Operazione «Ezequiel Zamora», 21 anni fa la svolta bolivariana
 











Chavez

Ieri, Hugo Chávez ha compiuto 14 anni di governo. Da quasi due mesi manca dal Venezuela, dopo il quarto intervento chirurgico contro il tumore, effettuato a Cuba l’11 dicembre scorso. Il bollettino medico lo dà in lento e progressivo recupero, e il suo vice Nicolas Maduro, che assicura l’interim per decisione del Parlamento, garantisce che, dal letto d’ospedale all’Avana, sta firmando alcuni provvedimenti di governo. Tuttavia, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, Chávez – rieletto presidente il 7 ottobre – mancherà anche la ricorrenza del 4 febbraio (a meno di sorprese dell’ultima ora). Domani si festeggiano i 21 anni dalla ribellione civico-militare con cui l’allora tenente colonnello tentò di rovesciare il governo di Carlos Andrés Pérez insieme a un gruppo di ufficiali progressisti del Movimiento Bolivariano Revolucionario-200 (Mbr 200). L’operazione si chiamava Ezequiel Zamora , in onore al difensore della lotta contadina eindipendentista, vissuto tra il 1 febbraio del 1817 e il 10 gennaio 1860. Venne condotta in diverse città del paese. Il comandante Arias Cardenas, oggi governatore dello stato Zulia, dirigeva il battaglione di Maracaibo: «Quel nostro tentativo spiega oggi al manifesto – prende corpo di fronte al fallimento delle politiche clientelari messe in campo dai governi succedutesi dopo la cacciata del dittatore Pérez Jimenez, il 23 gennaio del 1958. Le loro scelte rispondevano esclusivamente agli interessi dei gruppi di potere interni e internazionali che si spartivano la rendita petrolifera. Il 27 febbraio 1989, la rivolta popolare contro quelle politiche, denominata il caracazo , ha costituito uno spartiacque e ha evidenziato una situazione sociale esplosiva. Da tempo, noi dell’Mbr 200 stavamo cercando uno sbocco. Avevamo preso contatti con altri settori progressisti del paese: dalle università alle fabbriche, ai militanti che avevano partecipato alla lotta rivoluzionaria degli anni ’60-70.Allora provammo a rompere con lo schema di potere tradizionale, ma fummo sconfitti e arrestati. E abbiamo riflettuto sui nostri errori». Nel ’94, il nuovo presidente Rafael Caldera, spinto dalla pressione popolare, libera gli ufficiali ribelli. «Così – racconta Cardenas ci incorporammo alla vita politica. Nel ’94, Caldera mi nominò presidente del Programma di Alimentazione Materno Infantile (Pami). Nel ’95, diventai governatore del Zulia, candidato dal movimento La Causa R. Lavorammo allora con una maggior consapevolezza alla costruzione di alleanze più ampie che ci porteranno a vincere le elezioni, nel ’98». Quando lo prendono, il 4 febbraio del ’92, Chávez si assume tutta la responsabilità dell’accaduto: «Compagni, purtroppo la rivoluzione è fallita… per ora», dice davanti alle telecamere. Il suo discorso profetico è risuonato ogni anno nelle piazze gremite per il 4 febbraio. Visceralmente amato dal popolo e visceralmente odiato dall’opposizione che, nel 2002, gli ha armato contro uncolpo di stato, Chávez ha comunque modificato il volto del paese e il modo di far politica. Il suo stile diretto e carismatico può incontrare critiche, ma ha rotto con 40 anni di democrazie delle élite. Nelle politiche sociali il governo ha investito 500mila milioni di bolivar: per aumentare il salario minimo, le pensioni, costruire scuole e case popolari. Che sia assente o meno, il presidente resta al centro della scena politica e del dibattito. Restano inscritte nell’attuale politica dell’America latina di sinistra, anche le simbologie indipendentiste legate al sogno della «Patria grande», su cui ha insistito tanto in questi anni. Venerdì, per i 196 anni dalla nascita di Zamora – una delle «tre radici bolivariane», insieme al libertador Simon Bolivar e al suo maestro Simon Rodriguez – Maduro si è presentato reggendo una lancia uguale a quella brandita allora da Ezequiel. Ha annunciato che la casa in cui nacque (nello stato di Miranda, uno dei tre governati dall’opposizione) diventeràpatrimonio culturale della nazione. E per domani ha annunciato «una serie di eventi che commuoveranno il paese». GerardinaColotti,repubblica









   
 



 
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