Manning, la voce del sepolto vivo
 











Qualcuno ce l’ha fatta. Non si sa chi, ma qualcuno è riuscito a bucare la segretezza del processo più blindato del mondo: quello a Bradley Manning, il giovane soldato che due settimane fa ha ufficialmente ammesso di aver passato i documenti più esplosivi a WikiLeaks: dal video ’Collateral murder’, in cui si vedeva un elicottero americano Apache sparare su civili innocenti a Baghdad, ai file sulla guerra in Iraq, in Afghanistan e su Guantanamo, fino ai cablo della diplomazia Usa.
L’organizzazione americana "Freedom of the Press Foundation", che aiuta WikiLeaks a bypassare il blocco economico delle carte di credito, raccogliendo donazioni per WikiLeaks, ha appena pubblicato sul proprio sito il file audio delle dichiarazioni di Bradley Manning davanti al giudice, durante l’udienza preliminare del 28 febbraio scorso.
Questo file, permette per la prima volta in assoluto di ascoltare dal vivo la voce di Bradley Manning, che spiega di aver agito perragioni di coscienza. Ha ammesso di aver passato i documenti a WikiLeaks senza aver ricevuto alcuna pressione da parte dell’organizzazione di Assange. «Credevo che se l’opinione pubblica, soprattutto quella americana, avesse accesso alle informazioni, questo avrebbe potuto innescare un dibattito sul ruolo del nostro esercito e, in generale, della nostra politica estera», ha detto in aula.
Il file pubblicato dalla Freedom of the Press Foundation rappresenta uno scoop notevole per l’organizzazione che, a quanto pare è riuscita a bucare la segretezza che avvolge il processo a Manning, segretezza che rende a dir poco difficile capire cosa ha in mano il Pentagono contro Bradley Manning e contro WikiLeaks. Durante le udienze non è permesso né registrare né filmare, né scrivere al computer: i giornalisti presenti possono solo trascrivere quanto sentono in aula.
Secondo alcuni osservatori citati dal ’Guardian’, la riservatezza in cui si stanno svolgendo le udienze preliminari a Manning èancora peggiore di quella che vige nei processi a Guantanamo contro i membri di al-Qaeda, dove la stampa e i familiari delle vittime dell’11 settembre possono seguire le udienze solo dietro un vetro e l’audio subisce un ritardo di 40 secondi che permette ai militari di censurare tutte le frasi in cui si citano informazioni riservate.
Le indagini su Manning e le udienze preliminari hanno prodotto un diluvio di documenti: decine di migliaia di file, completamente inaccessibili alla difesa di WikiLeaks, ai giornali e all’opinione pubblica, perché il Pentagono si rifiuta di rilasciare perfino gli atti che vengono letti in aula, con la stampa presente, come queste dichiarazioni in aula di Bradley Manning. Stefania Maurizi-l’espresso









   
 



 
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