Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha condannato i tentativi delle gradi multinazionali e di alcuni Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, di boicottare “l’anno internazionale della Quinoa”, una pianta simile al grano e ricca di vitamine e proteine, iniziativa lanciata dalle Nazioni Unite per sconfiggere la fame nel mondo. Il presidente boliviano, durante un discorso pronunciato davanti all’Assemblea generale dell’Onu, ha “riconosciuto” gli sforzi delle Nazioni Unite “per lanciare l’Anno Internazionale della Quinoa 2013”, allo stesso tempo ha accusato le multinazionali di bloccare lo sviluppo dell’alimento più diffuso in Bolivia. “Il fast-food occidentale è un grave danno per l’umanità”. Le compagnie internazionali si sono opposte con grande forza all’annuncio dell’anno internazionale della quinoa, guidate dagli Stati Uniti”, ha denunciato Morales, in occasione della cerimonia organizzata mercoledì dall’Onu, aggiungendo:“Stanno cercando di fare in modo che l’anno della quinoa sia un fallimento. Le principali compagnie alimentari internazionali cercano di controllare la produzione di cibo e di dominare i mercati globali. Impongono le loro abitudini e il loro cibo. Cercano solo il profitto e tendono a standardizzare il cibo, producendolo su larghissima scala, con la stessa formula e gli stessi ingredienti che causano il cancro e altre malattie”. Le grandi potenze, ha spiegato il capo di Stato della Bolivia, “non sono interessati alla salute dell’umanità, ma solo ai loro profitti”, mentre i popoli andini “hanno varie proposte” per la sicurezza alimentare nel mondo e una di queste è appunto “la quinoa”, “madre di tutti i semi”, la cui coltivazione è stata a lungo proibita dai colonizzatori europei. “La Quinoa è stata screditata come cibo per gli andini” ha continuato Morales, oggi invece “si è scoperto il valore” di questo alimento che rappresenta un “cibo per le attuali e future generazioni” grazieai suoi effetti benefici sulla salute e al fatto che può essere coltivata anche in condizioni aride o gelide. Per questo, la Quinoa è percepita come una “minaccia” dalle multinazionali che negli anni hanno portato avanti una campagna di “cibo con scarso valore nutritivo”. È invece importante “riscoprire il buon cibo” per combattere “la fame” nel mondo, generata dal “capitalismo”. Morales ha infine ricordato che la Quinoa, che “richiede meno acqua per crescere”, è una valida alterativa per diminuire l’uso delle risorse idriche, che “genererà significative controversie future”. L’acqua, per la sua domanda in aumento, è il “nuovo petrolio”. “Dobbiamo chiederci se stiamo con gli alimenti biologici o con il cibo spazzatura che viene favorito dal consumismo occidentale e che provoca molti danni all’umanità”ha incalzato Morales. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon, ha definito la quinoa “versatile e deliziosa”, ma, come al solito, ha preso le distanze dalle accuseformulate dal presidente boliviano nei confronti delle multinazionali. A sua volta, il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, nel corso della cerimonia, ha confermato che la Quinoa può avere un “ruolo importante nell’eliminazione della fame, della malnutrizione e povertà”. In Kenya e in Mali la sua coltivazione sta mostrando alte rese, ha aggiunto il Direttore Generale della Fao, e studi preliminari della Fao mostrano che la Quinoa potrebbe essere coltivata anche sull’Himalaya, nelle pianure del nord dell’India, nel Sahel, nello Yemen ed in altre regioni aride del mondo. La coltivazione della quinoa rischia, se prende piede, di far saltare il giro d’affari delle grandi multinazionali, come la Nestlè, che per decenni hanno speculato sulla fame nel mondo, rendendo dipendenti interi popoli, come quelli africani, da barrette proteiche e altri cibi spazzatura. Morales nazionalizza la Sabsa Il gruppo spagnolo Abertis ha annunciato che chiederà un compenso di almeno90 milioni di dollari al governo boliviano per la nazionalizzazione della società Sabsa che gestisce i servizi negli aeroporti di La Paz, Santa Cruz e Cochabamba, annunciata martedì dal presidente Evo Morales. Lo ha annunciato a Madrid Francisco Reynes, amministratore delegato di Abertis, che insieme a Aena controllava Sabsa, la filiale boliviana che gestiva fino a martedì i tre aeroporti principali del Paese andino. Il presidente Morales ha giustificato la sua decisione sostenendo che il gruppo spagnolo non aveva rispettato i piani di investimenti annunciati che dovevano ammontare a 26,9 milioni di dollari, ma finora non raggiungono i 6 milioni. Inoltre ha denunciato i “compensi esorbitanti” che riceverebbero i suoi dirigenti. L’intervento su Sabsa segue di pochi mesi quelli che il governo ha disposto - per analoghe ragioni - nei confronti di Transportadora de Electricidad, filiale di Red Electrica, e di quattro filiali boliviane di Iberdrola. Manovre che hanno destato lapreoccupazione del governo spagnolo, che ha minacciato di “ripensare l’insieme delle relazioni bilaterali” con la Bolivia. Ma il governo di La Paz ha assicurato che il processo di nazionalizzazione non toccherà le imprese “buone” come la Repsol, che investono in Bolivia. “Ci sono imprese buone, naturalmente, come Respol”, con cui la Bolivia intrattiene “eccellenti relazioni” e cui “sono pienamente garantiti gli investimenti e gli utili”, ha detto Morales, in un’intervista concessa a Cnn espanol, spiegando che il suo governo interviene solo nel caso in cui le imprese “saccheggiano” la Bolivia.Francesca Dessì
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