"Il 2012 si conferma l’anno nero dell’occupazione in Italia. Se si sommano i lavoratori che si trovavano nella cosiddetta ’area del disagio’, cioè precari o part time involontari, a quelli della cosiddetta ’area della sofferenza occupazionale’, vale a dire disoccupati, scoraggiati immediatamente disponibili a lavorare e persone in cassa integrazione, si può stimare la stratosferica cifra di circa 9 milioni di persone in drammatica difficoltà con il lavoro". L’analisi drammatica per il mercato del lavoro arriva dal presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni e dal segretario confederale della Cgil, con delega al mercato del lavoro, Serena Sorrentino. Sul punto è intervenuta anche Susanna Camusso, leader del sindacato: "In gran parte del nostro Paese si vive in una condizione di miseria e non di povertà, di rassegnazione ed impossibilità di cambiamento". In questi anni "di crisi infinita - ha aggiunto - c’è stata l’interruzione dellarelazione tra lavoro e dignità. La parola dignità al fianco del lavoro è stata una conquista che è venuta insieme alla libertà del nostro Paese ed era legata al fatto che il tema non era semplicemente non essere più poveri". Per Camusso è "straordinariamente importante" a questo punto che si apra una stagione di dialogo con Confindustria e con tutte le altre associazioni, che abbia però anche l’idea di ricostruire perché non si può agire solo sulla flessibilità e sulla precarietà". Negli ultimi tre mesi dello scorso anno si sono persi quasi 200 mila posti di lavoro, con un numero di occupati a dicembre vicino a quello di sette anni prima. La disoccupazione, cresciuta su valori estremamente elevati ci riporta indietro di 14 anni e la progressione nei dodici mesi risulta molto più marcata rispetto alla media europea, sia riferita ai 27 Paesi dell’Unione, che ai 17 dell’Area Euro: circa un quarto dell’aumento dei disoccupati in Europa nel 2012 è italiano. La disoccupazione giovanilecontinua a pesare come un macigno; da 4 anni la cassa integrazione supera il miliardo di ore autorizzate e le domande di disoccupazione e mobilità sono cresciute nel 2012 di oltre 280 mila unità rispetto all’anno precedente. "Ma i dati sostanziali - sottolineano Fammoni e Sorrentino - sono ancora più drammatici di quelli formali, e riguardano anche la precarietà, l’inattività e la costante diminuzione delle ore di lavoro che involontariamente le persone sono costrette ad accettare". Gli scoraggiati, dopo un periodo di calo, sono tornati ad aumentare e la contrazione del volume di lavoro è assai più marcata per effetto della riduzione degli orari e per il ricorso alla cassa integrazione di quanto dica la già alta diminuzione del numero di occupati. Il lavoro a tempo parziale, involontario e con un numero molto basso di ore, interessa infatti un numero sempre crescente di lavoratori. A dicembre gli occupati risultano ancora in diminuzione, sia su base congiunturale (-104 milarispetto a novembre 2012, pari a -0.5%) che su base tendenziale (-278 mila rispetto a dicembre 2011, pari a -1.2%) e il loro numero è stimato in 22 milioni 723 mila, più o meno lo stesso registrato sette anni prima, nel dicembre del 2005. Il tasso di occupazione (15-64 anni) continua a scendere (-2 decimi di punto rispetto a novembre 2012 e -6 decimi rispetto a dicembre 2011) e si attesta a dicembre al 56.4%, il valore più basso dal 2002, dato che colloca il nostro paese al terz’ultimo posto in Europa (peggio di noi fanno solo Spagna e Grecia). Il tasso di inattività, un fenomeno molto più diffuso nel nostro paese rispetto al resto dell’Europa, al cui interno si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati, si attesta al 36.4%. "E questo spiega - sottolineano Fammoni e Sorrentino - perchè nel nostro Paese abbiamo un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo". I disoccupatiformali sono 2 milioni 875 mila, i giovani di 15-24 anni che a dicembre cercavano un impiego sono 606 mila e il tasso di disoccupazione in quella fascia di età è pari al 36,6%, in calo di 2 decimi di punto rispetto a novembre ma in aumento di quasi 5 punti (+4.9) rispetto a dicembre 2011. Non va certo meglio se si considera la "qualità" del lavoro, tanto che secondo l’Istat, tra il 2008 e il 2012, il lavoro "tipico" ha perso più di un milione di unità; il lavoro temporaneo è in rapida ascesa dal 2010, nonostante il forte calo consistente registrato nel 2009, quando i precari furono i primi espulsi per effetto della crisi.
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