgil -. C’è l’emergenza occupazione in generale e in particolare quella giovanile, e vi sono situazioni industriali in sofferenza con centinaia di migliaia di lavoratori in Cig attualmente senza prospettiva». A colpire sono soprattutto i dati sulla cassa in deroga, ultimo stadio degli ammortizzatori e segnale inquietante per molte attività giunte ad unasorta di «stadio terminale».                                                           Boom delle «deroghe» La «Cigd», l’anno passato, ha toccato quota 354,7 milioni di ore autorizzate (+10,7%), un aumento che interessa tutti i settori di attività e che però tocca le punte più alte nei servizi (+75,5%), nell’edilizia (+63,86%), nei trasporti (+28,3%), nell’alimentare (+26,54%) e nel settore del legno (+12,4%). Da solo il commercio (con 134,7 milioni di ore, +36,18%) cumula ben il 35% di tutte le ore autorizzate di cassa in deroga, seguito dalla meccanica (71,2 milioni, +15,3%). Tra le regioni in testa il Lazio (30,7 milioni di ore, +62,4%), Lombardia (57,2 milioni, +10,04%), Veneto (39,6 milioni,+31,4%) ed Emilia Romagna con 42,1 milioni ore (+10,33%). Il picco più alto (+80,2%) si è avuto però in Sicilia; a livello provinciale il record spetta a Rieti (+358%), mentre la maggiore flessione è quella di Catanzaro (-77,5%). Sono queste le zone più a rischio nei prossimi mesi. Mesi che per molti si annunciano molto difficili. Paolo Baroni









   
 



 
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