Che Londra non abbia una particolare affezione per le norme imposte dalla sua appartenenza all’Unione europea è un dato risaputo. Nel 2012 appena trascorso sono state frequenti le discussioni interne sul ruolo della Gran Bretagna nell’Unione e non a caso, inseguendo il voto euroscettico in vista delle elezioni del 2015, il premier conservatore David Cameron ha promesso che indirà un referendum sull’uscita dall’Ue se verrà riconfermato primo ministro tra due anni. Domenica è stato fatto un passo ulteriore nella sollecitazione degli istinti antieuropei dell’elettorato conservatore: il segretario alla Giustizia Chris Grayling ha affermato che il Partito conservatore sarebbe intenzionato ad abolire il Human Rights Act - la legge sui diritti umani voluta dai Laburisti che accoglie le indicazioni della Convenzione europea sui diritti umani - in caso di vittoria alle prossime elezioni. I ministri Conservatori erano stati più volte sollecitati dai propriparlamentari a smettere di parlare e “fare qualcosa” riguardo la legge sui diritti umani. E la mossa, inoltre, arriva dopo l’imbarazzante sconfitta nel recente voto in Eastleigh nel quale i Tories si sono piazzati al terzo posto dietro l’UK Independence Party di Nigel Farage. David Cameron aveva evitato di dare un peso eccessivo alla disfatta elettorale locale, tuttavia le dichiarazioni di Chris Grayling hanno tutta l’aria di un appello agli elettori che hanno abbandonato i conservatori per l’Uki. Per risollevare il morale dopo la sconfitta in Eastleigh, Grayling ha quindi lanciato il sasso nello stagno, affermando che sarebbe “inconcepibile” che il prossimo manifesto elettorale dei Tories non prevedesse alcun impegno per “rottamare” la legge sui diritti umani voluta dai Labour in caso di una vittoria che consegnasse ai conservatori una maggioranza assoluta. Grayling non ha proposto un completo ritiro dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, i cui principi sono accoltinell’Human Rights Act sancito nel diritto britannico, ha però affermato che vorrebbe un ruolo “drasticamente ridotto” per la Corte di Strasburgo. “Non riesco a immaginare una situazione in cui potremmo proporre una seria riforma sui diritti del Lavoro senza intaccare la legge sui diritti umani”, ha detto Grayling al Telegraph domenica. “Non possiamo andare avanti con una situazione in cui le persone che sono una minaccia per la nostra sicurezza nazionale, o che vengono in Gran Bretagna per commettere crimini gravi, possono citare i loro diritti umani quando sono chiaramente e completamente indifferenti ai diritti umani degli altri. Abbiamo bisogno di un ruolo drasticamente ridotto per la Corte europea dei diritti dell’uomo nel Regno Unito”, ha dichiarato il segretario britannico alla Giustizia. Sulla questione si è di fatto espresso lo stesso premier Cameron in un articolo pubblicato domenica, sempre sul Telegraph, nel quale ha affermato di avere pienamente compreso le preoccupazionidegli elettori che aspettano con impazienza il cambiamento dopo quelli che ha definito “anni di declino” sotto il precedente governo laburista. “So chi sono queste persone. Sono persone che sentono che la Gran Bretagna, questo grande Paese che amiamo, è peggiorato per anni sotto i Labour e il problema non viene risolto abbastanza in fretta dal governo che io guido”, ha scritto. Poi ha blandito gli elettori più a destra: “Se sono preoccupati per il welfare, vengono accusati di non curarsene. Se sono preoccupati per l’immigrazione fuori controllo, vengono definiti razzisti. Se parlano di voler vedere la Gran Bretagna di nuovo grande, li accusano di nostalgismo. Queste persone - laboriose, dignitose, patriottiche - sono coloro che hanno sempre fatto parte del partito conservatore”. E ancora: “Non si tratta di essere di sinistra o di destra, si tratta di stare dove sta il popolo britannico. E sulle posizioni sulle quali giustamente sono i cittadini britannici, temi cari anche al partitoconservatore”. I laburisti accusano Cameron di voler sfondare alla destra dei Tories usando la legge sui diritti umani. “Si tratta della chiara risposta di David Cameron al suo disastroso risultato in Eastleigh, è un grande scossone a destra”, ha detto un portavoce laburista, aggiungendo che “è un primo ministro debole che sta cedendo alle richieste dei deputati espressione della destra del suo partito”. La mossa sarà certo ben accolta dai deputati conservatori più euroscettici frustrati da una serie di sentenze emesse dal Tribunale per i diritti umani con sede a Strasburgo, tra cui il blocco della deportazione dell’islamista radicale Abu Qatada e quella sul diritto di voto per i detenuti. Alcuni personaggi conservatori di spicco - tra cui il ministro degli Interni Theresa May -vorrebbero addirittura la totale uscita dalla Convenzione europea sui diritti umani giudicando evidentemente poco incisivo anche il “drastico” ridimensionamento proposto da Grayling. Anche perché, inrealtà, cancellare il Human Right Act ma restare nel CEDU, significherebbe che i criminali stranieri potrebbero comunque fare appello alla Corte di Strasburgo. Si tratterebbe di un passo molto grave, che avrebbe sicuramente ripercussioni anche sui diritti dei militanti repubblicani nordirlandesi e sulle condizioni, già disagiate, dei prigionieri repubblicani detenuti nelle carceri del Nordirlanda. In ogni caso ancora non c’è un accordo per includere l’impegno a uscire dalla CEDU nel prossimo manifesto conservatore, gli osservatori affermano infatti che un passo così drastico potrebbe dividere il partito.Alessia Lai - da Londra -
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