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STUDIO ESPOSIZIONE ALIMENTARE ALL’ ARSENICO |
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In alcune aree del Lazio le acque sotterranee, incluse quelle destinate al consumo umano, sono caratterizzate da abbondanza di arsenico di origine naturale, cioè derivante dalla tipologia delle formazioni geologiche presenti. L’acqua di rete e degli approvvigionamenti autonomi, venga essa utilizzata come acqua da bere o per la preparazione e cottura degli alimenti, può determinare in queste aree un’esposizione all’arsenico che va ad aggiungersi a quella “di fondo” derivante dalle piccole quantità inevitabilmente presenti negli alimenti. D’altra parte l’uso delle acque sotterranee a scopo irriguo e la naturale abbondanza di arsenico in alcuni suoli agricoli può ulteriormente aumentare in queste aree l’ingresso di arsenico nella catena alimentare, determinando una maggiore presenza di arsenico negli alimenti prodotti in loco. L’arsenico è presente in natura in varie specie che hanno tossicità molto diverse: l’arsenico importante in termini di valutazione del rischio per la salute è l’arsenico inorganico, la forma realmente tossica. Nell’ambito delle proprie attività di ricerca per la sicurezza degli alimenti e a tutela della salute pubblica, l’Istituto Superiore di Sanità svolge studi a carattere conoscitivo per valutare l’esposizione a potenziali fattori di rischio. Lo studio, lanciato nel novembre 2010 dal Reparto di Tossicologia Alimentare e Veterinaria del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, mira ad accertare l’esposizione alimentare all’arsenico inorganico della popolazione residente in aree del Lazio caratterizzate dalla presenza di arsenico di origine geologica nelle acquedestinate al consumo umano. Nel dettaglio lo studio si propone di: - Valutare l’esposizione a lungo termine all’arsenico inorganico - Identificare le fonti e gli scenari di esposizione - Accertare l’effetto della cottura degli alimenti con acque aventi contenuti definiti di arsenico - Studiare l’efficienza del metabolismo dell’arsenico inorganico nella popolazione in esame - Caratterizzare il rischio per la popolazione. L’esposizione è stata stimata integrando informazioni ricavate attraverso l’utilizzo di marcatori biologici (biomarcatori) e di dati sull’acqua e sulla dieta consumate. I volontari, reclutati sulla base di requisiti specifici (stato di buona salute generale, residenza nel comune d’interesse da almeno 2 mesi, utilizzo dell’acqua della rete di distribuzione per uso potabile e/o per la cottura degli alimenti), previa visione della lettera informativa e sottoscrizione del consenso informato, hanno compilato unquestionario, fornito uno o più campioni di acqua (quella/e che utilizzavano quotidianamente per gli scopi menzionati), un campione di urine totali del mattino e un campione di unghie. Per i soggetti che hanno dato disponibilità è stata campionata la dieta di 3 giorni consecutivi (studio di dieta duplicata).
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