Ansaldo Energia, la svendita slitta
 











Non ci sarà un legame diretto con l’esistenza del governo Monti, però è indubbio che con l’ex consulente di Goldman Sachs il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche abbia subito un impennata. Dopo il trasferimento del 29,99% della Snam (Eni) alla Cassa Depositi e Prestiti (controllata al 70% dal Tesoro), funzionale alla creazione di un gestore autonomo della distribuzione del gas nel nostro Paese, ora è arrivato il turno di Ansaldo Energia, controllata di Finmeccanica che ha deciso di metterla in vendita per risanare i propri disastrati conti aziendali. Una deriva provocata dall’ignavia complice o peggio degli ultimi governi che non hanno voluto o non sono stati in grado di varare una seria politica industriale ma si sono limitati a cavalcare l’esistente.
La vendita di Ansaldo Energia sembrava imminente e il primo beneficiario, forse per fare un piacere alla Germania, era la Siemens. Poi, dopo il ritiro dell’azienda tedesca, la datadella vendita o svendita è stata spostata a metà febbraio e in pole position si sono piazzati due gruppi coreani come Samsung e Doosan ed anche la CDP potrebbe acquisire una quota del 15%. Il ritardo nella vendita sarebbe stato motivato da nuove valutazioni sulle offerte ricevute che sarebbero state giudicate inadeguate. Ma anche, ed è incredibile doverne prendere atto, da un Massimo D’Alema che, riscoprendo un minimo di dignità e di orgoglio nazionali, ha ammonito i vertici di Finmeccanica che “i manager non possono vendere asset fondamentali per il Paese come se fossero propri”. E quando D’Alema usa il termine “fondamentali” si riferisce alle implicazioni di sicurezza nazionale che una vendita del genere rivestirebbe. Lui in effetti ha parlato come presidente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sull’attività dei servizi segreti. Ossia come qualcuno che conosce bene la materia sulla quale deve vigilare. La vicenda, come purtroppo tutto quello si verifica in Italia, haassunto i toni della farsa, dopo che Standard&Poor’s, la società di rating Usa, confermando il suo ruolo di manipolatrice dei mercati, ha abbassato il giudizio sui titoli Finmeccanica a un livello di titoli spazzatura. Ci sarebbe da domandarsi perché allora i tedeschi prima e i coreani adesso abbiano presentato un offerta per la società pubblica italiana. La stessa Borsa la pensa in modo opposto a S&P tanto che il titolo è andato decisamente al rialzo.
La soluzione più logica e più vicina alla decenza è che di questa vendita non se ne faccia nulla, soprattutto perché è un’azienda sostanzialmente sana e con grandi potenzialità di crescita in un settore che ha enormi prospettive. In ogni caso, è difficile che si vada avanti prima delle prossime elezioni e in presenza di un nuovo governo legittimato a governare e che abbia varato un serio piano industriale per i prossimi anni.
Ansaldo Energia con le sue controllate progetta e realizza infatti centrali termiche, geotermichee nucleari. E poi turbine a gas e a vapore. In una fase come questa, nella quale il settore dell’energia si trova davanti ad una svolta, sarebbe demenziale, per non dire peggio, metterla in vendita. Basti pensare ad una controllata come Ansaldo Nucleare che ha stabilito ferrei rapporti di collaborazione con l’americana Westinghouse, controllata dalla giapponese Toshiba, per realizzare centrali nucleari di quarta generazione. La porta obbligata per poi entrare in futuro nel settore della fusione nucleare, una fonte di energia infinita e inesauribile.  Una opportunità che non ci possiamo permettere di non cogliere.Filippo Ghira









   
 



 
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