La tentazione che percorre la Germania:isolarsi dal resto dell’Europa
 











L’Italia "in mano a polit-clown che possono fare a pezzi l’euro o costringere il Paese a uscirne", come scrive stamane la Bild; la Francia in preda a una grave crisi di declino senza precedenti nella sua storia, tra declassamento della sua industria, calo delle sue eccellenze, recessione, tensioni sociali e debito pubblico in volo oltre il 90 per cento del pil. Non è finita: la Grecia che secondo la Trojka sta ricominciando a ignorare gli impegni di tagli presi con i creditori, la Spagna in preda a recessione, disoccupazione giovanile come condizione normale dei giovani e corruzione. E persino l’Olanda colpita da una seria crisi bancaria con un istituto di fatto esautorato.
Ecco come appare l’Eurozona, o almeno quasi tutta, vista da Berlino o comunque con gli occhi dell’establishment tedesco. Una prospettiva che, temono qui fonti diplomatiche, può inevitabilmente rafforzare tendenze tedesche all’isolazionismo. Non a caso Anton Boerner, leaderdell’associazione degli esportatori tedeschi, in un articolo sulla Frankfurter Allgemeine chiede alla Germania e al resto della Ue di porre Roma davanti a un drastico aut aut: niente più aiuti se non realizzerà riforme tagli e consolidamento. E Boerner nel suo testo allude chiaramente anche a scenari di possibile abbandono dell’euro da parte del nostro Paese, per scelta o per forza.
E un segnale corretto ma al fondo inquietante è venuto ieri in tarda sera dalle dichiarazioni del ministro delle Finanze federale Wolfgang Schaeuble
(uomo-chiave del governo sull’Europa) alla tv pubblica: "L’Italia è una democrazia, sceglierà secondo le regole della democrazia come Paese indipendente". Cioè in sostanza rispetto delle scelte di maggioranza a Roma, e non più rinnovo del monito sulla necessità che gli italiani continuino con tagli, sacrifici e riforme. Sottinteso: se Bersani e Grillo sceglieranno strade diverse se ne assumano poi le responsabilità.
Farsi fortezza dello splendidoisolamento e insieme economia globalizzata che sa far da sé sulla scena mondiale per sopravvivere, andare avanti con alleati vecchi o nuovi (Finlandia, Austria, Polonia e resto del Mitteleuropa) ma comunque pochi e buoni. Puntare sempre di più sui rapporti economici, tecnologici e politici con questi paesi (Helsinki, Varsavia, Praga, Vienna, Bratislava, Budapest, e in prospettiva Ankara) e sull’ottimo andamento di commercio e relazioni economiche con le Americhe, la Russia autoritaria ma in espansione di Putin, l’Estremo Oriente, l’India, il Brasile, il resto dei paesi Brics. Pian piano, una strategia di questo genere sta emergendo nelle stanze dei think tank dell’establishment tedesco. Per sopravvivere a crisi e minacce ormai sempre più insidiose e viste come temibili, e provenienti soprattutto da paesi fondatori dell’Europa come Italia e Francia.
I dati delle crisi italiana e francese (appunto recessione, deindustrializzazione, spread in crescita) contrastano anche con i datidiffusi oggi sull’economia tedesca: crescita piccola ma garantita, almeno 0,3%, indice di fiducia dei consumatori aumentato al 5,9 per cento, disoccupazione ai minimi storici. E in grandi aziende-simbolo dell’export di eccellenze come la Audi introduzione di turni straordinari per rincorrere il volo della domanda di auto premium made in Germany da parte degli Usa di Obama. Dati positivi in contrasto con l’ulteriore deterioramento d’immagine dell’Italia dopo il voto: la Frankfurter stamane parla con disprezzo di "Grillocrazia", e persino il liberalprogressista Der Tagesspiegel di Berlino definisce l’Italia "ormai un pericolo per l’Europa".
Secondo Anton Boerner, presidente del Bga, come scrivevamo all’inizio, l’associazione tedesca per il commercio estero, senza la certezza di riforme consolidamento e rilancio economico l’Italia rischia l’uscita dall’euro. Che sarebbe un tale colpo per l’economia tedesca da suggerire di prepararsi da soli a "un’Eurozona modificata" come scenario.Anche l’ipotesi di nuovi interventi della Bce è vista con scetticismo. Quello che agli occhi della Germania appare un disorientamento e un ritorno ai tatticismi, a Roma ma al fondo anche a Parigi per non parlare di Madrid e Atene risveglia timori e voglie di blindarsi della prima potenza europea, e di chi si sente determinato e capace a seguirla. Andrea Tarquini-repubblica









   
 



 
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