Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito durante la sua visita ad Ankara il suo impegno a rilanciare con moderazione il processo di adesione della Turchia all’Unione europea, al momento ancora bloccato. Tuttavia, il capo del governo tedesco ha chiesto ad Ankara di togliere in cambio il suo blocco navale e aeroportuale nei confronti di Cipro. Una richiesta indubbiamente importante perché la Turchia e il suo premier Recep Tayyip Erdogan non hanno nessuna intenzione di cedere riguardo all’isola del Mediterraneo, che tuttavia rappresenta un membro effettivo dell’Unione europea e che subisce dal 1974 l’occupazione della parte settentrionale e la colonizzazione forzata dei turchi. Come annunciato sin dalle prime battute relative alla vigilia della visita, Merkel si è dichiarata, di fronte alla stampa, di essere pronta ad aprire un nuovo capitolo di discussione, anche se i dubbi da parte sua non mancano. “Noi vogliamo che questo processo vadaavanti”, ha osservato il capo del governo tedesco parlando alla fine dell’incontro con il primo ministro Erdogan. Ma il cancelliere ha ribadito che in qualsiasi caso i negoziati per un’adesione della Turchia “devono restare in pista”, anche se riguardo ad una piena integrazione nell’Ue continua a mantenere delle riserve. Così, la Merkel, al termine di un incontro ad Ankara con il premier turco Recep Tayyip Erdogan, al quale ha anche rivolto esplicite sollecitazioni sul fronte della libertà di stampa, che come al solito non è particolarmente diffusa. e dello stesso diritto alla professione religiosa, che dimostra di avere analoghi problemi. Il cancelliere ha confermato di mantenere pur sempre un certo scetticismo sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea, ma ritiene comunque necessario proseguire sul sentiero di una discussione aperta. Un’affermazione che serve in qualche modo a tener buoni gli elettori del suo partito che nel settembre prossimo dovranno votare per le elezionipolitiche tedesche. Per cui la Merkel cautamente ha osservato: “Davanti a noi c’è un percorso di lunghi negoziati. Seppure scettica, sono d’accordo nel proseguire il dialogo sull’adesione”, e poi continuando ha ribadito di essere invece pienamente a favore di una partnership privilegiata Ue-Ankara. Una linea in qualche modo simile a quella sostenuta da anni da parte di Berlino. Quindi nonostante vi sia una timida apertura da parte tedesca, il capo del governo tedesco mantiene pur sempre i suoi dubbi a riguardo. Del resto con l’idea di creare un grande mercato transatlantico con gli Stati Uniti come ribadito qualche giorno fa dagli stessi tecnocrati di Bruxelles e la crescita esponenziale sul piano economico della Turchia fino a sfiorare il 10 per cento annuale fanno gola a banche e multinazionali, e ai fautori dell’integrazione nell’Unione europea come i britannici che ritengono Ankara molto importante dal punto di vista strategico per i suoi forti legami con la Nato. Per Berlinocostituirebbe comunque un vero e proprio autogol, poiché la Turchia assumerebbe un maggior peso sul piano decisionale se dovesse aderire all’Ue, dotata come è di una popolazione in termini numerici più elevata rispetto a quella tedesca. È l’ennesima prova che lentamente nell’Ue i leader, anche quelli dei Paesi membri contrari all’ingresso della Turchia nel blocco dei Ventisette, stanno lentamente cambiando opinione a riguardo, come dimostrano le recenti dichiarazioni del capo dell’Eliseo François Hollande già avanzate durante la campagna per le presidenziali, a favore dell’apertura di nuovi capitoli negoziali con Ankara, affinché possa entrare nell’Unione europea qualora faccia proprie le richieste di Bruxelles riguardo a Cipro, i diritti umani, la libertà di stampa, il rispetto della nazionalità e del credo religioso. Tutti elementi questi che finora hanno bloccato il processo di avanzamento della Turchia verso l’adesione all’Unione europea, visto che Ankara mantiene e rafforza lasua linea islamista e neo-ottomana in politica interna ed estera, dimostrando in particolare una forte spinta nazionalista, ma non più di stampo laico come quella del fondatore della Repubblica Mustafa Kemal Atatürk. Una linea diversa legata all’islamismo e proiettata decisamente verso l’esterno nel tentativo di influire politicamente ed economicamente sul Vicino e Medio Oriente, non disdegnando naturalmente l’Asia Centrale.Andrea Perrone
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